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 2011  aprile 21 Giovedì calendario

LA CINA, NUOVO IMPERO DELL’AUTO

La Cina è il nuovo regno dell’automobile. Al Salone di Shanghai, che sarà inaugurato oggi e rimarrà aperto al pubblico fino al 28 aprile, saranno presentate le ultime novità dei costruttori occidentali, che devono molti dei loro ricavi e profitti al mercato del paese asiatico.
Una classe media sempre più numerosa e una quantità crescente di ricconi stanno facendo la fortuna di case come Bmw, Audi e Volkswagen ma anche della francese Peugeot Citroën.
A Pechino e dintorni l’alto di gamma piace sempre più e non si bada a spese pur di avere a disposizione ed esibire quello che rappresenta ormai una status symbol.
Quello cinese è diventato ormai il primo mercato automobilistico del pianeta. L’ex Celeste impero, ha dichiarato Tim Lee, direttore delle operazioni internazionali di General Motors, continua a offrire opportunità senza eguali. Il gruppo americano, numero uno in Cina con 2,35 milioni di vetture consegnate l’anno scorso, vuole più che raddoppiare le vendite per raggiungere i 5 milioni di esemplari nel 2015. Dal canto suo, la tedesca Volkswagen, che si piazza subito dietro Gm con 1,92 milioni di unità, intende arrivare a 3 milioni. Vw, che ha già costruito otto fabbriche in loco, prevede di realizzarne altre due per far fronte alla domanda. E il patron di Nissan, Carlos Ghosn, dice che continuerà a investire per andare incontro alle esigenze dei cinesi. L’obiettivo di Nissan è una produzione locale di 1,2 milioni di auto nel 2012.
Ma la scena è presidiata anche dalle marche locali, che sono una cinquantina. In prima fila Geely, il più importante gruppo privato cinese del settore, il cui proprietario, il miliardario Li Shufu, soprannominato l’Henry Ford della Cina, ha fatto inorgoglire il paese acquistando la svedese Volvo lo scorso anno. Al Salone di Shanghai sarà protagonista anche il gigante pubblico Saic, che ha rilevato il marchio britannico Mg Rover e che alzerà il velo sul nuovo modello Roewe 500. Una vettura su cui il costruttore scommette molto. Saic vuole passare dai 3,58 milioni di veicoli venduti nel 2010, in gran parte grazie alle joint venture con Gm e Volkswagen, ai 6 milioni nel 2015, di cui metà attraverso i propri marchi.
Nessuno, comunque, si preoccupa del rallentamento della crescita avvenuto in Cina, dove il mercato delle quattro ruote è migliorato nel primo trimestre soltanto dell’8% rispetto al +32% del 2010. Il calo è imputabile soprattutto al blocco dei contributi governativi per l’acquisto di automobili. Molti osservatori ritengono che il comparto vedrà un incremento del 10-15% nel corso del 2011. Si tratta di volumi di crescita superiori a quelli del solo mercato francese. La Cina, secondo gli esperti, dovrebbe continuare nei prossimi anni a questo ritmo e ciò dovrebbe permettere di superare i 30 milioni di unità nel 2020. Così, almeno, la pensa Peugeot Citroën. Le potenzialità sono immense: nel paese asiatico vi sono circa 50 automobili ogni mille abitanti rispetto alle 600 della Francia.
Un elemento d’interesse, che non mancherà di catalizzare l’attenzione al Salone dell’auto, è quello ecologico. Pechino si sta impegnando a fondo per lanciare vetture a basso inquinamento. Del resto, in una nazione che conta più di 1,3 miliardi di persone, non è pensabile una diffusione su ampia scala di auto tradizionali. Così il governo ha varato un piano di investimento da 10,7 miliardi di euro in dieci anni per sviluppare auto verdi. Metà di questa somma sarà dedicata alla messa a punto di veicoli elettrici e ibridi, il resto alle infrastrutture.
L’obiettivo è produrre un milione di auto ecologiche nel 2015, vendendone 5 milioni nel 2020. I costruttori locali hanno fiutato l’affare. Saic punta al 20% del segmento di mercato. Dongfeng, partner storico dei francesi di Psa, dovrebbe lanciare la sua prima auto elettrica l’anno prossimo. Stesa cosa, nel 2013, per Geely. C’è grande fermento e nessuno vuole fare da semplice spettatore.