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 2011  aprile 23 Sabato calendario

SBORNIE, RISSE E MINACCE. C’ERANO UNA VOLTA I GENTILUOMINI DEL RUGBY —

L’involuzione della specie iniziò dopo il 1995, quando il rugby diventò sport professionistico, esattamente come tutti gli altri. E non è un caso se David Kirk e Nick Farr-Jones, i capitani delle prime due nazionali campioni del mondo (Nuova Zelanda ’ 87 e Australia ’ 91), sono oggi due affermati avvocati che dirigono gli studi legali di due multinazionali del Pacifico mentre quelli successivi sono allenatori o commentatori tv con l’eccezione di François Pienaar, che guidò al titolo il Sudafrica nel ’ 95, il Mondiale di Nelson Mandela, e da allora fa l’ambasciatore senza nomina della nazione arcobaleno. Non ci sono più, insomma, i rugbisti di una volta. O comunque ce ne sono sempre meno. E se questa è la logica conseguenza del professionismo, molto meno logica è la deriva dell’ultimo paio d’anni, per non parlare dell’ultimo mese. I fatti. Delon Armitage, estremo dei London Irish e della nazionale inglese, ha rifiutato un controllo antidoping con le seguenti modalità: valanga di insulti all’addetto al prelievo (15 parolacce in 2 minuti secondo i cronisti britannici), spintoni e minacce. Sospeso per 8 settimane, ha avuto la faccia tosta di fare ricorso (immediatamente respinto). Ben Foden, estremo del Northampton che ha preso il posto di Armitage in nazionale, ha passato una notte in prigione per aver pesantemente maltratto un tassista. Gavin Henson, il talentone gallese seguito ormai più dai giornalisti di gossip che da quelli sportivi, ha perso due posti di lavoro uno dietro l’altro. Prima lo hanno cacciato i Saracens quando si accorsero, nello spogliatoio, che Henson non sapeva nemmeno contro chi avrebbero giocato pochi minuti più tardi. Poi il Tolone dove, appena arrivato, ha subito scatenato una bella rissa (vecchio vizio) con i compagni di squadra. L’ultima prodezza (risale a lunedì) riguarda due giocatori dei Wasps, il pilone inglese Tim Payne e il terza linea gallese Andy Powell, sospesi in attesa della fine di un’inchiesta (del club e della polizia) dopo una clamorosa rissa al Shepherd’s Bush Pub. I due erano, ovviamente, completamente ubriachi e Powell è pure recidivo. Nel febbraio di un anno, fa festeggiò la vittoria del Galles sulla Scozia con la solita sbronza. Poi, non contento, rubò una delle golf cart dell’albergo e venne arrestato alle 6 del mattino sull’autostrada M4, direzione Londra. Ma non si tratta solo di risse, minacce e sbornie colossali. Nel giugno 2008, tre giocatori della nazionale inglese in tournée in Nuova Zelanda vennero denunciati per stupro. Inchiesta della polizia e omertà totale dei compagni, che rifiutarono di rispondere agli agenti neozelandesi. Nella primavera del 2009 ci fu lo scandalo degli Harlequins, col medico che riforniva i giocatori di sacchetti di sangue da utilizzare qualora fosse necessaria una sostituzione, appunto, per sangue (che permette al giocatore di rientrare). Una storia, quella degli Harlequins, che convinse gli inglesi a scrivere che il rugby non sarebbe mai più stato come prima e a cambiare la celebre definizione di «sport per teppisti giocato da gentiluomini» in «sport per teppisti giocato da teppisti» . La situazione, insomma, è quella che è, e la Rugby Football Union, la federazione inglese, ammette il problema. «Certo che siamo preoccupati — spiega il presidente Martyn Thomas—. L’incidente degli Harlequins ci fece capire che il livello dei comportamenti stava precipitando. Per questo abbiamo avviato una campagna per ristabilire il senso di disciplina e di decoro. Temo, però, che ci saranno sempre incidenti isolati. Il rugby è diventato un lavoro, si è aperto alla classe media. Non credo che quello che succede sia colpa del rugby, semmai della nostra società» .
Domenico Calcagno