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 2011  aprile 17 Domenica calendario

MISS CINZIAGATE: MI CANDIDO ALLA FACCIA DI DELBONO


Sguardo fiero, piglio pugnace, solca i portici di Bologna con passo militare. Stringe mani e dispensa sorrisi come un politico di lungo corso, neanche fosse l’unico candidato sindaco a correre sotto le Due Torri. Invece è solo la capolista di una civica. Ma è molto più nota di tutti gli aspiranti primi cittadini, la signora del Cinziagate, al secolo Cinzia Cracchi. Furono le sue rivelazioni sulle vacanze a scrocco di Flavio Delbono, che la portava a Capri,Venezia e Cancun a spese della Regione quando lui era il vicepresidente e lei la sua segretaria (molto) particolare, a disarcionarlo dalla poltronissima di Palazzo D’Accursio. E ora ha deciso di buttarsi in politica. Ma per non alimentare il sospetto di aver fatto scoppiare il casino a tale scopo, non è scesa in campo col Pdl o col terzo polo, e tanto meno col Pd, ma con l’outsider Angelo Carcano.
Come può presentarsi alle Comunali dopo aver fatto per anni le vacanze a spese del contribuente?
«Quando andavamo in vacanza, io non sapevo che Flavio risultasse in missione e che pagasse con la carta di credito della Regione».
Ma se l’ha raccontato lei ai magistrati…
«Io ho semplicemente detto quando ero andata in ferie e dove. E caso voleva che Delbono risultasse in missione proprio nello stesso periodo e nello stesso luogo. Ma non sono andata a rivelarlo io ai magistrati di mia sponte, sono stati loro a convocarmi».
Quanto ha influito nella sua scelta di vuotare il sacco l’essere stata lasciata per un’altra?
«Un’altra con cui lui ha fatto la stessa cosa: andava in vacanza con lei a spese della Regione risultando in missione. Quello di Delbono era un sistema, un modo di vivere».
Se Delbono fosse stato ancora il suo compagno, avrebbe raccontato ai magistrati tutto ciò che ha detto?
«Certo, non sapevo cosa c’era dietro».
Quando ha conosciuto Delbono?
«Nel ’99 io lavoravo già in Comune quando andai al gruppo dell’Asinello. Flavio aveva l’ufficio di fianco al mio».
Dopo quanto è scoppiato l’amore?
«Dopo un paio d’anni».
Quanto è durato?
«Sette anni».
C’è qualcosa di bello che le è rimasto di questa storia?
«Nessuno rinnega mai tutto. Ma col senno di poi, sicuramente non lo rifarei. È stata la delusione più grande della mia vita, perché credevo in Flavio e lo amavo. Ho mandato all’aria un matrimonio per lui. Non mi ero veramente accorta di chi avevo vicino, avrei dovuto guardare con più lucidità il suo passato. Delbono aveva tre famiglie alle spalle e lasciò la donna che aveva avuto prima di me incinta di sei mesi senza nessuna spiegazione. La sua vita è sempre andata così. Infatti, anche con quella sua nuova compagna poi è finita malamente. E adesso sta con un’altra».
Come ha scoperto che aveva un’altra?
«Era una mia collega alla Regione, non è che ci volesse molto. L’ho saputo da un amico comune. Ma non è questo il punto. Dalla sera alla mattina mi sono ritrovata sul tavolo una lettera di trasferimento al Cup 2000, società a capitale pubblico di prenotazione per le prestazioni mediche, dove lui mi ha sbattuto a fare la telefonista. E stavamo ancora insieme».
Lei non ha provato a parlargli?
«Sì, ma non era possibile, si negava sempre. Ho dovuto chiedere aiuto ad altri politici per rientrare in Regione».
Carcano ha detto che lei è il simbolo delle donne maltrattate.
«Sicuramente. Tranne che mettermi sotto con la macchina, Delbono mi ha fatto di tutto».
Ma per molti lei è l’emblema della vendetta dell’ex sedotta e abbandonata…
«Nessuna vendetta. Ma spero che nessuna donna incontri un elemento come Flavio Delbono, che gioca con la vita degli altri e con la loro buona fede. Ma lui non c’entra con la mia decisione di candidarmi».
Qual è la vera ragione per cui ha deciso di buttarsi in politica?
«Io ho sempre lavorato nei gruppi consiliari. Ma ora che faccio la segretaria all’Istituto Beni culturali della Regione, non ho più la possibilità di seguire la politica. Questo mi ha spinto ad entrare in una lista civica».
Non la voglia di rivincita sul suo ex?
«No, perché la battaglia contro Flavio l’ho vinta io».
A Bologna si diceva che la vera mente politica di Delbono fosse lei…
«Quando ero nella sua segreteria ho dato il mio contributo di idee e in più di una circostanza mi ha ascoltato».
