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 2011  aprile 22 Venerdì calendario

FAZIO E IL PROCESSO UNIPOL-BNL QUANDO LA REGIA È UN REATO

Fanno uno strano effetto i resoconti sulla requisitoria del pm Luigi Orsi al processo di Milano sulla scalata alla Bnl, tentata da Unipol nell’estate del 2005. Sono passati sei anni e sembrano cento. La ricostruzione dei reati e l’esibizione delle prove sono rimaste sullo sfondo. Verranno comunque vagliate dal tribunale a conclusione di un processo che gli imputati — da Giovanni Consorte ad Antonio Fazio — hanno accettato, anziché sottrarsi per simularlo a loro comodo su giornali e tv. In primo piano è invece arrivata l’accusa all’ex governatore della Banca d’Italia di aver fatto il regista anziché l’arbitro delle banche. Ed è questo che oggi suscita sconcerto sul piano politico. Quello stesso piano sul quale allora si giocò la partita decisiva, con l’opposizione di principio all’ambizione napoleonica delle coop rosse manifestata non solo dalla Confindustria montezemoliana, ma anche dagli ex dc e dagli ex psi del centrosinistra preoccupati che si creasse un centro di potere nuovo, legato a Massimo D’Alema. Quanta acqua è passata sotto i ponti! Nel 2011, l’intervento della mano pubblica nelle partite finanziare non desta più scandalo: dalla Consob che interpreta in modo sostanzialista la legge sull’Opa ai danni dei francesi di Groupama nell’affare Premafin-Fonsai al governo che cambia le carte in tavola per fermare Lactalis, ancora i francesi, venuti alla conquista di Parmalat, e all’uopo riscopre le coop, benché queste siano assai meno ricche dell’Unipol di allora. Gli antichi censori tacciono. E fanno bene. Perché la Banca d’Italia ha continuato a esercitare un ruolo di regia e non di arbitro. Già nel 2007, il Monte dei Paschi fu autorizzato a prendere Antonveneta. Aveva davvero mezzi migliori di Unipol rispetto a Bnl? Alessandro Profumo sostiene di aver ricevuto pressioni autorevoli per caricare Capitalia sulle spalle di Unicredit quando nella banca romana c’era un amministratore delegato pronto a venderla a una banca estera. Nessuno indaga? Sul piano politico, s’intende. Fazio è caduto in grave errore a fidarsi di Fiorani e di altri. Diranno i giudici se ha anche commesso reati. Ma la storia può anticipare che, ove fosse, si tratterebbe di pagliuzze al confronto delle travi che hanno ancora negli occhi la Federal Reserve e la Bank of England, viste le gesta dei loro «vigilati» , quei bankers che tanti di noi in Italia prendevano a modello.
Massimo Mucchetti