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 2011  aprile 17 Domenica calendario

«L’AMERICA DIMENTICA DEEPWATER»

«Drill, baby, drill! Trivelliamo, trivelliamo, trivelliamo!». Il grido di battaglia di Sarah Palin alle presidenziali del 2008 è tornato improvvisamente di moda. È bastato un anno dal più grave disastro ecologico della storia americana, causato dall’esplosione di una piattaforma petrolifera della Bp nel Golfo del Messico il 20 aprile 2010, per trasformare in un grido patriottico un’incitazione considerata di cattivo gusto l’estate scorsa. Molte cose sono cambiate nel giro di pochi mesi, la più importante è che la totale catastrofe che molti avevano previsto non si è mai verificata. Il danno è stato immenso e duraturo - 11 morti nell’esplosione, 800mila metri cubi di greggio finiti in mare, migliaia di animali morti, fondali danneggiati, danni al settore ittico e turistico, e un conto di 40 miliardi di dollari per la British Petroleum, proprietaria del pozzo - ma le previsioni iniziali erano state talmente apocalittiche da aver fatto tirare alla nazione un sospiro collettivo di sollievo. Il Golfo è stato quasi interamente riaperto alla pesca, i turisti sono tornati sulle spiagge della Louisiana e dell’Alabama, e nuovi regolamenti sulle operazioni di trivellazione ad alta profondità hanno dato all’America un rinnovato senso di sicurezza.

Che rasenta la leggerezza o addirittura l’incoscienza, se si vuole dare ascolto ai gruppi ambientalisti ma anche al ministro degli Interni Ken Salazar, che pochi giorni fa ha accusato l’America di amnesia collettiva. «È come se l’incidente della Deepwater non fosse mai accaduto», ha detto in un momento d’ira, dopo aver letto il testo di tre proposte di legge avanzate dai repubblicani la settimana scorsa per aumentare la produzione di petrolio onshore e offshore, per abolire la moratoria sulle trivellazioni ad alta profondità istituita dal presidente Barack Obama lo scorso maggio, e addirittura per aprire vaste aree dell’Oceano Atlantico, del Pacifico e dell’Alaska all’esplorazione petrolifera.

Il ricordo dell’impotente senso di rabbia provato di fronte a un disastro che inizialmente pareva incontenibile - ripetuti tentativi di tappare la sorgente subacquea erano falliti per tre mesi prima del sigillo definitivo il 15 luglio - è stato obliterato da una semplice realtà: i prezzi del petrolio sono saliti nel corso dell’ultimo anno del 33% e hanno sfondato la soglia dei 100 dollari al barile. Con i prezzi della benzina alle stelle, le pressioni per far salire - non scendere - la produzione interna di greggio onshore e offshore di sono moltiplicate. Trivelliamo di più in America, dicono i repubblicani, per far scendere i prezzi e far salire i livelli di occupazione nel settore.

In realtà la produzione di petrolio su territorio americano è in crescita dal 2003, e l’anno scorso è aumentata di un altro 3 per cento. I produttori di petrolio hanno a disposizione immensi giacimenti (160mila chilometri quadrati) e trivellano solo quando il prezzo del greggio sale a un livello sufficiente da generare utili.

Per i repubblicani alla Camera, dove quest’anno hanno conquistato la maggioranza, l’occasione è quindi buona per approvare un’ulteriore espansione dell’attività petrolifera negli Stati Uniti. Meno certo invece è il destino della legge sulle regole di sicurezza delle trivellazioni offshore, discussa l’anno scorso quando il ferro era ancora caldo, ma finita nel dimenticatoio durante le elezioni di mid-term del novembre scorso.

Mentre il Parlamento americano temporeggia, le compagnie petrolifere hanno tuttavia già iniziato a istituire di propria iniziativa nuove regole di sicurezza per evitare incidenti costosi quanto quelli del Golfo. Il settore sta investendo in dispositivi capaci di funzionare a pressioni elevatissime (per questo motivo la valvola del pozzo Bp si era bloccata), ha sospeso o rimandato operazioni offshore per garantirne la sicurezza e ha istituito controlli stringenti sulle operazioni degli appaltatori. La Exxon Mobil, la Royal Dutch-Shell, la Chevron e la ConocoPhillips hanno anche investito un miliardo di dollari per progettare un sistema di contenimento capace di funzionare ad alte profondità il cui prototipo è già stato presentato in febbraio.