Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 22 Venerdì calendario

LE TANGENTI LEGALI DEGLI INDIANI

In tema di corruzione in Italia non siamo secondi a nessuno. Anzi, la classifica di Trasparency International ci colloca al 63° posto al mondo, stretti tra Cuba e la Tunisia, battuti in Europa soltanto dalla Grecia. Per questo la proposta di Kaushik Basu, primo consigliere del Tremonti indiano, solleva un certo interesse anche dalle nostre parti. L’illustre economista di Calcutta sostiene che battere la corruzione è semplice: basta legalizzarla. Un po’ come quelli che dicono che il doping e la droga si battono liberalizzandoli.
Secondo Kaushik, va perseguito soltanto chi riceve la bustarella, mentre chi la offre la deve passare liscia. In questo modo, il politico o il poliziotto di mano rapace ci penserebbe due volte a battere cassa, perché rischierebbe la denuncia del suo corruttore; mentre l’imprenditore vessato sarebbe incentivato a incastrare l’avido burocrate. Kaushik però non ha previsto un dettaglio: il piccolo corruttore, alle prese con il potente di turno, finirebbe nella black list degli onesti, mettendo una pietra tombale sugli affari futuri. Magari poteva fare prima una telefonata dalle nostre parti, dove c’è un’organizzazione centenaria che aveva previsto questo rischio d’impresa e studiato efficaci contromisure. Per i dettagli, andate alla voce “Mafia”.