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 2011  aprile 16 Sabato calendario

Comunistoni e criminali Gli artisti pop visti dall’Fbi - Mortificata da Julian Assan­ge e da Porn Wikileaks (che ha pub­blicato nomi, indirizzi e analisi mediche di 12mila attori porno), l’Fbi ha deciso di rilanciare la pro­pria immagine e all’inizio di aprile ha aggiunto al suo ar­chivio pubblico (ht­tp:// vault

Comunistoni e criminali Gli artisti pop visti dall’Fbi - Mortificata da Julian Assan­ge e da Porn Wikileaks (che ha pub­blicato nomi, indirizzi e analisi mediche di 12mila attori porno), l’Fbi ha deciso di rilanciare la pro­pria immagine e all’inizio di aprile ha aggiunto al suo ar­chivio pubblico (ht­tp:// vault.fbi.gov) una bella carrettata di pruriginosi files sino ad oggi coperti da segre­to di Stato. Le redazioni dei tabloid anglosassoni ci stan­no andando a nozze- soprat­tutto per le rivelazioni che confermerebbero la presen­za di Ufo nel cielo del New Mexico - e tra gli intellettuali c’è attesa per il prevedibile commento di Slavoj Zizek: «Come volevasi dimostrare, la missione storica dell’Ame­rica è di gettare tutto in pop». Non avrebbe torto, il filoso­fo sloveno. Frugando nei co­siddetti «Vault files», infatti, si scopre che non pochi di co­loro che negli ultimi decenni sono stati «attenzionati» dal­l’-Ufficio federale di investiga­zione appartengono ( da pro­tagonisti) alla pop culture più ortodossa. Michael Jack­son fu spiato nel 1993-94 e poi di nuovo nel 2004-05, causa sospetta pedofilia. Nel dossier su di lui troviamo la copia della patente di guida (con i capelli ancora ricci), i report di interrogatori con­dotti persino nelle Filippine (dov’erano tornati alcuni do­mestici che avevano lavora­to per Jackson nella residen­za di Santa Barbara), lettere private e una buona collezio­ne di articoli presi dalle rivi­ste scavafango di Hollywo­od. James Ellroy ci sguazze­rebbe come un bambino: leg­gendolo si percepiscono fisi­camente, come in un thriller, le trame dello spionaggio in­vestigativo stringersi intor­no al cantante e si seguono, quasi in cinemascope, tutti gli spostamenti da un motel all’altro, da un aeroporto al­l’altro, dei detectives asse­gnati all’indagine. Molte star fanno compa­gnia a Jackson: da Frank Sina­tra (2500 pagine di dossier, sorvegliato a fasi alterne dal 1943 al 1985 per presunta col­lusione con la mafia, estor­sione e addirittura «tenden­ze comuniste»: una volta osò persino cantare due canzoni a una festa di sinistra) al rap­per Notorius B.I.G., coinvol­to in varie vicende borderli­ne e assassinato il 9 marzo del 1997 su una Chevrolet Su­burban da un afroamerica­no vestito con smoking blu e papillon (raccomandiamo ai cronisti in erba di studiare questi dossier per imparare «il mestiere dei dettagli»). I Kiss, invece, furono «segui­ti » di routine a causa degli «insoliti problemi di ordine legale» (si legga: esplosioni di violenza) che si creavano durante le loro performan­ces, mentre per Jimi Hendrix e i Grateful Dead (con Jerry Garcia titolare di un Vault fi­le dedicato) le ragioni della Legge appaiono più chiare: droga. Nel marzo del 1969, con il beneplacito del diretto­re J. Edgar Hoover (che scri­ve: «Tutto ciò potrebbe avere effetti dannosi sui nostri gio­vani »), Jim Morrison & The Doors furono messi sotto os­servazione per «linguaggio sporco e repellente» e per una serie di inqualificabili, la­scive esibizioni pubbliche. Che vanno a far compagnia a quelle di John Lennon e Yo­ko Ono ( nudi sulla copertina di un album): i due, tra l’al­tro, come viene riportato in un file di 200 pagine, coltiva­vano una profonda amicizia con le droghe e finanziavano gruppi di sinistra. Anche gli altri Beatles davano filo da torcere: sceriffi locali e agen­ti dell’Fbi scrutavano che ti­po di pubblico attirava la band e riuscivano a intercet­tare in anticipo (come in un report da Kansas City nel 1964) l’atmosfera che si sa­rebbe creata durante il con­certo. Ci sono pure dossier più re­centi da cui sappiamo che la coniglietta di Playboy Anna Nicole Smith possedeva una 357 Magnum regolarmente registrata «per autodifesa», che però non la difese abba­stanza da se stessa (morì per l’abuso di almeno nove so­stanze diverse). La Smith fu indagata anche per aver di­chiarato il falso durante una causa per bancarotta perso­nale (nascose alcuni asset e gioielli del suo patrimonio). C’è poi il capitolo scrittori. E qui, complice il narcisismo della categoria, se ne vedono di tutti i colori. Bertolt Brecht fu «attenzionato» nel 1943 per «inclinazioni comuni­ste », che nonostante la sua ri­chiesta di diventare cittadi­no statunitense non si cura­va minimamente di sfuma­re. Il dossier su di lui riporta lunghi stralci di poesie e ana­lisi filologiche dei suoi libri, con una pignoleria che si tro­va solo nei critici accademi­ci. Truman Capote era spon­sor di «Fair Play for Cuba Committee», gruppo filoca­strista sorto nel 1960 per «di­re la verità a chiunque la chie­da » a proposito della Rivolu­zione Cubana. Di Norman Mailer sappiamo fin dalle cronache: tendenza al whisky, alla marijuana e alle risse per strada; nel 1960 ferì una delle molte mogli (tre an­ni con la condizionale, lui commentò: «Finché usi il col­tello c’è ancora un po’ di amore»). Ma per l’Ufficio fe­derale il problema era un al­tro: Mailer andava in giro a dire che la stessa Fbi era una «polizia segreta» e che la si doveva abolire, prendeva parte a campagne pacifiste e rimaneva un «leftist» convin­to, uno di sinistra, sebbene quando gli faceva comodo tendesse a nascondere la pro­pria posizione politica. Il malinconico e vitale He­mingway, invece, ha dato molto lavoro agli agenti del­l’Fbi, in quanto residente a Cuba nei critici anni Quaran­ta e Cinquanta. Durante la guerra pattugliò la costa in cerca di sommergibili tede­schi ( molto whisky, pochi av­vistamenti), più tardi fece «copertura di intelligence» per gli Usa, ma tutto finì «in report vaghi, infondati e sen­sazionalistici », per non dire di altre roboanti attività spio­nistiche che si piccò di svol­gere, a sua volta spiato dal­l’Fbi, in un cortocircuito sur­reale. E da un dispaccio infor­mativo all’ambasciatore al­l’Avana viene fuori che il vec­chio Ernest andava in giro a dire che l’Fbi, in fondo, non era altro che «la Gestapo americana».