Francesco Persili, Il Riformista 22/4/2011, 22 aprile 2011
UNA ALICATA CONTRO I PICCOLI KHOMEINI
A muso duro. Tra gli storici litiganti della sinistra, D’Alema e Flores D’Arcais, spunta Cristiana Alicata, «donna, lesbica, e militante del Pd», che, alla fine del dibattito all’Alpheus su partiti e movimenti, mentre un gruppuscolo di blogger contesta l’ex premier, ribatte colpo su colpo (ripresa dalle telecamere di Exit) alle furie verbali dell’anti-politica. «I ragazzi hanno fatto come Flores – racconta al Riformista Alicata – lo hanno contestato, sì, ma sulle cose sbagliate». Invece di incalzarlo «sul contratto unico» hanno usato brani di vecchie intercettazioni puntando il dito sulle primarie torinesi del Pd («un risultato che va difeso, soprattutto, da chi, come me, non ha sostenuto Fassino») e, addirittura, sulla macchina «pagata dai contribuenti» del presidente del Copasir.
«Antipolitica pura», s’infiamma Alicata che, tuttavia, non rinuncia al confronto. A qualcuno prova a dire anche di «venire a fare le battaglie per il rinnovamento dentro il partito». Ma di fronte a chi issa la bandiera della società civile per dare addosso a chi ha la tessera di partito in tasca, la militante democratica s’impanca di rabbia. «Questo con me non funziona. Ho un contratto da metalmeccanica, non sono mica un burocrate di partito che sta lì ad aspettare che qualcuno lo coopti nelle liste. Mi sono candidata alle regionali contro tutto e tutti. Faccio battaglie contro le discriminazioni, con me sono capitati proprio male». Cristiana Alicata è corpo e voce del movimento gay, lesbico e transessuale, scrive libri, ha un blog, collabora con l’Unità. Non è stata mai iscritta alla Fgci, né ha mai avuto la tessera di Pds-Ds: «Ho il mio lavoro e non devo fedeltà a nessuno». Così non rinuncia a muovere, «da dentro», critiche alla sinistra «da salotto», ai dibattiti «novecenteschi», come quello tra D’Alema e Flores D’Arcais, in cui «il primo dà dello stalinista al secondo», ma, alla fine, «è andato meglio di Flores». Alicata diffida di chi, alla Beppe Grillo, si scaglia lancia in resta contro i partiti: «Attenzione a dire che sono dannosi, domani li azzeriamo, e poi? Arriverà un altro dittatore, come Mussolini».
Parole chiare, pensieri lunghi: «Demagogia e qualunquismo mi fanno paura, invece di aiutare il ricambio democratico, finiscono per alimentare la parte più brutta dell’opposizione. Nel frattempo, Berlusconi gode». Lei, che in passato ha preso parte alla manifestazione del popolo viola, oggi dice che «l’errore più grande che il Pd può fare è considerare nemici i ragazzi dei movimenti», invita i Giovani democratici ad organizzare incontri nei circoli («Se non ci parlano loro, chi ci deve parlare?») e poi ammette, ridendo: «Sì, sono anti-alicatiana».
Già, perché Cristiana è la nipote di Mario, antifascista e partigiano, dirigente del Pci e togliattiano ortodosso, intellettuale organico a servizio del Partito e della sua funzione storica. «È morto nel ’66, non ha avuto modo di ammorbidire certe sue posizioni, come hanno fatto altri». Cristiana rifugge dal partito “liquido” come da quello “militarizzato” e chiede un Pd «in osmosi con la società civile, che non ci parla, perché già la contiene». Si definisce «una talebana della questione morale». Alla stazione Leopolda, è salita sul palco dei rottamatori di Renzi scegliendo come parola “Latina”, «che racchiude la parola destra e sinistra». Ma non la intriga il fasciocomunismo alla Pennacchi («meglio che scriva libri») e piuttosto rilancia sulla battaglia «per il rispetto del codice etico del Pd» e l’impegno sul fronte della legalità nella città «avamposto della camorra nel Lazio».
Voleva deferire Mario Adinolfi alla commissione di garanzia del Partito Democratico per le frasi «omofobiche» pronunciate contro Alfonso Signorini, mentre oggi, dopo gli insulti e le minacce alla deputata del Pd Anna Paola Concia, spera che possa riprendere l’iter della legge contro l’omofobia («il massimo che possiamo ottenere in questo Parlamento», ci dice) e va giù dura sulla Roma di Alemanno: «Una città che, ormai, non è più sicura per nessuno». Parla di «società complessa», e dice che non è possibile separare il discorso dei matrimoni gay da quello riguardante «gli asili nido», prima di scoprire inedite convergenze con D’Alema sulle barzellette del premier: «Berlusconi è il rappresentante estremo di un certo modo di essere italiani. Mi piacerebbe che, quando fa certe battute su gay e lesbiche, gli risponda tutto il partito, non solo gli omosessuali del Pd».
Nipote di Mario, attivista per i diritti civili, militante del Pd, Cristiana Alicata racconta la storia di almeno tre sinistre. Più che la casacca della rottamatrice, «un po’ mi offende», è a suo agio nelle vesti “dell’outsider” democratica che «difende le primarie per difendere la democrazia», e al “tafazzismo” risponde con il dialogo per «recuperare il voto degli astenuti, dei grillini, degli arrabbiati con un forte ricambio al potere». Cosa serve? «Il Pd, e la politica: tutta la vita».