Alessandro Bonelli, Libero 21/04/2011, 21 aprile 2011
LA FOLLIA DEGLI AYATOLLAH: PREPARANO STRAGI DI CANI
Questa volta i cani di Teheran rischiano di fare una brutta fine. Additati dalla tradizione islamica come “impuri” ma sempre più adorati dal popolo iraniano, i migliori amici dell’uomo sono al centro di un drastico disegno di legge all’esame del Parlamento. Se la “riforma” sarà approvata, possedere un cane diventerà un reato da codice penale. Il padrone se la caverà, si fa per dire, con una multa salata, mentre il quadrupede sarà irrevocabilmente sequestrato dall’autorità giudiziaria, con quale destino è facile immaginarlo. Esultano i famosi gatti persiani, ma a onor del vero c’è poco da scherzare. Si rischia una strage, anche perché molti proprietari potrebbero scegliere di abbandonare l’animale per sottrarsi all’occhio indiscreto del regime.
Resta invece da capire che fine faranno i cani di Ahmadinejad. Il “falco”di Teheran ne possiede infatti quattro, ma non gradisce che se ne parli in pubblico. Il giornalista che per primo svelò la notizia, nel 2007, fu arrestato. In seguito uno scarno comunicato spiegò che si tratta di cani da difesa e che sono stati acquistati in Germania, ma rigorosamente addestrati in Iran. La fatwa di un ayatollah autorizzerebbe il presidente a tenerli. Finora in materia canina è prevalsa in realtà una consuetudine di tolleranza, interrotta di tanto in tanto da grottesche “retate” da parte della polizia religiosa. Accusati di diffonderei costumi occidentali, i cani vengono “arrestati” e restituiti ai legittimi proprietari dopo alcuni giorni di “detenzione”. Si tratta più che altro di operazioni di facciata, in seguito all’invettiva di un sacerdote zelante o a campagne moralizzatrici escogitate dallo stesso esecutivo. Una circolare di polizia vieta «di portare a passeggio i cani nei luoghi pubblici e il loro trasporto in auto», ma non è stata mai veramente applicata.
Ora però il fenomeno si è allargato e la compagnia del cane è diventato uno status symbol soprattutto per la borghesia, la stessa che due anni fa animò o appoggiò le proteste dell’Onda Verde contro Ahmadinejad. Pastori e barboncini scorrazzano per i parchi pubblici, viaggiano in grembo a ragazze in chador, segnano il territorio pressoché indisturbati. Uno stile di vita che ha i giorni contati.
Il regime potrebbe approfittarne per lanciare un avvertimento della sua presenza soffocante. Colpire i cani per “educare” i padroni. Secondo Hadi Ghaemi, attivista iraniano dei diritti umani, «siamo di fronte al tentativo di arginare ogni possibile gesto di ribellione, anche se attraverso una scelta simbolica individuale che contraddice lo stile di vita ufficiale».
I giovani in particolare sono sempre più insofferenti alle raccomandazioni del regime. Nonostante i rigidi dettami islamici le ragazze iraniane portano il velo appena appoggiato sulla testa, lasciando ciuffi di capelli al vento, e sfoggiano pantaloni “alla caprese”, quelli che lasciano le caviglie scoperte. L’agenzia di stampa ufficiale Irna ha spiegato che il nuovo disegno di legge «intende combattere l’aumento delle persone che possiedono cani e li portano a passeggio nei luoghi pubblici. Tutto ciò è divenuto ormai un problema sociale e costituisce un’imitazione cieca della volgare cultura occidentale».
In base al progetto, presentato da 39 deputati, è fatto divieto di «portare a spasso nei luoghi pubblici degli animali pericolosi, nocivi per la salute o impuri come i cani». Ma è proibito anche «tenere tali animali in appartamento». Il testo precisa che i trasgressori saranno «passibili di un’ammenda da 100 a 500 dollari», un bel gruzzolo nella Repubblica islamica, e che dovranno sbarazzarsi dei propri cani entro dieci giorni. Altrimenti «gli animali saranno confiscati». Dal momento che nella sola Teheran vivono ormai migliaia di cani, difficilmente troveranno tutti posto nei rifugi e canili, e il loro destino sarebbe segnato.
Alessandro Bonelli