MATTIA FELTRI, La Stampa 21/4/2011, 21 aprile 2011
Il Censis: vecchi sì ma attivi e felici - Professor Giuseppe Roma (direttore del Censis, il centro studi di investimenti sociali), come sarà la società dei centenari? «Sarà una società alla quale non siamo preparati
Il Censis: vecchi sì ma attivi e felici - Professor Giuseppe Roma (direttore del Censis, il centro studi di investimenti sociali), come sarà la società dei centenari? «Sarà una società alla quale non siamo preparati. Già oggi si riflette poco sul fatto che ormai un uomo di 75 anni, se è in salute, ha delle condizioni di vita non differenti da quelle di un cinquantenne». I settantenni di qualche decennio fa a noi parevano decrepiti. «Anche i sessantenni. Mentre adesso non hanno alcuna limitazione né mentale né fisica. La novità non è solo che si vive di più, ma che si vive in salute. Abbiamo notato che gli anziani non autosufficienti sono una percentuale in costante calo e che riguarda gli ultraottantenni. Più passa il tempo, più la vita si allunga e più si allunga la vita autosufficiente». L’idea è però che si andrà incontro a una società più plumbea che grigia... «Non credo. C’è uno stereotipo secondo il quale gli anziani sono esseri tristi, seduti sul dondolo in attesa della morte. Ma quando mai? Non è più così. Gli anziani sono cambiati parecchio, sono la generazione più attiva, più aperta, più ottimista. Stanno bene, non devono lavorare, hanno tempo libero: vanno al cinema, vanno a ballare, frequentano le università, intraprendono viaggi, popolano il festival del libro o della camelia, guidano l’auto, cioè, come accennavo prima, fanno tutto quello che fa un cinquantenne senza nemmeno l’ingombro di un lavoro. Stiamo parlando di una longevità sempre più energica. La terza età è diventata un’età non più di attesa e declino, ma di progetto e di entusiasmo. E’ un’età che vive una vita propria». Quindi i nostri figli guarderanno i centenari come noi guardavamo i settantenni? E vedranno nei settantenni dei post-giovani? «Ma certo. Oggi i settantenni sono utili a sé e utili agli altri. La loro non è solo la generazione più attiva, ma anche la più solidale. Qualcuno continua a conservare un impiego anche dopo essere andato in pensione, addirittura c’è chi apre un’impresa. Molti altri si dedicano alla solidarietà, dedicano due o tre pomeriggi alla settimana al lavoro volontario negli ospedali, nelle no profit, nelle ong. Vi pare una società plumbea?». Detta così è un paradiso. «Gli anziani sono quelli che votano di più perché hanno una prospettiva. Per la stessa ragione sono ambientalisti. Nella raccolta differenziata sono accaniti. Si pensa sempre che gli ecologisti siano i giovani, ma tutte le statistiche dicono che gli anziani li superano e prima o poi ce ne renderemo conto». Vabbè, un luna park. «Ci sono anche i problemi, è ovvio. Gli anziani non se li fila nessuno. Non se li fila il mercato, non se li fila la finanza e sono tutte occasioni sprecate. Quella è una generazione ricca, non solo di energie ma anche di risorse. Hanno tutti la casa di proprietà perché hanno finito di pagare il mutuo». Magari hanno figli e nipoti da aiutare... «Certo, e lo fanno. Ecco, semmai tendono a dare soldi, come noi facciamo con i Paesi poveri, anziché aiutare i ragazzi a costruire qualcosa. Se fossero presi in considerazione e assistiti economicamente come meritano, magari aprirebbero un’attività con i nipoti. Ma è la rete sociale che manca. Non ci siamo strutturati per accogliere e far fruttare una generazione nuova. Quella degli anziani attivi, danarosi, esuberanti». E’ l’unico problema? «Ce n’è un altro, ed è conseguente. La solitudine. I nostri anziani vivono da soli in casa. Via via che perdono il coniuge, i fratelli e le sorelle, gli amici, rimangono soli e si deprimono, e più si deprimono più consumano medicinali. Non sono annoiati, non sono spaventati, ma da un certo punto in poi sono soli». Poi c’è la preoccupazione per il peso della previdenza. Siamo in grado di reggere? «Penso proprio di sì. Ripeto, è necessario capire che gli anziani sono ricchi. E siccome sanno, come lo sanno i giovani di oggi, di avere una lunga aspettativa di vita, quelli che possono, e non sono pochi, si premuniscono e si organizzano una piccola rendita. Al resto ci penseranno gli extracomunitari».