Fa. P., Plus-Il Sole 24 Ore 16/4/2011, 16 aprile 2011
L’IRLANDA E IL GIOCO DEI CREDITI FACILI
Ormai è chiaro. Tutte, o quasi, le banche italiane dovranno mettere mano a ricapitalizzazioni. Ma un altro dato è certo. Mai, nemmeno nei momenti di crisi più dura dopo il crack di Lehman, il sistema del credito italiano ha corso il rischio di deragliare.
Cosa invece avvenuta copiosamente nel mondo anglosassone. Come non ricordare i salvataggi pubblici di molte banche inglesi? Ma il caso paradigmatico di allegra se non spregiudicata finanza è quello irlandese. Le banche sono agonizzanti e senza l’intervento del governo di Dublino a suon di decine di miliardi il sistema bancario irlandese sarebbe nei fatti fallito.
Il caso più eclatante che mostra anche le lacune della vigilanza bancaria di Dublino è quello di Anglo Irish Bank.
A fine 2008, infatti, quindici giorni prima di venire nazionalizzata, Anglo Irish Bank sprizzava salute da tutti i pori. Conti in assoluto ordine con quei 101 miliardi di attivo, prestiti per 73 miliardi e utili pre-tasse per quasi 800 milioni. Ma soprattutto quei crediti del tutto sicuri da far invidia a molte banche europee. Niente faceva supporre che la banca da lì a quindici giorni sarebbe stata nazionalizzata per poi cumulare perdite per 21 miliardi tra il 2009 e oggi. Cosa è successo? Clienti improvvisamente morosi o crediti classificati per anni come sicuri quando non lo erano affatto. Più facile la seconda. Basta vedere i conti della banca successivi al 2008. Tutto cambia all’improvviso. Da soli 900 milioni di cattivi prestiti (l’1,3%) si passa addirittura a 34 miliardi (il 48% del totale). Un balzo impressionante e giustificato solo dal fatto che evidentemente tutti i solidi prestiti classificati negli anni, così buoni non lo erano affatto. Nel 2008 i prestiti di buona e alta qualità erano per la banca oltre 62 miliardi. Evaporati, svaniti nel nulla, dato che a fine 2009 quei prestiti di buona qualità si erano assottigliati a soli 16 miliardi. Altro che le sofferenze di casa nostra.