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 2011  aprile 26 Martedì calendario

DALLA MAFIA ALLA FEDE: LA CONVERSIONE DI OKU

La vicenda di Takayuki Oku sarebbe già straordinaria in sé, ma il suo passaggio alla fede cattolica che si è concretiz­zeto con il battesimo la vigilia di Pasqua la rende unica.
Perché Oku, 36enne padre di ot­to figli, è all’opposto dello stereo­tipo del convertito, che al batte­simo arriva sovente dopo un per­corso spirituale – spesso anche di travaglio interiore –, ma che la­scia pressoché intatte le appa­renze di una vita condotta su bi­nari rodati, senza scossoni. A lun­go Oku è stato membro di un clan della Yakuza, la mafia giappone­se e dalla Yakuza è uscito con dif­ficoltà e correndo gra­vi rischi. Rischi condi­visi con la moglie Yuka, conosciuta da giova­nissimo, durante un primo tentativo di ab­bandonare l’organizzazione.
All’epoca Oku aveva solo 17 anni e poche prospettive davanti, il ri­torno alla malavita fu un fatto quasi normale. Un vita dura, ai margini, ma alla fine rispettata, in un Paese dove le cosche hanno organigrammi e indirizzi noti, at­tività conosciute e alla fine anche ruoli di controllo del territorio e delle attività illegali con poca in­fluenza, apparentemente, sulla vita del giapponese medio. Al­l’interno delle cosche, però, le re­gole sono spietate e spietata­mente applicate. Così un giorno Oku si trova a difendere un ami­co da un membro della sua stes­sa banda. La punizione è dura e quando alla fine il giovane torna a casa imbrattato di sangue, com­prende l’impossibilità di prose­guire con quella vita. Il giorno do­po, si reca dalla polizia per auto­denunciarsi e quella – una prati­ca formale con poche conse­guenze, se non in presenza di gra­vi violazioni della legge accertate – è la prima tappa per la sua «li­berazione ». Secondo paletto, la morte della madre, quattro anni fa. Pochi me­si prima, durante un litigio furi­bondo, Oku le aveva augurato di morire. Non sapeva che fosse am­malata di cancro e quando la sua situazione gli fu chiara, si ritrovò con un ulteriore, pesantissimo senso di colpa. Queste esperien­ze, insieme alla solitudine del pas­sato, lo hanno spinto ad avvici­narsi alla Chiesa cattolica: un luo­go per lui «differente», perché qui – dice – può incontrare chiunque e parlare con tutti. Come raccon­ta all’agenzia Uca News, fu il pa­drino, un cattolico, a indirizzarlo un giorno verso la parrocchia cat­tolica della città di Yamagata, do­ve la famiglia risiede e che è tra le zone ora terremotate. Qui fu col­pito dall’omelia del sacerdote, pa­dre Kenji Honma. L’omelia – dice Oku – aveva al centro l’idea che «indipendentemente da come i fi­gli si confrontano con i genitori, questi sono sempre pronti a per­donarli ». Per lui una vera conver­sione del cuore. «Mia madre è og­gi la principale ragione della mia conversione, anche se certamen­te una parte l’ha la mia esperien­za con la Yakuza che non posso nemmeno esprimere. Credo an­che ci sia qualcosa di quello che voi chiamate redenzione».
Takayuki e Yuka hanno tre figli maschi e cinque femmine, in età compresa tra 1 e 16 anni. E non solo lui ha deciso di farsi battez­zare: l’intera famiglia ha ricevuto il sacramento durante la Messa della vigilia di Pasqua, nella chie­sa di Yamagata. Ad aprire il per­corso di conversione è stato pro­prio il capofamiglia. Inizialmen­te la moglie ha svolto la sola fun­zione di accompagnarlo in auto, ma alla fine ha deciso di condivi­derne l’esperienza di conversio­ne. «Mio marito è sempre stato poco paziente, ma l’ho visto cam­biare da quando ha iniziato a fre­quentare la chiesa. Oltre a questo – dice Yuka – i parrocchiani han­no trattato con estrema gentilez­za i nostri figli e lentamente an­ch’essi hanno finito per trovarsi pienamente a proprio agio du­rante le celebrazioni. In questo modo – ricorda Yuka – quando mio marito mi ha chiesto se rite­nessi possibile battezzarci tutti in­sieme, ho cominciato a pensarci seriamente».
Così tutta la famiglia è arrivata al battesimo. Un percorso non sem­plice, ma influenzato dalla doppia catastrofe che ha colpito il Giap­pone l’11 marzo. «Dovremmo es­sere nel periodo di formazione – diceva qualche giorno fa Takayuki Oku – ma per il razionamento del carburante dovuto alla crisi in corso, ci è difficile anche fre­quentare la chiesa. Per questo ab­biamo aspettato con ancora mag­giore intensità il giorno del nostro battesimo. Alla fine è arrivato, e non lo dimenticheremo».