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 2011  aprile 21 Giovedì calendario

UN GIORNO SARÒ PANIZ ASCESA DI UN AVVOCATO

Belluno
“Paniz? L’è un poro Cristo anca lù”. A Belluno essere alpini e astemi è una sciagura e una contraddizione in termini, come essere capitani di vascello e odiare il mare. “O essere già molto ricchi e volerne ancora di palanche” dicono al bar vicino a via Garibaldi, una strada di ciottoli e palazzetti eleganti zeppi di fiori in piena ztl, la zona a traffico limitato che chiude il centro.
Tra i palazzetti gialli c’è lo studio dell’astemio avvocato Paniz (“Non viene mai al bar, non beve neanche il caffè”). È lo studio più importante di Belluno, due piani più mezzanino con grappoli di gerani in perfetto stile Tirolo.
Dentro, un’astronave di Star Trek lucida ed elegante con tavoli di cristallo, tappeti persiani e lampadari, che dà lavoro a 20 avvocati associati (tra cui il figlio trentacinquenne di Paniz Massimiliano) e una manciata di praticanti. “Lo studio l’ha comprato per una pipa di tabacco molti anni fa quando ha cominciato – sussurra una sua ex amica – ha sfrattato velocemente e senza problemi chi ci abitava e così è partito”. Già perché a Belluno l’avvocato Paniz lo conoscono tutti, quello con il piglio da tribuno e la chierica da ufficiale asburgico, oggi uno dei legali più vicini a B. Quello di Ruby nipote di Mubarak e del processo breve. Tutti lo conoscono ma nessuno lo ama, soprattutto tra i colleghi. “Amici? Non ha amici. Lo vediamo al Caffè Manin il sabato, nella piazza principale. Gli si avvicina qualche leccaculo e basta, è sempre solo”, racconta un avventore del bar.
MA COME è cominciata l’ascesa di questo legale di provincia che adesso è nelle grazie del premier? “Il padre era preside e la madre insegnante – riassume l’avvocato ed ex onorevole Gino Sperandio, eletto nel 2006 con Rc – ma il nonno è immigrato in cerca di fortuna, poi ritornato a Belluno. Quindi viene da una famiglia non certo ricca”.
Paniz si laurea a Padova in Diritto civile con una votazione lusinghiera, 110/110, è iscritto all’Albo degli avvocati dal 1975. Muove i primi passi facendo tirocinio da un anziano avvocato occupandosi di diritto del lavoro. “Difendeva i lavoratori per la Cisl – racconta Rita Mondolo, avvocato esperta del settore – poi all’improvviso me lo sono ritrovato dall’altra parte, a difendere le aziende”.
DI BOTTO Paniz diventa il consulente di fiducia dei grandi imprenditori della zona, da Leonardo Del Vecchio patron di Luxottica (uno degli uomini più ricchi d’Italia) a De Rigo. La vox populi racconta che l’anziano mentore dove Paniz era impiegato come praticante sia stato costretto a stare lontano dallo studio per malattia, e che una volta tornato si sia trovato senza clienti: glieli aveva “scippati” il giovane tirocinante.
“È un uomo freddo, molto razionale, con un’ambizione sfrenata, che guida lo studio come fosse un’impresa, non fa mai niente per niente e non ha il minimo senso dell’umorismo” lo descrive così la sua ex amica, che racconta di un impacciato corteggiamento dell’avvocato “belumat” una sera di molti anni fa. “Dopo qualche avance gli ho detto che non era né spiritoso né muscoloso quindi non mi interessava. Era una battuta, mi ha guardato con un sorrisino come se stessi parlando di un altro, impassibile e indifferente”.
Una volta avviato lo studio per conto suo, Paniz si occupa soprattutto di penale e di diritto di famiglia. “È talmente ineffabile che quando ci fu uno dei primi attacchi di B. ai magistrati corse a Belluno a manifestare loro la sua solidarietà. I giudici lessero un breve testo di dissenso, lui prese il microfono – unico tra noi avvocati – ed espose la sua solidarietà anche a nome del Parlamento e del governo tra l’imbarazzo generale” racconta Sperandio. “Non basta: il giorno dopo – incalza una collega – sul Gazzettino compare un’intervista in cui diceva di essere stato l’unico avvocato solidale coi giudici mentre anche noi eravamo lì in tribunale ad ascoltarli, e poi dimostriamo il nostro rispetto ogni giorno senza bisogno di proclami”.
LA SVOLTA professionale arriva quando si autocandida per la difesa dell’ingegner Elvio Zornitta, accusato di essere l’Unabomber italiano che per 10 anni aveva terrorizzato il Nord-Est. L’ingegnere venne assolto e l’avvocato, che aveva puntato tutto su una difesa tecnica basata sulle perizie, rilasciò fiumi di dichiarazioni a favore di telecamere. “La leggenda dice che sciò per giorni interi” dicono al caffè Manin. Sì perché l’avvocato ha due grandi passioni sportive, lo sci (“è un grande sciatore abbonato alle piste di Arabba sulle Dolomiti”) e il calcio.
Appena messo piede in Parlamento si autoincorona presidente dello Juventus club Montecitorio (“È diventato famoso perché leggeva la Gazzetta dello Sport durante i lavori parlamentari, del resto è l’unica cosa che legge” dice poco benevola un’altra collega).
Incassato il successo di Unabomber , Paniz lo monetizza candidandosi nel 2001 per FI, dopo un passaggio come consigliere comunale Dc, una candidatura da centrista indipendente andata buca e l’assunzione del coordinamento provinciale del Pdl. Viene rieletto anche nel 2006 e nel 2008, arrivando a proporre un’amnistia per Calciopoli se l’Italia avesse vinto i Mondiali. Pare che persino il suo principale sponsor presso il premier, Fabrizio Cicchitto, abbia esclamato: “Ma che c’entra Moggi coi Mondiali?”. Da quando è stato eletto la sua vita è scandita da ritmi sempre uguali: a Roma fino a giovedì, giovedì pomeriggio e venerdì in studio fino a tardi, sabato giro in piazza e domenica alla partita della Juve, in tribuna a fianco a John Elkann.
“DICONO CHE PORTI sfiga, gli juventini di Belluno quando sanno che è alla partita fanno gli scongiuri” dicono al Manin. Otto mesi fa un infarto lo costringe a rallentare, anche se per una macchina da guerra come lui non è facile. Così si è fatto largo il Berlusconi delle Dolomiti, come lo chiamano sul Corriere delle Alpi. Una galoppata furiosa la sua, che “monetizzata” suona così: nel 2006 dichiarava già 1 milione e 300 mila euro, con un incremento di 175 mila euro rispetto a tre anni prima. Nel 2010 è arrivato a 1.765.878 euro, il reddito più alto dei deputati nordestini e il quinto della Camera, 500 mila euro in più del secondo deputato più ricco del nordest Nicolò Ghedini. Cifre altissime, che però nell’altro studio legale del centro di Belluno si spiegano così. “Siccome fattura tutto lui, anche le entrate dei 20 avvocati associati al suo studio, bisogna scalare quei soldi lì e rivedere la cifra al netto. È talmente ambizioso che vuole figurare ricchissimo, in modo da accreditarsi come uno di cui fidarsi perché non ha bisogno di soldi”. Certo, a Belluno non lo amano, ma è anche vero che l’uomo non è nuovo a strategie tattiche fuori dall’ordinario. Come quella volta che disse di B: “È un uomo buono, due giorni fa l’ho visto aiutare una suora”.