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 2011  aprile 17 Domenica calendario

I PIÙ RICCHI DEL MONDO NON HANNO LA LAUREA


Nella nazione dei college e dei master, di Harvard e Yale, dei prestiti per conseguire una laurea pagati solo dopo anni di sacrifici, si è scatenata una “rivolta” contro una delle istituzioni più “sacre” del sistema americano: l’università. Gli Stati Uniti si chiedono per la prima volta se abbia ancora senso spendere decine di migliaia di dollari e tante energie in un ateneo.
E la risposta è no. La riprova arriva dagli imprenditori che con le loro idee hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere, senza mai conquistare il fatidico pezzo di carta. Le storie di alcuni personaggi parlano da sole: da Bill Gates, il fondatore di Microsoft, a Steve Jobs, il guru di Apple, fino a Mark Zuckerberg, che ha messo in piedi Facebook. Hanno potuto realizzare i loro sogni solo andando via dall’università. Potrebbe trattarsi di casi, e invece no. Secondo la rivista Forbes, nella classifica dei paperoni del mondo sono molto più ricchi quelli che non si fregiano di titoli accademici, ma hanno puntato direttamente al ruolo di “amministratore delegato”, “ceo” in inglese.
A parte questi dati, c’è un vero e proprio movimento contro l’università, che è guidato da Peter Thiel, classe 1967, nato in Germania ma cresciuto in California, l’uomo che ha cambiato il modo di trasferire i soldi su Internet, dando vita al sistema PayPal, usato da milioni di persone. È tanto convinto della sua crociata antilaurea, pur avendone conseguita una, che ha creato il progetto “20 Under 20”, che prevede una sovvenzione da 100 mila dollari a 20 teenager per interrompere gli studi e lanciare un loro business. I candidati hanno tutti idee molto ambiziose: uno, ad esempio, vuole fondare una compagnia aerea low-cost per i voli transatlantici.
«Alcune delle tecnologie più innovative sono state create da persone che hanno abbandonato la scuola perché le loro idee non potevano aspettare». Come dargli torto? Cosa sarebbe il mondo se l’occhialuto e giovanissimo Gates avesse speso tutto il tempo sui libri ad Harvard e non avesse creato i software della Microsoft? Oggi Bill controlla un impero valutato in 56 miliardi di dollari, ed è nel gotha dei più ricchi del mondo. A Jobs è bastato un solo anno nel Reed College, Oregon, per capire che quel posto non faceva per lui. Nella sua mente c’era quella che poi è diventata una realtà tecnologica chiamata Apple, che gli ha permesso di accumulare un patrimonio di 8,3 miliardi di dollari. E poi c’è Zuckerberg, che è rimasto ad Harvard due anni, il tempo necessario per creare Facebook, nato fra i dormitori dell’ateneo. Oggi, a soli 26 anni, vanta una ricchezza pari a 13,5 miliardi di dollari. E sembra che l’America sia sempre stata così, anche nell’’800. Il magnate John D. Rockefeller si limitò a frequentare un corso da contabile della durata di 10 settimane, presso il Folsom’s Commercial College. Nella sua vita ha accumulato un patrimonio che oggi corrisponde a 192 miliardi di dollari. E di fronte a questa protesta anche i genitori iniziano a porsi qualche domanda. Soprattutto se pensano agli immani sacrifici che devono fare per mandare i figli ad università sempre più costose ed elitarie, che sono quindi riservate a chi è già ricco e non a chi vuole cambiare la sua condizione sociale. Un dato sconvolgente è quello del debito degli studenti americani, che ha raggiunto gli 800 miliardi di dollari, superando addirittura quello delle carte di credito. Le rette continuano a crescere, a un ritmo vertiginoso nelle ultime due decadi. Un corso di quattro anni costa circa 200 mila dollari, poi si devono aggiungere quelli del master, e trovarne a meno di 50 mila è un’impresa ardua. Tutto questo per uscire dall’università senza alcuna esperienza di lavoro. «Il mondo reale è molto diverso da quello che viene insegnato», ha detto Scott Banister, che ha lasciato l’Università dell’Illinois per creare IronPort, compagnia di internet, venduta per 830 milioni di dollari.

Alessandro Carlini