Giovanna Gabrieli, il Fatto Quotidiano di martedì 26/4/2011, 26 aprile 2011
IL FATTO DI IERI
26 aprile 1937
“La prima strage degli innocenti del nostro tempo” scrisse il Times, il giorno dopo l’eccidio di Guernica, la città santa dei Baschi rasa al suolo il 26 aprile 1937 dagli stormi di aerei tedeschi della Legione Condor. Tre ore e mezzo di bombardamenti a ondate, 2000 persone falciate, uomini e donne che nel lunedì di mercato si affollavano nella piazza portando bestiame, olio vino. Un macabro test dell’aviazione nazista, come rivelerà poi lo stesso Goering, per “sperimentare la nuova tattica delle bombe a tappeto”. Guernica e l’orrore puro. Come lo vedrà, coi suoi chiaroscuri spettrali, Picasso, nella sua tela orizzontale infinita, una risposta alla viltà della strage, un “quadro deformato, schiantato, esploso”. Il cubismo esasperato al servizio della memoria, geometrie e simmetrie che si incrociano e si dilatano in una luminosità afona, dando vita a squarci disperati. Una donna urlante col figlio morto tra le braccia, il cavallo impazzito che nitrisce di dolore, il cadavere smembrato di un guerriero con la spada spezzata nella mano, bocche spalancate che gridano al cielo, l’immagine totemica del toro illuminato da un bagliore lunare. Scene di un’apocalisse. Il conato di dolore di Picasso per Guernica.