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 2011  aprile 15 Venerdì calendario

CACHEMIRE, EFFETTO «SENSO»

Importato in Occidente alla fine del Settecento e di gran moda in età napoleonica, il cachemire era praticamente scomparso negli anni Cinquanta del ’ 900. Tanto che Luchino Visconti, durante la realizzazione di Senso, nella scena che vedeva Alida Valli ammantata in un grande scialle di cachemire, dovette adattarsi a coprire l’ attrice con un folto tappeto, unico tessuto che fu possibile trovare con questa decorazione. Perché il termine cachemire, oggi notissimo per la lana con cui sono fatti i maglioni più ambiti, indica contemporaneamente il prezioso filato, la località di provenienza e infine il tipico motivo decorativo orientale che raffigura un cipresso inclinato dal vento. Nell’ Ottocento furono gli scialli con questo motivo a conquistare le nobildonne europee, che amavano drappeggiare il caldo accessorio sopra le leggerissime vesti di mussola bianca indossate anche in pieno inverno. Chi volesse vedere da vicino come si abbigliavano le dame del Direttorio e dell’ Impero e toccare dal vero i loro sontuosi scialli, può farlo alla piccola ma deliziosa mostra «L’ immagine del cachemire nella pittura dell’ Ottocento», allestita in occasione della Settimana della Cultura al Museo Mario Praz, (via Zanardelli 1, fino al 17 aprile, ingresso gratuito). Curata da Patrizia Rosazza-Ferraris e Eugenio Busmanti con l’ aiuto di Piero Tosi e Andrea Crisanti, la rassegna presenta sei grandi stole selezionate dalla vasta collezione della celebre sartoria teatrale Costumi Tirelli di Dino Trappetti. Nella mostra, ogni stola è abbinata a un quadro di casa Praz, dove appaiono ritratti di signore di due secoli fa avvolte nei raffinati tessuti. Così, nell’ ingresso, una sciarpa a fondo rosso con un alto bordo a motivi cachemire ammanta la figura alle spalle della «Pittrice al cavalletto» dell’ artista spagnolo José Aparicio. Nella galleria, un ampio scialle dagli inconsueti toni grigio-azzurri completa l’ eleganza della «Signora con un libro, presso un cestino da lavoro», ritratta dal francese Louis François Aubry. Nello studio, Teresa Pikler, la bella moglie di Vincenzo Monti (indimenticabile traduttore di Omero), raffigurata da Carlo Labruzzi, sfoggia un tessuto bruno dorato con motivi orientali abbinati a rosette a stella. Nella sala delle Biblioteche, il visitatore è accolto dalla contessa R., ritratta da uno sconosciuto alla maniera di Aspasia, ovvero a seno nudo, ma con le spalle ben coperte dal suo amato cachemire.
Lauretta Colonnelli