Andrea Galli, Corriere della Sera 26/04/2011, 26 aprile 2011
IL LAGO CHE STA SPARENDO NELLA SVIZZERA SENZA PIOGGIA —
IL LAGO CHE STA SPARENDO NELLA SVIZZERA SENZA PIOGGIA — Eccolo, il fronte. Non scappa. Si annuncia subito. Alle frontiere. Terre bruciacchiate nella discesa dal Gran San Bernardo. Nei prati idranti spenti. Più giù, da Chamonix verso Martigny, un torrentello balla sulla linea franco svizzera senza passerelle; a Vallorcine, vicino a una segheria chiusa per ferie, due uomini rimuovono le assi di collegamento. Nudo l’alveo, asciutte le rocce, le passerelle non servono. Si cammina facile. Volendo, si corre. «Vede? Non c’è acqua» . Non c’è nemmeno dove dipende dall’uomo. A esempio nel lago artificiale di Gruyère. Perde sette centimetri al giorno. Una decina di bacini principali, centinaia di minori. E la Svizzera è in secca. Il lago di Gruyère, nel cantone di Friburgo, pare una pozzanghera. Duemila abitanti, nel villaggio di Broc, sulla sponda meridionale. Tutti impegnati per i turisti. Alberghi, campi per ogni sport, navette, sale da the. Arriveranno, i turisti? Le acque si ritirano, eppure ancora si resiste. Altrove — Zurigo, Davos, Berna— le statistiche continuano ad arretrare. Dal settore idrologico del Bafu, l’ufficio per l’ambiente della Confederazione, fanno sapere che nell’ultimo secolo soltanto tre altre volte erano stati toccati questi livelli di siccità. Dicono anche che le previsioni non portano temporali per le prossime settimane. Non è dato sapere fino a quando alla popolazione, già bombardata di avvisi e moniti e Sos (massima attenzione nei boschi, alto il pericolo di incendi), verrà ufficialmente comunicato il rischio di rallentamenti, se non di blocchi, delle centrali idroelettriche. «Destinazione?» aveva domandato sul confine francese il poliziotto della dogana. Due denti in bocca. Insisteva. «Destinazione?» . Cerchiamo l’acqua, gli avevamo risposto. Aveva sorriso. La cercano anche i suoi. Ultimi dispacci dall’Europa assetata: soffrono Germania, Inghilterra. Belgio e Olanda. L’Olanda: rassegne pasquali annullate nel Nord, per paura di roghi. E la Francia. Ah, la Francia: problemi seri nell’irrigazione dei campi. Già nel Duemila, si legge in un dossier dell’Agenzia europea dell’Ambiente, l’Europa avrebbe dovuto orientarsi verso la «messa in atto di piani di gestione di bacini idrografici» . Niente. Fatto nulla. La Ue aveva già calcolato una spesa negli ultimi trent’anni per la siccità di «cento miliardi di euro» . E noi? A Legambiente sono di poche parole. Quelle che servono: «Prendiamo Milano. Quest’anno, a oggi, le precipitazioni sono inferiori di oltre il 40%rispetto allo stesso periodo del 2010» . Insomma, prepariamoci. Voi, invece, eravate pronti? La zona del lago di Gruyère è famosa anche per il formaggio. «Sì, il formaggio... Ma certo senza lago facciamo una figuraccia» dice Laurent Weizen. Ha 71 anni. Racconta d’aver vissuto in mezza Europa. Emigrante, pendolare. Germania, Austria, Parigi, Besançon. Qualche fabbrica. Due negozi. Biciclette e articoli per la scuola. Si professa uomo d’acqua. In questo senso: «I laghi ci servono per l’energia. Per muovere la nazione. Io, mi creda, non so nuotare. E senza acqua sono perso» . I bacini ai piedi del Giura (i laghi di Neuchâtel, Morat e Bienne), comunica una nota del Bafu, «registrano livelli d’acqua ben inferiori alla media mensile rivelata negli anni » . Il livello dei laghi di Costanza, Zugo e Walen «è più basso del solito in questa stagione» . Nei boschi «è possibile che i germogli secchino più rapidamente e che gli alberi giovani cadano con maggior frequenza» . In località di pianura la siccità «ha ridotto le zone di produzione di anfibi quali la rana rossa e il rospo comune» . Nei ruscelli muoiono i pesci, «la temperatura delle acque aumenta e viene meno l’ossigeno» . Sulla route de La Froclax, amata da corridori e motociclisti, all’ennesimo tornante si apre la vista su Martigny e la vallata. Scendete e proseguite dritti. Incontrerete Broc, il lago di Gruyère, e in fondo il fondale. Piatto, su certe rive. Sporco. Si notano due taniche per la benzina, un flacone d’olio, una bottiglia di vino dall’etichetta fradicia e illeggibile, uno specchietto forse di un’automobile, i resti d’una tuta da sci, e un po’ di barchette. Attraccate, ormeggiate. Parcheggiate.
Andrea Galli