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 2011  aprile 20 Mercoledì calendario

Altro che Grecia Ora in pericolo c’è la Germania - Si riparla della ristruttur­a­zione del debito della Grecia, pochi giorni dopo la riunio­ne del­G20 e del G7 di Washin­gton in cui s’è deciso che l’Ita­lia non doveva essere messa fra gli Stati con rischi sistemi­ci e che ci dovevano essere Francia e Germania assieme a Usa, Regno Unito e Giappo­ne - i quattro Paesi con le più grandi banche operanti nei mercati finanziari mondiali­oltre a Cina e India che assie­me contano 2,5 miliardi di abitanti

Altro che Grecia Ora in pericolo c’è la Germania - Si riparla della ristruttur­a­zione del debito della Grecia, pochi giorni dopo la riunio­ne del­G20 e del G7 di Washin­gton in cui s’è deciso che l’Ita­lia non doveva essere messa fra gli Stati con rischi sistemi­ci e che ci dovevano essere Francia e Germania assieme a Usa, Regno Unito e Giappo­ne - i quattro Paesi con le più grandi banche operanti nei mercati finanziari mondiali­oltre a Cina e India che assie­me contano 2,5 miliardi di abitanti. Tremonti si è detto soddi­sfatto perché l’inclusione si­gnifica maggiore sorveglian­za. Ma perché Germania e Francia che dettano le regole del nuovo patto dell’euro zo­na di stabilità e crescita come condizione per l’aiuto ai Pae­si con crisi del debito, sono incluse fra gli Stati con rischi sistemici? Si deve, allora, pensare che questo club sia quello dei potenti e che noi e il Canada, l’altro Paese del G7 escluso, siamo fuori per­ché contiamo poco? Una ri­sposta sta nella crisi del debi­to greco e, potenzialmente, in quella del Portogallo e in quella ipotetica della Spa­gna. Le banche tedesche han­no quasi 500 miliardi di titoli pubblici di questi Stati e ora si discute della ristrutturazio­ne del debito greco. Un termi­ne con cui si indica che i titoli in essere sono convertiti in al­tri con minore­tasso e una sca­denza più lunga che compor­ta il rimborso in futuro con minor potere d’acquisto. La perdita che le banche subi­rebbero sarebbe notevole. Ma i contribuenti del Fondo europeo, senza la ristruttura­zione del debito ellenico, debbono sopportare un one­re maggiore. E i titoli decen­nali greci sono arrivati a un tasso che sfiora il 14%. Se que­sto debito diventasse sicuro, le banche che hanno vendu­to i vecchi titoli e comprato quelli ad alto tasso, avrebbe­ro una plusvalenza a carico dei contribuenti europei. In Finlandia le elezioni sono sta­ti vinte dal partito dei ’veri finlandesi’ che è anti euro­peo, perché i cittadini non vo­gliono pagare per la Grecia, il Portogallo, e altri stati pastic­cioni. George Papandreu pre­mier greco di sinistra, non vuol ristrutturare il debito, perché ciò danneggia le ban­che greche (anche nel Regno Unito il governo laburista era amico delle grandi banche e le ha salvate a spese dei con­tribuenti). Le banche, peral­tro, hanno ampiamente lu­crato sugli alti tassi e sperano di lucrarvi ancora. Ciò contribuisce a spiegare perché è a rischio sistemico la Germania, che ha il bilan­cio pubblico in tendenziale pareggio, il più basso tasso di interesse sul suo debito, le fa­miglie con alto tasso di rispar­mio e le imprese con grossi utili. Inoltre la Germania ha un rischio sistemico simile a quello della Cina: il surplus della bilancia commerciale è l’interfaccia del deficit degli Stati deboli dell’euro zona e di quello, enorme, degli Usa. Le banche francesi sono al se­condo posto nel possesso di debiti degli Stati dell’euro zo­na in difficoltà, e lo Stato ha chiuso il 2010 con il 7,7% di deficit sul Pil e non pare rie­sca a riordinare il bilancio se­condo gli obbiettivi europei entro il 2014. Gli Usa hanno anche i rischi sistemici dei lo­ro giganteschi operatori fi­nanziari, il cui dissesto, tam­ponato dall’aiuto federale, è stato la causa che ha innesca­to la grande crisi del 2008. E ora Standard & Poor’s ha de­gradato la sua tripla AAA ver­so il negativo. Il Giappone ha un rischio sistemico a causa della sua catastrofe nuclea­re. India e Cina possono sof­fri­re per l’alto prezzo dei cere­ali che incide molto sul bilan­cio della popolazione, che spende gran parte del reddi­to per alimentari di base. E questo alto prezzo deriva in gran parte dall’eccesso di dol­lari che circola nel mondo e dal basso tasso di interesse che rende conveniente com­prar cereali con operazioni a termine, facendo salire i prez­zi. L’Italia ha annunciato che nel 2014 raggiungerà il pareg­gio del bilancio e ciò risulta credibile. Che sia esclusa dai rischi sistemici è una buona notizia. Ma non del tutto. In­fatti se avessimo un sistema bancario più orientato al­l’estero anziché italo-centri­co (solo Unicredit fa parzial­mente eccezione) e grandi imprese private come una volta il gruppo Ferruzzi-Mon­t­edison che dominava i com­merci nei mercati mondiali di certe derrate di base, una grande impresa siderurgica come la Finsider o elettroni­ca come un tempo Olivetti e Italtel e una Telecom meno sul piede di casa, probabil­mente saremmo stati inclusi fra gli stati con rischio siste­mico.