Roberto Bagnoli, Corriere della Sera 21/04/2011, 21 aprile 2011
BUROCRAZIA E BALZELLI COSTANO 21 MILIARDI —
La burocrazia amministrativa costa alle imprese italiane 21,5 miliardi di euro l’anno. A occhio e croce un punto e mezzo di Pil. Nel programma di governo c’è l’obiettivo di dimezzare il salasso entro il 2012. A queste cifre guardava probabilmente il ministro del Tesoro Giulio Tremonti nel denunciare la sindrome da carte e documenti che asfissia il mondo delle imprese. E infatti quell’onere improprio di 21,5 miliardi è scritto a pagina 107 del programma nazionale di riforma (Pnr) approvato dal governo settimana scorsa. A quella cifra gli economisti di via Venti Settembre sono arrivati misurando le 71 procedure a più alto impatto secondo gli obiettivi fissati da Europa 2020. Sempre secondo il Pnr sono già state definite misure di semplificazione in materia di lavoro, previdenza, ambiente e fisco che comporteranno soprattutto per le piccole e medie imprese un risparmio stimato in 6,9 miliardi l’anno a cui vanno aggiunti altri 900 milioni da minori spese sul fronte della privacy e degli appalti di cui si sta occupando la Camera in questi giorni. Altri 3,8 miliardi si risparmierebbero, secondo il Tesoro, decentrando alcune funzioni col federalismo, arrivando così alla fatidica cifra complessiva di 11,6 miliardi di euro che è il valore della «semplificazione» normativa cui sta lavorando lo staff di Tremonti.
Per arrivare a questi giganteschi volumi di spesa il Tesoro ha fatto riferimento a un rapporto della Commissione europea del 2005 che ha valutato in 70 miliardi i costi totali amministrativi per l’Italia (imprese, cittadini e istituzioni) dei quali 12,8 riferibili a Bruxelles, 36,4 a livello statale e 21 a livello locale. Proprio nel merito della valutazione di quanti euro si potrebbero risparmiare evitando lungaggini burocratiche (gli adempimenti fiscali in Italia sono 122 contro i 12 del Regno Unito, per esempio) ieri gli uffici studi delle varie associazioni imprenditoriali si sono sbizzarriti. Secondo i calcoli degli attivissimi artigiani di Mestre (Cgia), una Pmi si vede gravare la cifra di 1.200 euro all’anno su ogni addetto. «Quasi una mensilità, un vero salasso» ha commentato il segretario Giuseppe Bortolussi che, pur essendo di centrosinistra, ha ammesso che «Tremonti ha ragione, basta col fisco opprimente e la burocrazia ottusa» .
Facendo i paragoni con l’estero, la Cgia ha scoperto che in Italia solo per pagare il fisco le aziende impiegano 285 ore l’anno contro le 215 della Germania e le 197 della Spagna. Anche Rete Imprese Italia, il nuovo network associativo che raggruppa commercianti e artigiani, ha preso la calcolatrice arrivando a stimare in 2,7 miliardi l’anno il costo delle imprese italiane solo per «espletare» quattro adempimenti fiscali come il 770, la dichiarazione Iva, la comunicazione annuale e i rimborsi Iva. Per Giorgio Guerrini, presidente di turno della Rete, «il ministro dell’Economia ha recepito quanto le organizzazioni imprenditoriali denunciano da sempre» .
Più guardinga la Confindustria, dopo che nei giorni scorsi il presidente Emma Marcegaglia aveva giudicato deludente la politica economica del governo troppo sbilanciata sul rigore e con poche iniziative per stimolare la crescita. Per il vicepresidente Alberto Bombassei è senz’altro «positivo l’allentamento della pressione fiscale e dei controlli anche perché l’evasione non è tanto nelle grandi imprese ma dappertutto» . Così un altro vicepresidente confindustriale, Diana Bracco, ha detto «che non possiamo che essere d’accordo con Tremonti anche se ora si tratta di vedere i fatti» . Sulla stessa linea il numero uno di Bnl e Assonime Luigi Abete che avanza tuttavia il sospetto che Tremonti si concentri sul fare comunicazione anziché sulle azioni.
Per la Confindustria del resto la lotta alla burocrazia e agli sprechi della pubblica amministrazione è un vecchio cavallo di battaglia. Già al convegno della piccola e media impresa tenuto a Palermo due anni fa, un corposo studio del centro studi denunciava — aggiungendo al rapporto 2005 di Bruxelles quello della World Bank del 2008, Doing Business — come l’eccesso di vincoli amministrativi fosse un’ancora alle attività delle imprese per circa 4 punti di Pil, circa 63 miliardi di euro. Sempre all’anno.
Roberto Bagnoli