Massimo Calandri, il venerdì di Repubblica 22/4/2011, 22 aprile 2011
RECCO, PAESE FONDATO SULLE BOMBE
Cifre da trincea, medie da fronte di guerra: camminiamo su un tappeto di ordigni inesplosi, 235.830 tra bombe, granate e proiettili sepolti da mezzo secolo a non più di dieci metri di profondità. La stima recente è del Ministero della Difesa: una bomba ogni km quadrato. E altrettante in mare, nei pressi delle coste. Almeno 20 mila solo nell’Alto Adriatico. La concentrazione più alta è nelle città e nei crocevia più bersagliati durante l’ultimo conflitto.
Il primato, per quanto riguarda gli allarmi, tocca a una cittadina al centro di un golfo ribattezzato Paradiso. A Recco, l’ultimo ordigno è stato disinnescato qualche domenica fa. Col suo rito di evacuazioni, persiane chiuse, telefonini spenti, Aurelia vietata e treni fermi, partite di calcio rinviate. Anche questa volta il parroco ha anticipato la messa e poi, sbarrata la chiesa, se ne è andato via per un paio d’ore insieme ai concittadini. Sbuffando. Perché era già successo il me- se precedente e un paio di volte l’anno scorso. Perché a Recco succede quasi sempre. Da quando questa cittadina a pochi chilometri da Genova è stata ricostruita sulle macerie di 27 bombardamenti americani a cavallo del ‘43.
La Cassino del Nord, medaglia d’oro, 147 morti, sbriciolata per
colpa di uno strategico ponte ferroviario che non ne voleva sapere di crollare. Una pioggia nera durata più di un anno, oltre un migliaio di tonnellate di esplosivo sganciate dall’alto. Recco è rinata nel dopoguerra a tempo di record sui calcinacci dell’antico borgo. Allora le fondamenta non dovevano essere profonde, bastavano ampi cordoli di cemento. Così il paese è
sopraelevato di un metro, poggia come su di un gigantesco gradino.
E però lì sotto, con i resti del vecchio centro, sono rimaste decine di bombe arrugginite, addormentate. Nell’orto del vicino, dietro il negozio. Oppure in mare, tra gli scogli, sul fondo sabbioso a cinquanta metri dalla riva. Basta un colpo di piccone, magari di zappa. Un box interrato da costruire o la
rizollatura di primavera. «La gente non ha paura, anche i turisti ci hanno fatto l’abitudine» spiega un po’ sconsolato Dario Capurro, il sindaco. «Durante le operazioni di sminamento gli
abitanti vengono anche ospitati da alcuni ristoranti della zona, che offrono il pranzo a prezzi stracciati. C’è molta solidarietà. E altret- tanta pazienza». Secondo i pessimisti, ci sarebbero ancora una decina di ordigni. «Non possiamo permetterci una perizia. Però scommetto che questa era l’ultima bomba», dice. Ma tocca ferro.