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 2011  aprile 21 Giovedì calendario

LA BIENNALE PERDUTA DAL CRITICO D’ARTE CON TROPPI INCARICHI —

Elenco (certamente lacunoso) degli attuali incarichi di Vittorio Sgarbi. Direttore (dimissionario, e vedremo perché) del Padiglione Italia, designato dal ministero dei Beni culturali, per l’imminente Biennale d’arte di Venezia. Alto commissario della Regione autonoma Sicilia per l’area archeologica di Piazza Armerina (con ricorso presentato per il riconoscimento di Dirigente generale). Consulente per gli acquisti del Maxxi, il nuovo museo nazionale delle arti del XXI secolo, sempre di nomina ministeriale. Sindaco di Salemi, autosospeso e prossimo alle (annunciate) dimissioni. Perché? Per poter partecipare come conduttore/autore su Raiuno a «Il mio canto libero» dal 2 maggio (o sarà il 18 maggio? Le date sono incerte) in prima serata, contenitore-risposta a «Vieni via con me» di Saviano e Fazio. Se non si dimettesse, incapperebbe nell’incompatibilità e nella par condicio. Ancora. Responsabile delle mostre di scultura del prossimo Festival dei due mondi di Spoleto. Curatore di numerose mostre tra cui «Gli occhi di Caravaggio» , ora al Diocesano di Milano. Membro del Consiglio direttivo di Palazzo Te a Mantova. Ce n’è per dodici manager culturali. Manca un pezzo importante. Da martedì sera Vittorio Sgarbi non è più candidato alla Sovrintendenza speciale di Venezia. La decisione del neoministro Giancarlo Galan è inappellabile e si basa su un solidissimo pilone: una sentenza della Corte dei Conti che ha annullato la precedente nomina di Sgarbi da parte di Sandro Bondi, che lo aveva designato di fatto «per chiara fama» , scavalcando i candidati interni all’amministrazione. Ora Galan ha deciso di ascoltare la macchina interna del ministero, di evitare futuri nuovi contenziosi con la Corte dei Conti e di annunciare a Sgarbi che non sarà lui il nuovo sovrintendente di Venezia. Semplicemente perché «non può» . Reazione violenta di Sgarbi: «Mi dimetto da curatore del Padiglione Italia e mi dedico solo al Festival di Spoleto. Rinuncio alla Biennale, perché sono stato cacciato da Venezia. Galan non è un ministro, ma un uomo che non sa quello che fa» . Ed ecco il punto. Sgarbi-uno (direttore del Padiglione Italia) afferma di non poter sostenere il suo ruolo senza il sostegno di Sgarbi due, fino a metà marzo sovrintendente a Venezia. Il doppio Sgarbi aveva immaginato un dialogo tra l’arte contemporanea e gli spazi museali come le gallerie dell’Accademia (con l’inserimento di Lucian Freud, Fausto Pirandello, le foto di Elton John e David Hockney) o la Ca’ d’Oro (Gino de Dominicis e la Collezione Koelliker) o palazzo Marcello (il Museo della Follia). Tesi sgarbiana: «Il mio è un progetto unitario, la carica di sovrintendente e quella di curatore alla Biennale vanno di pari passo» . Infatti il curatore non può muoversi senza i permessi del sovrintendente perché il secondo autorizza gli spazi al primo. Galan non sente ragioni (nemmeno certe telefonate di Berlusconi, però smentite da chi gli è vicino) e procede per la sua strada, sostenuto dalla macchina ministeriale: «Non c’è alcun nesso tra l’incarico di Sgarbi alla Biennale e la mancata nomina a sovrintendente del polo museale veneto. Spero che Sgarbi lo capisca e si convinca a ritirare le dimissioni. Nella sua decisione non c’è logica. Mi auguro di parlargli, anche se non sarà facile» . L’atmosfera tra i due è tesissima. Proprio ieri si sono ritrovati alla presentazione del programma del Festival di Spoleto. Sgarbi: «Non vogliono farmi parlare. Vogliono farmi stare zitto perché hanno paura di quello che potrei dire, ma tanto parlo lo stesso» . Galan con un cenno fa capire che non c’è problema. Segue lunghissimo intervento di Sgarbi in cui, appunto, rende pubbliche le dimissioni da Venezia (ma ieri sera al ministero non risultavano ancora formalizzate). A Venezia, città «chiave» della nostra cultura nazionale, aspettano un sovrintendente che resti al suo tavolo di lavoro dalla mattina presto alla sera tardi. Le pratiche aumentano ogni giorno. Dal maggio 2010, cioè da quando Bondi nominò Sgarbi scavalcando le regole del concorso, la sovrintendenza vive in uno stato di fibrillazione, tra i mille impegni dell’ormai ex titolare. Il quale tra un mese e mezzo saprà se la Cassazione confermerà o annullerà la condanna a 6 mesi e 10 giorni per falso e truffa aggravata per i certificati medici per malattia ritenuti falsi, prodotti nel 1989-90 quando era funzionario proprio alla sovrintendenza di Venezia. Periodo in cui appariva quasi ogni giorno al «Costanzo show» .
Paolo Conti