Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 21/4/2011, 21 aprile 2011
IL FATTO DI IERI - 21 APRILE 1918
Secondo una recente biografia vagamente revisionista, il Barone Rosso, al secolo Manfred von Richtofen, l’asso degli assi dell’aviazione tedesca, era un uomo timido, scontroso, poco sensibile al fascino delle donne, refrattario agli encomi e alla solennità dei cerimoniali patriottici. Un ritratto privato inedito difficile da conciliare con la figura del mitico eroe dei cieli, di scuola prussiana, arruolato nel glorioso reggimento degli Ulani, protagonista di oltre 80 abbattimenti aerei nel corso della Grande Guerra, talmente sfrontato e esibizionista da aver fatto dipingere di rosso sangue il suo triplano Fokker per essere meglio identificato. Predatore per vocazione, con uno speciale fanatismo nell’annientare i nemici e un particolare sangue freddo nel puntare a sorpresa e prendere in caccia i velivoli nemici, il Barone Rosso diventerà simbolo dello sprezzo della morte, metà condottiero romantico, metà soldato tecnologico. Invincibile fino al 21 aprile 1918 quando, nella Picardie francese, colpito da un capo squadriglia della RAF o – si dice – dalla contraerea australiana, si schianterà al suolo. Per il 26enne Red Baron della Luftwaffe, alti onori militari degli inglesi e un funerale da eroe.