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 2011  aprile 22 Venerdì calendario

«Obama non è americano» Un altro libro-inchiesta può inguaiare il presidente - Il problema è sempre lì, quel 4 agosto del 1961

«Obama non è americano» Un altro libro-inchiesta può inguaiare il presidente - Il problema è sempre lì, quel 4 agosto del 1961. Più che il giorno, però, è il luogo: Honolulu, Hawaii, dice il certificato di nascita di Oba­ma. Ma per i suoi avversari è falso. Una montatura, un banale trucco al photoshop, un ritocchino come quelli delle starlette da copertina: solo che anziché le labbra, il presi­dente si sarebbe fatto cambiare il documento che attesta la sua citta­dinanza americana. Ora la que­stione è vecchia, è il tarlo di molti repubblicani fin dalle elezioni del 2008, ma adesso, di nuovo, c’è un libro che starebbe già sbancando Amazon con le prenotazioni, un mese prima della pubblicazione. L’autore è Jerome Corsi, il titolo è una domanda: Where’s the birth certificate? , cioè «dov’è il certifica­to di nascita? »; sottotitolo, «il moti­vo per cui Barack Obama non è eleggibile a presidente». Peccato che sia stato già eletto, e la Corte suprema abbia respinto più di una causa a questo proposi­to, ma i birthers, cioè i sostenitori della non americanità di Obama, non si arrendono, visto che oltre­tutto avrebbero trovato un sosteni­tore danaroso come Donald Trump, sulla cui discesa in campo per i repubblicani molto si parla, anche perché i sondaggi lo danno in ascesa. È stato Trump, poco tempo fa, a rilanciare i dubbi sul­l’argomento. Ed ecco che spunta il libro di Corsi, con il sito Drudgere­port ( molto anti-Barack) che rive­la: «È davvero devastante, Obama potrebbe scoprire cose di sé che nemmeno lui conosceva prima». Le polemiche in questo caso non solo sono prevedibili, ma au­spicabili per le vendite. Comun­q­ue Corsi manda avanti il suo cur­riculum (in passato con un libro falciò le ambizioni presidenziali di John Kerry) e spiega di avere spulciato la questione per tre anni prima di dare alle stampe l’inchie­sta. Che spiegherebbe nel detta­glio perché Obama non è eleggibi­le: per esempio, avrebbe speso mi­lioni di dollari in spese legali per evitare di fornire un certificato completo. La questione insomma è sempre quella, ma il pubblico americano ancora si divide, visto che fra i commenti su Amazon si oscilla fra l’indignazione («come fa questa sciocchezza razzista ad essere un bestseller?»), il sostegno («è nato in Kenya») e la diploma­zia ( «se l’autore ha delle prove,per­ché non dovrebbe pubblicarlo? »). Obama ha già esibito il suo certi­ficato di nascita, ovviamente, ben prima delle elezioni, tormentato dalle critiche dei repubblicani. Ma anche dopo il suo ingresso alla Casa Bianca, i sondaggi di Politico hanno mostrato come più della metà degli elettori repubblicani non creda che il presidente sia dav­vero americano. Il problema è che il certificato rilasciato dall’ospeda­le di Honolulu è elettronico e quin­di, secondo i nemici, facilmente ta­roccabile. A Washington sono davvero preoccupati per il libro di Corsi e la sua campagna? Di recen­t­e Obama ha pronosticato che i re­pubblicani pagheranno alle urne tanta insistenza sulla faccenda, perché «la gente sa che il presiden­te è nato là dove dice di essere na­to ». E in effetti molti nel Grand Old Party sono preoccupati. Ma Corsi promette di mettere tutto di nuovo in discussione. Lo stesso Drudgereport si chiede se il libro davvero porrà fine alla controver­sia oppure, semplicemente, ne su­sciterà altre. Obama una volta l’ha buttata lì, per sdrammatizza­re. «Non posso passare tutto il tem­po col certificato di nascita attac­cato alla fronte». Magari non ne è più così sicuro.