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 2011  aprile 21 Giovedì calendario

«Fermiamo Tremonti condiziona il governo e ci farà perdere voti» - Tornare allo «spirito del ’94», «rinnovare il partito e la sua classe dirigente»ed«argina­re lo spettro di Giulio Tremonti che aleggia su qualunque deci­sione del governo»

«Fermiamo Tremonti condiziona il governo e ci farà perdere voti» - Tornare allo «spirito del ’94», «rinnovare il partito e la sua classe dirigente»ed«argina­re lo spettro di Giulio Tremonti che aleggia su qualunque deci­sione del governo».Dopo Mar­­cello Dell’Utri, Giuliano Urbani e Antonio Martino, un altro dei pionieri di Forza Italia auspica che Silvio Berlusconi «ritorni ancora una volta a giocarsi tut­to » e «rivoluzioni dalle fonda­menta un Pdl nel quale è ormai molto difficile riconoscersi». Sul punto Giancarlo Galan non ha alcun dubbio. Tanto da met­tere sul tav­olo persino la sua pol­trona di ministro dei Beni cultu­rali. «Quando parlo di rinnova­re - dice - lo faccio tanto seria­mente che se il presidente mi chiedesse di fare un passo indie­tro a favore di un giovane non avrei alcun problema a dire di sì». Ma perché tanta nostalgia per Forza Italia? «Perché è stata un’esperien­za unica, originale, fuori dagli schemi e lucidamente folle. E oggi di quei sogni, di quelle spe­ranze e, perché no, di quelle illusioni è rimasto ben poco. Nel ’94 discuteva­mo se presentarci solo alle politiche e non alle ammini­­strative facendo di Forza Italia una sor­ta­di comitato eletto­rale ed oggi siamo arrivati all’estremo opposto: ci siamo ri­dotti a prendere or­dini da politici di professione come Ignazio La Russa e Fabrizio Cicchitto. Detto davvero con tutto il rispetto. Di più. Siamo scesi in politica in nome del­le idee liberali e og­gi siamo finiti con un governo perennemente commissariato da un socialista come Giulio Tremonti. Che, vorrei ricordarlo, entrò in Parla­mento con il Patto Segni e i voti del centrosinistra. E mi pare scontato che un liberale come me non può stare dalla stessa parte di un socialista». Ministro, non è che sta gio­cando d’anticipo rispetto ai possibili tagli di via XX Settem­bre? «Ci mancherebbe. Il discorso è ben più ampio. Perché, se mi permette, di questo spettro che si aggira sul governo non se ne può più. Io non parlo con Tre­monti, io parlo con l’esecutivo nella sua collegialità visto che le decisioni dovrebbero essere collegiali così come responsabi­­lità, meriti e demeriti. Mi spie­go... ». Prego... «Anche grazie a Tremonti l’Italia non ha fatto la fine della Grecia e questo è senza dubbio un suo merito. Il problema, pe­rò, è che fra due anni non pos­siamo certo fare la campagna elettorale su un argomento si­mile. Traduzione: con Tremon­ti si perdono le elezioni ed è per questo che chiedo a Berlusconi una scossa. Perché le elezioni non le perde Tremonti da solo ma le perdiamo tutti noi». Il ministro dell’Economia, però, dice che di soldi non ce ne sono... «Tremonti è spietato ma la sua politica dei tagli lineari equi­vale a non scegliere. Abbia il co­raggio di esporsi, di decidere. Per esempio,dove è finita la bat­ta­glia per l’abolizione delle pro­vince? Ma davvero c’è qualcu­no che crede a Tremonti quan­do dice che abolendole non ri­sparmieremo una lira? Il punto è che il centro delle decisioni del governo non può stare a via XX Settembre ma deve tornare a Palazzo Chigi. Non è più accet­tabile che i provvedimenti ap­provati da tutto il Consiglio dei ministri vengano poi ritoccati e finiscano in Gazzetta Ufficiale modificati nelle cifre e nei con­tenuti ». Qual è la ricetta per tornare allo spirito del ’94? «Questo deve chiederlo a Ber­lusconi. Tornare indietro è pos­sibile, ma può farlo solo lui con il suo genio e il suo estro. Un pri­mo passo è quello di riprendere i pochi punti programmatici della rivoluzione li­berale annunciata nel ’94. E finalmen­te realizzarli. Serve solo un Berlusconi che abbia voglia di farlo». Crede anche lei che uno dei proble­mi principali del Pdl sia la fusione a freddo Forza Italia-An? «Ma ci manche­rebbe... Guardi, io parlo della mia ter­ra: in Veneto delle quote 70-30 non gliene frega niente a nessuno. Il proble­ma è di spirito e di uomini. Il dramma è che nel ’94 abbia­mo iniziato questa avventura contro i professionisti della poli­tica ed oggi professionisti della politica siamo noi. È il mio ram­marico, perché se era questo il punto d’approdo avremmo fat­to meglio a far fare alla Dc. Per questa ragione dico che dobbia­mo rinnovarci e fare spazio ai più giovani. E ne sono tanto con­vi­nto che se Berlusconi mi chie­desse di lasciare la poltrona di ministro a una nuova leva non esiterei a dire di sì». Diamo per scontato che non lo farà. Lei è arrivato ai Be­ni culturali da poco meno di un mese, da dove pensa di co­minciare? «Sono tre i provvedimenti a cui sto pensando. Primo: una miglior difesa dei beni archeo­logici con inasprimento delle pene per chi li depreda, i cosid­detti tombaroli, e chi li vende o compra al mercato nero. Secon­do: sgravi fiscali sul modello francese per chi offre un contri­buto economico alla loro tute­la, per esempio finanziando re­stauri. Terzo: l’estensione della responsabilità civile a chi effet­tua expertise. Se un antiquario sbaglia valutazione e mi spac­cia un Guercione per un Guerci­no è giusto che paghi di tasca sua».