Andrea Colombo, Libero 17/4/2011, 17 aprile 2011
LA TRISTE FINE DI DRACULA TESTIMONIAL DI CASTRO
Che triste fine per un mito: costretto a fare da testimonial per una campagna di donazione del sangue sponsorizzata da Fidel Castro. Il conte Vlad l’Impalatore, in arte Dracula, mai avrebbe immaginato di concludere così la sua gloriosa carriera: da sanguinario condottiero rumeno in lotta con i Turchi, il vampiro più famoso di tutti i tempi si trova ridotto a spot pubblicitario nella godereccia Cuba salsa e merengue. Questa è solo una delle curiosità che si possono leggere nella nuova biografia del conte valacco, Dracula, scritta dall’archeologo Vito Bianchi (Raffaello Cortina, pp. 268, euro 19).
UN FEROCE DIFENSORE DELLA FEDE
Ma il vero Dracula (“figlio del drago” in romeno), nella realtà del tardo Medioevo europeo, era un diavolo o un difensore della fede? È questo l’interrogativo che apre la biografia,“Una storia vera” come recita il sottotitolo, scritta con una buona dose di verve narrativa. Nel complicato scenario della Romania frammentata del XV secolo, divisa fra diversi ducati e stretta nella morsa fra Ungheresi e Turchi, il giovane Vlad non scelse subito il fronte occidentale. Si barcamenò a lungo fra musulmani e cristiani, tentando di sfruttare le divisioni a suo favore, sempre e solo per accrescere il suo potere.
Cresciuto ostaggio della corte ottomana, apprese dagli islamici l’arte della guerra e, una volta giunto sul trono di Valacchia, cercò di superarli in spietatezza. Fece strage di sassoni cattolici, di ungheresi che non gli avevano giurato fedeltà, di diplomatici che non lo onoravano come un grande monarca.Vestito alla moda dei principi turchi, il giovane conte si distinse ben presto per una pratica particolarmente sadica: l’impalamento. Il supplizio richiedeva freddezza e abilità nell’immobilizzare le vittime nude, distese al suolo, divaricarne le gambe e trafiggerle, dal retto o dalla vagina, con la punta di un palo debitamente ingrassato, da sospingere con un grosso martello e da piantare infine nel terreno.
Sbaglia però chi voglia credere che questo tipo di tortura fosse limitata al regno sanguinario di Vlad. In tempi di lotte di tutti contro tutti, Dracula rientrava nella regola e nelle spietate abitudini in voga. La sua crociata contro i Turchi, benedetta da papa Pio II, e scatenata nella primavera del 1462, fece terra bruciata dei villaggi rimasti fedeli agli Ottomani. L’ecatombe si consumò a danno non solo dei musulmani, ma anche di quei disgraziati romeni che erano stati sottomessi dal dominio ottomano. Per portare a temine la sua carneficina, Vlad non esitò ad arruolare anche gli zingari. La controffensiva turca non si fece attendere: ma nella torrida estate dello stesso anno, nonostante la superiorità numerica e di armamenti, si arenò contro la guerriglia irregolare delle truppe comandate da Dracula. Alla fine il sultano fu costretto alla ritirata.
Paradossalmente, il paladino della lotta contro i fedeli di Allah in Europa verrà poi imprigionato dal cattolicissimo re ungherese Mattia Corvino, preoccupato per l’aumento di potere del duca valacco in un’area confinante con il suo regno. Liberato, tornerà in battaglia, alla testa delle sue truppe, ancora contro i Turchi, ma morirà in circostanze misteriose, forse ucciso a tradimento da un suo ex fedelissimo, nel dicembre del 1476.
Così finisce l’avventura terrena del conte Vlad III. Il combattente valacco però sarà destinato a resuscitare, sotto altre vesti, nei salotti romantici dei romanzieri dell’800 e soprattutto negli studios hollywoodiani che ne faranno l’icona del male. A partire dal celebre romanzo di Bram Stoker (1897), tra neogotico e il grand guignol, la leggenda del vampiro sarà spesso utilizzata dai registi alla moda. Restano memorabili il capolavoro espressionista “Nosferatu”, inquietante film muto diretto da Friedrich Wilhelm Murnau nel 1922, e il “Dracula” del 1931 con un indimenticabile Bela Lugosi, condannato negli anni seguenti a interpretare sempre lo stesso personaggio. Poi il mito si diffuse anche nei sottoscala del mondo dello spettacolo: non si contano film di serie zeta e sottogeneri pornografici ispirati al vampirismo, per non parlare dei videogiochi e perfino della moda musicale “dark” degli anni Ottanta, che deve molto all’immaginario oscuro di Stoker.
L’ECCEZIONE DELLA ROMANIA
Uno dei pochi Paesi a rimanere immune da questa contagiosa, e spesso kitsch, Dracula-mania fu, paradossalmente, la Romania. Nella sua terra natale, fino a tempi recenti e soprattutto durante la dittatura “nazional-comunista” di Ceasescu, Vlad fu sempre considerato un eroe, un patriota che ha scacciato l’invasore musulmano e difeso la civiltà cristiana. Solo qui però, il resto del mondo vagava allegramente nelle nebbie del mito vampiresco. Con la caduta del regime di Ceasescu anche la Romania si adeguò e trasformò il castello di Bran in una Disneyland per anime tenebrose, una gigantesca grotta delle streghe e dei vampiri di insuperabile cattivo gusto.
Andrea Colombo