Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 23/04/2011, 23 aprile 2011
LE ELEZIONI NEGLI STATI UNITI QUANTO COSTANO I VOTI
Per quale motivo le campagne presidenziali americane hanno un costo così alto? Si parla di circa un miliardo di dollari per la ricandidatura di Obama. Si possono ancora chiamare elezioni democratiche? Quelli che metteranno molti dollari vorranno una contropartita. Io credo che le elezioni democratiche nel vero senso della parola non esistano in nessuna parte della terra.
Dora Princigalli
princigallidora@yahoo. it
Cara Signora, le darò anzitutto qualche dato sul costo delle ultime elezioni federali americane confrontato con quello di altri Paesi. Le elezioni del 2008 (congresso e presidente) sono costate circa 5,8 miliardi di dollari, la somma più elevata nella storia degli Stati Uniti. Poiché il prodotto interno lordo americano era nel 2008 di circa 14.000 miliardi di dollari (anche questo il più alto della storia), le elezioni del 2008 sono costate lo 0,04%del Pil. In Canada, invece, le elezioni dello stesso anno hanno registrato una spesa pari a 300 milioni di dollari canadesi, vale a dire lo 0,02%del Pil, la metà quindi, in proporzione, della spesa americana. In Gran Bretagna invece le elezioni del 2005 sono costate 112 milioni di sterline, una percentuale pari alla 0,009 del Pil, un quinto, in proporzione, della spesa americana. Per limitare il costo delle campagne elettorali sono stati fatti numerosi tentativi, anche recentemente, con leggi proposte soprattutto dal partito democratico. Ma queste iniziative si sono spesso scontrate con l’opposizione del partito repubblicano e in qualche caso della Corte suprema. Nel 2010, ad esempio, la Corte ha dichiarato anticostituzionale una legge di vent’anni prima che proibiva alle aziende e ai sindacati di promuovere direttamente le loro campagne per un candidato con denaro tratto dalla loro tesoreria. I conservatori liberali degli Stati Uniti ritengono che i troppi limiti imposti alla spesa incidano sulla libertà della competizione. In altre parole vi sarebbe un libero mercato della politica in cui i poteri pubblici dovrebbero intervenire il meno possibile. Lei si chiede, cara signora, se tutto questo denaro comporti, per chi lo accetta, un debito politico verso il donatore. Vi sono casi in cui la somma è offerta per ragioni ideali, ma il suo sospetto è certamente legittimo. Coloro che finanziano una campagna presidenziale — aziende o persone— hanno diritto alla gratitudine del beneficiato. Alcuni ambasciatori degli Stati Uniti devono la carica alla liberalità dei loro finanziamenti. Barack Obama, tuttavia, ha cercato di limitare i debiti facendo un eccellente uso della posta elettronica e dei network sociali. Sommando i piccoli contributi è riuscito a raccogliere una somma più importante di quella del suo concorrente. E così farà verosimilmente anche per la prossima campagna.
Sergio Romano