Erica Orsini, il Giornale 17/4/2011, 17 aprile 2011
«Le carceri? Uno spreco La punizione è lavorare otto ore al giorno» - «La galera è una spreco di denaro, molto meglio mandare i detenuti a lavorare otto ore al giorno»
«Le carceri? Uno spreco La punizione è lavorare otto ore al giorno» - «La galera è una spreco di denaro, molto meglio mandare i detenuti a lavorare otto ore al giorno». A sostenerlo ieri è stato il ministro della Giustizia britannico Kenneth Clarke. In un’intervista provocatoria al quotidiano The Times Clarke ha esposto le sue idee rivoluzionarie sul modo di trattare i carcerati che a parer suo sarebbero molto più utili fuori dalle sovraffollate e inutili istituzioni carcerarie attuali. Autore di una proposta di riforma che verrà pubblicata il mese prossimo e che si propone di ridurre in maniera sostanziale l’attuale popolazione carceraria attraverso una serie di nuove procedure, Clarke ha sottolineato come il sistema utilizzato oggi e in passato sia divenuto in questo momento «finanziariamente insostenibile oltre che totalmente inutile ». «Non sono affatto favorevole ai metodi soft per trattare chi ha un debito con la società - ha precisato il segretario del governo di coalizione guidato da David Cameron- anzi sono convinto che le sanzioni debbano essere più severe, maggiormente efficaci e organizzate. Ritengo però che per i detenuti sia molto più rieducativo spendere otto ore della giornata lavorando piuttosto che rimanere a far nulla rinchiusi in spazi ristretti e sovraffollati». Basta dunque con la nullafacenza coatta, molto meglio rieducare il detenuto facendogli provare l’inferno quotidiano di un lavoratore normale da cui ha sempre tentato di sfuggire. Perché dopotutto, chi di noi non ha pensato, almeno una volta nella vita, che sarebbe molto meglio starsene rintanato in una cella anonima dotata di televisore a leggere un libro e a piangersi addosso piuttosto che trascorrere l’intera giornata a stressarsi, alle prese con un conto in banca sempre in rosso, destreggiandosi tra il capo rompiscatole e i colloqui con l’insegnante dei figli, tutto per racimolare uno stipendio che spesso basta a malapena a coprire le spese di gestione familiari? Probabilmente, soprattutto ora con la recessione economica che incombe, molti inglesi si sono augurati di potersene stare in pace, rinchiusi tra quattro mura, senza preoccupazioni materiali. Ecco che allora arriva Kenneth Clarke con la sua riforma a rassicurare il cittadino promettendo che le prigioni non devono essere quell’oasi di pace che l’opinione pubblica s’immagina. «Le carceri non sono alberghi- ha spiegato al Times e ai critici che nei giorni scorsi l’hanno accusato di aver un approccio troppo soft nei confronti dei criminali - ma sono sicuro che soprattutto per giovani e per coloro che si sono macchiati di reati poco gravi, per quelli che fanno uso di alcool o di droghe, la permanenza in carcere non sia affatto la soluzione migliore. Sarebbe invece più utile abituarli ad una routine lavorativa intensa non remunerata, ore al servizio della comunità che insegnino a seguire le regole della società civile, regole severe e senza sconti». Il ministro della Giustizia ha anche aggiunto di avere il pieno sostegno del Governo sulla riforma che prevede, tra le altre cose, la riduzione di almeno 3mila unità nell’ attuale popolazione carceraria, la chiusura degli edifici più vecchi e malandati la cui gestione appesantisce il bilancio di spesa, lo sconto di pena per i casi minori e il trasferimento dei detenuti malati di mente nelle apposite strutture di degenza.