Armando Torno, Corriere della Sera 17/4/2011, 17 aprile 2011
QUANDO IN SPAGNA COMINCIARONO A BENEDIRE LE PALME
Oggi i cristiani festeggiano la Domenica delle Palme. È il giorno nel quale inizia la Settimana Santa, ma è anche il solenne incontro di tradizioni, simboli, significati. Il Vangelo di Matteo ricorda l’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme su un’asina con un puledro accanto, adempiendo in tal modo quanto aveva scritto il profeta Zaccaria (9, 9). La scena che appare non rivela la tragedia che incombe e la morte sulla croce è ancora lontana: «La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava: "Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!". Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: "Chi è costui?". E la folla rispondeva: "Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea"» (Matteo 21, 8-11). Le comunità cristiane cominciarono a celebrare queste parole evangeliche in diversi modi. Per esempio già nell’alto medioevo tale giorno era chiamato Capitilavium, quasi sicuramente per una tradizione dei catecumeni attiva in Spagna di lavarsi il capo e poi tutto il corpo in preparazione al Battesimo. In altre parti la domenica precedente la Pasqua era detta di indulgentia, o della riconciliazione dei penitenti (ecco il nome, tra l’altro, nel Lezionario di Würzburg). Ma soprattutto questo giorno di festa viene ricordato già in tempi remoti per la cosiddetta benedizione delle palme. Utilizzando gli studi dell’orientalista tedesco A n t o n B a u m s t a r k (1872-1948) riusciamo anche a fissare l’inizio dell’usanza: risale all’VIII secolo e in quello successivo raggiunge la Baviera e altre zone più a Nord. Solitamente prima della messa principale si benedivano rami di palma o di olivo; in terre più fredde si sceglievano altri alberi, e sono segnalati salice, bosso, tasso ed anche dei fiori. Va precisato che in un primo tempo la benedizione non veniva data ai rami ma a coloro che li recavano. Al rito si univano poi le processioni: in tal caso ci si perde nelle mille usanze che le caratterizzavano, ma esse sono più antiche delle aspersioni. Amalario di Metz, un liturgista vissuto tra l’VIII e il IX secolo, già ne parla come di un uso generale. Per soffermarci su queste processioni, diremo che in Germania si ideò l’ «asino delle palme» , fatto di legno e con una carrucola; in Inghilterra nel medioevo l’Eucarestia sostituiva sovente la figura di Gesù, mentre altrove si mettevano al suo posto i Vangeli o anche un grande crocefisso inghirlandato. Per quel che riguarda le palme, va detto che Sisto V (morto nel 1590) stabilì una prerogativa per la fornitura a Roma: toccò alla famiglia Bresca di San Remo; invece Leone XII (morto nel 1829) concesse alle monache camaldolesi il privilegio di preparare la grande palma per il Papa. I rami benedetti erano di solito posti dai fedeli in camera, sopra il letto, e tale consuetudine si è mantenuta sino ai nostri giorni: si faceva questa scelta perché venivano attribuite ad essi non poche virtù miracolose, in particolare una protezione contro i danni causati dai temporali. Non soltanto: in Francia era abitudine avvolgere con rami benedetti la croce principale del cimitero per aiutare le anime dei defunti non ancora in paradiso. Qualche storico ha paragonato le varie cerimonie delle palme alle feste che nella Grecia antica erano dette «Thargelia» e «Pyanepsia» , nella quali si portavano al tempio di Elios e di Apollo rami di ulivo decorati con lana intrecciata. Ma questa, come direbbe Kipling, è un’altra storia.