Cinzia Cracchi detta «la zarina».
«Davvero mi chiamavano così?».
La offende o la lusinga?
«Né l’uno né l’altro. Mi veniva naturale dargli consigli, era il mio compagno».
E adesso non desidera dimostrargli che lei è più brava politicamente?
«No, anche se non nego che per me la politica è una vecchia passione».
Lei, infatti, si candidò già nel 2004 con la Margherita.
«Sì, sogno di fare politica sin da bambina. Già allora seguivo le tribune elettorali».
Chi erano i suoi leader di riferimento nella Prima Repubblica?
«Berlinguere Craxi. Allora ci credevo nella sinistra».
E adesso?
«Assolutamente no. Ma non solo io. Nessuno oggi crede più nella sinistra».
Quanto pesa su questo giudizio la sua vicenda personale?
«Molto, perché io la malvagità di certe persone che si definivano di sinistra l’ho vissuta sulla mia pelle. Non puoi farti paladino del diritto al lavoro e poi lo togli a una donna che ne ha un bisogno disperato».
Ma quel lavoro non glielo aveva procurato Delbono?
«No, l’ho ottenuto facendo un concorso. Ho sempre lavorato con i politici, anche quando sono passata dal Comune alla Regione».
Con Delbono.
«Alla vicepresidenza lui non aveva chiamato solo me, ma tutto il suo staff, che è ancora lì, mentre io sono stata cacciata via malamente».
Ma adesso è tornata in Regione…
«Sì, ma faccio un lavoro di pura segreteria. La vicenda Delbono mi ha penalizzato moltissimo. Certo, se avessi taciuto, per me sarebbe andata meglio. Ma sono contenta così. Lo rifarei domani, pur pagando il prezzo…», si commuove, «il prezzo alto che ho pagato per me, per mia figlia, per la mia famiglia».
Chi teme più tra gli sfidanti, Manes Bernardini (PdL-Lega), Virginio Merola (Pd) o Stefano Aldrovandi (terzo polo)?
«Merola, Bologna era e resta una città rossa».
Se Bernardini e Aldrovandi hanno poche chance, la sua lista quasi zero. Chi gliel’ha fatto fare di scendere in campo con Carcano?
«La voglia di sentir parlare di me in termini che non siano il solito Cinziagate. Amo la mia città, la conosco bene e credo di poter essere utile. Penso di aver dimostrato di aver carattere e voglia di combattere. Spero che questo venga apprezzato dai bolognesi».
Dopo il Cinziagate, lei è stata corteggiata sia da Di Pietro che da Berlusconi. Non aveva più senso che lei si candidasse col Pdl visto il favore che gli ha fatto?
«No, perché la gente avrebbe detto: l’ha fatto perché miravo a una candidatura. E poi nessuno mi ha corteggiato».
Berlusconi non l’ha mai contattata?
«No, giuro. Magari lo facesse…».
Se Carcano vincesse, lei farebbe il vice?
«Mi piacerebbe molto».
E se fosse destinata a un assessorato, quale sceglierebbe?
«Le Politiche sociali».
Se si andrà al ballottaggio tra Merola e Bernardini, chi appoggerete?
«Il Pd le sue alleanze le ha già fatte, quindi rimane una sola strada».
Quale sindaco ha amministrato meglio Bologna in questi ultimi vent’anni?
«Guazzaloca».
Per chi votò lei alle ultime Comunali?
«Lasciai scheda bianca».
Certo, come no.
«Giuro. E se per assurdo stavolta si candidasse solo Delbono, non voterei».
Però, lei gli deve molto, grazie a lui non ha bisogno di farsi pubblicità, è molto più nota lei di tutti i candidati sindaci.
«Sì, ma ne avrei fatto a meno».
La accusano di voler monetizzare quella vicenda giudiziaria.
«Sciacalli. Io voglio solo dare un contributo alla mia città».
Non teme che il Cinziagate possa fungere da deterrente per la sua lista civica?
«No, chi ha seguito bene la vicenda sa che io mi sono semplicemente difesa. Ho solo rivendicato il mio lavoro».
Vi siete più sentiti con Delbono?
«No. L’ultima volta fu a gennaio 2010. Dovevo fare il primo interrogatorio in procura, lui era molto preoccupato…».
La minacciò?
«Cercò di comprarmi. Mi portò una lettera che io stracciai. Lui la buttò lì sul tavolo andandosene furente perché non avevo accettato le sue proposte. Rimisi insieme i pezzi e la portai in procura».
L’ex sindaco non le ha fatto neanche l’in bocca a lupo per la sua candidatura?
«Sarebbe un gesto troppo elegante per uno come lui».
Se lei e Carcano perderete, cosa farà?
«Continuerò a fare politica.Questo per me è solo l’inizio».
Pensa alle Politiche?
«Vediamo come va a Bologna, ma certo che ci penso…».
Sa già con chi vorrebbe candidarsi?
«Sì, ma non glielo dico».

Barbara Romano