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 2011  aprile 23 Sabato calendario

La lotta dei Sem Terra - Che succede della Riforma agraria in Brasile? È la domanda che il movimento rurale internazionale Via Campesina rivolge al governo di Brasilia in occasione della «Giornata internazionale di lotta contadina», celebrata il 17 aprile - la data ha un motivo: è l’anniversario del massacro avvenuto nel 1996 a Carajas, nello stato nord-orientale brasiliano di Parà, in piena Amazzonia, dove 19 contadini senza terra furono assassinati e 69 feriti

La lotta dei Sem Terra - Che succede della Riforma agraria in Brasile? È la domanda che il movimento rurale internazionale Via Campesina rivolge al governo di Brasilia in occasione della «Giornata internazionale di lotta contadina», celebrata il 17 aprile - la data ha un motivo: è l’anniversario del massacro avvenuto nel 1996 a Carajas, nello stato nord-orientale brasiliano di Parà, in piena Amazzonia, dove 19 contadini senza terra furono assassinati e 69 feriti. Quel massacro (per cui finora nessuno è stato punito) ha portato a notorietà internazionale il Movimento dei Sem Terra (i contadini senza terra), uno dei principali movimenti sociali rurali della Via campesina. Che quest’anno hanno deciso di celebrare l’anniversario con lo slogan «Sotterriamo il sistema alimentare industriale. L’agricoltura contadina può alimentare il mondo». In una lettera fatta avere alla presidente del Brasile, Dilma Rousseff, il gruppo italiano di sostegno al movimento dei Sem Terra elenca gli obietivi di questa campagna. Dice che i movimenti sociali rurali intendono rimettere al centro dell’agenda politica un progetto di riforma agraria, vista come processo di democratizzazione della proprietà della terra, maggior accesso alla terra da parte dei lavoratori e diminuzione delle grandi proprietà. «I senza terra chiedono in particolare un piano d’emergenza per le 100.000 famiglie accampate, alcune da più di cinque anni», un progetto di insediamenti aree espropriate da oggi al 2014; un programma di investimenti pubblici, per realizzare abitazioni rurali, presidi sanitari, scuole - e poi agroindustrie, le sole che possono garantire agli agricoltori un reddito decoroso e ai loro figli posti di lavoro, e una linea di credito speciale per le famiglie insediate. Intanto, i Sem Terra e altri movimenti sociali rurali sollevano il problema dell’uso massiccio di pesticidi in agricoltura. Denunciano che ogni brasiliano oggi consuma in media 5,2 kg di veleni agricoli all’anno - il Brasile dal 2009 è il maggior consumatore di pesticidi del mondo. «I pesticidi sono usati in modo massiccio con l’irrigazione aerea, tra l’altro per le monoculture di prodotti da cui si ricavano agrocombustibili, e vanno ad avvelenare anche i campi dei piccoli contadini, contaminano la produzione di alimenti, l’acqua e l’ambiente nel suo complesso, con gravi problemi di salute», sottolinea la lettera. Secondo i Sem Terra c’è bisogno di un nuovo modello di produzione agricola, diverso da quello dell’agrobusiness fondato su latifondo, lo sfruttamento del lavoro, l’espulsione delle famiglie dalle campagne e l’uso spropositato di pesticidi. «Vogliamo il divieto all’uso dei veleni, e la piccola proprietà e la riforma agraria al posto dei latifondi», dicono i senza terra. Altra battaglia aperta: impedire che venga approvata una modifica del Codice Forestale che dimezzerebbe le aree protette sui margini dei fiumi, dispensa dalla riserva legale le piccole e medie proprietà, consolida il disboscamento illegale. I Sem terra si battono invece per l’obiettivo «disboscamento zero». Si oppongono alla realizzazione di grandi opere come la centrale idroelettrica di Belo Monte, che non rispettano gli ecosistemi e i diritti delle popolazioni indigene lungo il fiume Xingu. Denunciano la «costante criminalizzazione dei movimenti sociali brasiliani» attuata spesso dai poteri pubblici - in particolare di quei movimenti popolari che si oppongono agli interessi delle multinazionali e ai progetti di costruzione di grandi opere.