Marina Mojana, Domenica-Il Sole 24 Ore 17/4/2011, 17 aprile 2011
QUATTRI PIOPPI DI MONET: 30 MILIONI - I
pini marittimi di Cap d’Antibes costano più degli abeti di Varengeville, ma molto meno dei pioppi di Limetz, una palude sulla riva sinistra dell’Epte, a circa due chilometri da Giverny. Non siamo al mercato degli agronomi di Francia, e non si sta discutendo del prezzo di piante rare, ma siamo nel dipartimento di pittura impressionista di Christie’s, dove vengono stimate le tele di Claude Monet (1840- 1926), uno dei dieci pittori più cari del mondo. Ad esempio il suo Les Peupliers, un filare di pioppi dipinto nel 1891, quota 20 milioni-30 milioni di dollari; alto poco più di un metro e stretto 72 centimetri, sarà battuto all’asta a New York il prossimo 4 maggio nella sede di Christie’s (20, Rockefeller Plaza), durante la vendita serale di arte impressionista e moderna, mentre verrà esposto al pubblico da venerdì 29 aprile, presso le Gallerie del Rockefeller Center.
L’opera è la più grande della serie di tele che l’artista dedicò ai pioppi, «l’albero della libertà» come è chiamato in Francia. Ne dipinse 24, dopo aver affrontato i covoni, ma prima della celeberrime serie delle cattedrali di Rouen e delle ninfee del giardino di Giverny. Siamo alla fine degli anni Ottanta e tutto il mondo degli impressionisti, incalzati dal giovane Seurat con la sua ricerca scientifica sulla percezione dei colori, sembra crollare. Monet non molla, ha l’ambizione di trasformare i suoi occhi in una macchina fotografica che registra incondizionatamente le impressioni fugaci di un colpo di vento e gli instabili effetti della luce: «Il soggetto riveste per me un’importanza secondaria – dice – voglio rappresentare ciò che vive tra me e l’oggetto», ossia l’atmosfera.
All’Argenteuil Monet aveva sperimentato per la prima volta il suo bateau-atelier, trasformando la barca a remi e attrezzandola con una cabina e un tendalino di stoffa. Un espediente già messo a punto dal paesaggista inglese Turner a Venezia e dal francese Daubigny a Barbizon. Monet, però, fa qualcosa di più e per tutto il 1891 si apposta all’aria aperta nelle immediate vicinanze della riva dell’Epte, oppure ne solca le acque stagnanti sul suo barchino (questo spiega la visione dal basso verso l’alto) e dipinge i pioppi da diverse prospettive, in stagioni e in condizioni di luce sempre differenti. Lavora su più tele quasi contemporaneamente, a intervalli di sette minuti l’una dall’altra e non si arrende davanti a nulla: zanzare, afa, nebbia, pioggia, freddo, bufera, neppure la notizia che il pioppeto sarà tagliato lo ferma; non si perde d’animo, stringe un accordo con il taglialegna e ottiene il rinvio del progetto.
I pioppi sono accolti con grande entusiasmo sia dalla critica che dai collezionisti fin dalla loro prima apparizione in pubblico, nel febbraio 1892, in casa del l’amico e mercante Paul Durand-Ruel. Una selezione dalla serie viene poi esposta nella prestigiosa Galerie Durand-Ruel di Parigi, dove si registra il tutto venduto: 3mila-4mila franchi a tela. Il primo proprietario di Les Peupliers è il dottor Georges Viau, un collezionista di quadri impressionisti tra i più influenti del momento. Poi il dipinto viene acquistato da Else Sackler – la prima moglie di Arthur M. Sackler, lo psichiatra e filantropo statunitense celebre per la sua passione per l’arte – che nel novembre del 2000 lo mette all’asta da Christie’s New York, dove se lo aggiudica per 7.046.000 $ un imprenditore asiatico, attuale proprietario e venditore.
La tela registra in undici anni un incremento di valore (teorico) di circa il 257% ed è tra le più apprezzate della serie per la forma dei pioppi, resi seguendo un movimento a serpentina, dinamico e sinuoso. Il top price di Monet è stato però messo a segno da una tela con le ninfee: Le Bassin aux nympheas del 1919 fu aggiudicato da Christie’s Londra nel giugno 2008 per 80,4 milioni di dollari, a quasi il doppio della stima.
Se si amano i quadri con fiori e piante, ma non si hanno milioni di dollari da investire, si può aspettare il 5 maggio, quando Christie’s batterà per 250mila-350mila dollari un bellissimo mandorlo in fiore di Pierre Bonnard (1867-1947).