Avvenire 19/4/2011, 19 aprile 2011
LA RUSSIA VUOLE ABOLIRE QUOTE E PERMESSI
La Russia, secondo Paese al mondo per numero di immigrati dopo gli Usa, potrebbe abolire le quote e i permessi di soggiorno provvisori. Le proposte, definite «rivoluzionarie » dalla stampa, sono state inserite da Konstantin Romodanovski, capo del servizio federale russo per l’immigrazione, nella bozza programmatica 2012/2025. Una svolta che appare necessaria per attrarre nuovi migranti e salvare un Paese a corto di manodopera qualificata e in continuo calo demografico. Ma che ribalta la filosofia seguita finora dal Paese, dove l’immigrazione, in gran parte dal Caucaso e dall’Asia centrale, è vista spesso negativamente. In Russia ci sono quasi sei milioni di disoccupati (7,6%) ma è difficile reinserirli perchè non esiste mobilità, a causa di salari bassi e affitti alti, spiega Romodanovski. L’unica strada, sostiene, è aprire le porte alla manodopera straniera, agevolando e accelerando la concessione della cittadinanza, che ora richiede almeno otto anni. Per fare un esempio, dal luglio 2010 sono arrivati in Russia 6.500 specialisti altamente qualificati, ma solo 40 hanno ottenuto il permesso di soggiorno. Il dirigente suggerisce di adottare un sistema a punti, utilizzando come criteri la padronanza della lingua, il grado di istruzione professionale e la soluzione abitativa. Romodanovski propone di abolire anche le quote, che a suo avviso producono solo un aumento degli immigrati irregolari: un fenomeno che negli ultimi dieci anni si è raddoppiato, conferma Iaroslav Kuzminov, rettore della scuola suprema di economia. Ma questa fuga in avanti deve fare i conti con tendenze e atteggiamenti di segno opposto nella società, soprattutto nell’anno delle elezioni legislative e presidenziali. Capita così che il vecchio ma anche il nuovo sindaco della capitale continuino ad additare gli immigrati come responsabili di metà dei crimini, mentre il capo del comitato investigativo, Aleksandr Bastrikin, è arrivato a proporre di rilevare le impronte digitali e di fare il test del Dna a tutti gli immigrati. Anche un movimento contro l’immigrazione irregolare ha assunto toni xenofobi, tanto da essere messo al bando come «estremistico». In tutto il Paese si contano più di 50mila skinhead, di cui circa 20mila a Mosca. Nel mirino ci sono sempre gli immigrati provenienti dal Caucaso o dalle ex Repubbliche sovietiche dell’Asia: ceceni, daghestani, ingusci, kirghizi, tagiki, uzbeki. Ma senza di loro si fermerebbero molti settori, dall’edilizia (assorbe il 40% della manodopera straniera) alla manutenzione, dai trasporti ad alcuni comparti commerciali.
In Russia dal ’91 sono entrati circa 10 milioni di immigrati, ma si stima che ve ne siano altri 4 milioni irregolari, di cui circa la metà a Mosca. In genere sono umiliati e offesi tre volte: dai datori di lavoro, dalla polizia e dai cittadini. Salari non pagati, abusi da parte degli agenti, attacchi razzisti, assistenza medica negata, alloggi da terzo mondo.