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 2011  aprile 22 Venerdì calendario

Il più influente del mondo è il blogger di piazza Tahrir - Quando il 21 marzo scorso il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in visita ufficiale all’Egitto post Mubarak chiese di rendere omaggio alla leggendaria piazza Tahrir, gli organizzatori gli fecero trovare sul palco del Sawy Cultural Wheel del Cairo una donna imprenditrice, un intellettuale e il blogger Wael Ghonim, l’icona della rivoluzione 2

Il più influente del mondo è il blogger di piazza Tahrir - Quando il 21 marzo scorso il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in visita ufficiale all’Egitto post Mubarak chiese di rendere omaggio alla leggendaria piazza Tahrir, gli organizzatori gli fecero trovare sul palco del Sawy Cultural Wheel del Cairo una donna imprenditrice, un intellettuale e il blogger Wael Ghonim, l’icona della rivoluzione 2.0. Oggi l’ex manager di Google, arrestato nei primi giorni della protesta con l’accusa di fomentare il dissenso attraverso il Web, scala la classifica della rivista Time e si aggiudica il titolo di persona più influente del 2011 scavalcando l’economista Joseph Stiglitz, il Ceo di Netflix Reed Hastings e il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg. Chi scommetteva sulla pole position di Julian Assange, il direttore di Wikileaks posizionatosi invece nono, è costretto ad arrendersi alla centralità mediatica conquistata in un paio di mesi dalla primavera araba, che pure deve qualcosa alle rivelazioni dell’hacker australiano. E Ghonim, trent’anni, laureato all’American University del Cairo, residente a Dubai fino all’inizio della rivoluzione egiziana e per sua stessa ammissione «drogato di Internet», ne rappresenta perfettamente l’anima pur ribadendo in continuazione di volerne rappresentare solo «una delle mille anime». In realtà, sin dall’8 febbraio, giorno del suo rilascio acclamato come un anticipo di vittoria in piazza Tahrir, Ghonim è il volto della sfida all’ex raiss e, per analogia, a tutti quelli ancora in sella dall’Algeria allo Yemen. Non conta che tra i suoi tweet, seguiti da ben 143.183 persone, il più celebre tra i ribelli eviti ora anche solo di menzionare il riconoscimento di Ti- , preferendo parlare del suo viaggio a San Francisco, del prodotto interno lordo egiziano così distante dal patrimonio personale dei Mubarak, della coraggiosa opposizione siriana. La Rete è sinonimo di simultaneità e la notizia rimbalza rapida dai blog a Facebook. «Wael Ghonim incarna la gioventù che rappresenta la maggior parte della società egiziana: è un giovane brillante che è divenuto manager di Google e che aveva perso tutte le speranze di cambiamento in una società caratterizzata dalla paura per decenni... ma ha poi contribuito a lanciare una rivoluzione pacifica straordinaria» scrive Mohamed El Baradei, ex direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e oggi candidato alla presidenza egiziana. I compagni di piazza Tahrir però, da tempo scontenti del protagonismo di alcuni di loro, appaiono meno lusinghieri. Se molti si felicitano genuinamente con Ghonim, non manca un lungo elenco di post più o meno velenosi. «Povero ragazzo, adesso sarà davvero odiato da tutti» anticipa su Twitter Mahmoud Salem. Infatti sentite gli altri: «La cosa buona è che quando avrà 65 anni potrà correre per la presidenza», «Bene approdato tra le braccia della Cia»; «Speriamo che non si monti troppo la testa»; «È nella stessa lista di Saif Gheddafi...». C’è da scommettere che nei prossimi giorni, braccato dai reporter, Wael Ghonim insisterà a oltranza con il mantra ribadito sin dall’11 febbraio, «il protagonista della rivoluzione è il popolo egiziano». Ma quando uno brucia sul traguardo concorrenti come il cancelliere tedesco Angela Merkel e l’ad della Fiat Sergio Marchionne distanziando di parecchio il presidente americano Barack Obama ha poco da trincerarsi dietro l’identità collettiva del Web. In fondo sul palco con lui sale l’intera primavera araba.