Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 09/04/2011, 9 aprile 2011
LE ZONE D’OMBRA - L’
appuntamento con Giorgio Nisini è davanti alla Chiesa del Ruscello, alle porte di Vallerano. Agli inizi del Seicento, l’ immagine della Madonna, nella cappellina costruita accanto a una sorgente, avrebbe cominciato a versare sangue dalle labbra. Grazie al miracolo, furono raccolti i soldi per restaurarla e inglobarla in un edificio monumentale che si dice fosse disegnato dal Vignola. Si dice anche che i restauri avrebbero dovuto cancellare i graffi provocati sul viso della Vergine dalle fascine di legna che i villani depositavano sul piccolo altare quando si fermavano a bere alla sorgente, al ritorno dai campi. Tra quei villani c’ erano gli antenati di Nisini, che ha tre mestieri: agricoltore, professore universitario e scrittore. Coltiva castagne, insegna Sociologia della letteratura all’ università La Sapienza e il suo secondo romanzo, «La città di Adamo», è stato proposto dall’ editore Fazi per il premio Strega. I castagneti - cinquanta ettari nelle montagne sopra il paese - li ha ereditati dal nonno contadino e dal padre pediatra, che aveva abbandonato la campagna ma non l’ amore per la terra. Giorgio li ha fatti diventare protagonisti del romanzo. Per raggiungerli, si sale per un sentiero che costeggia una macchia di bosco ceduo e si arriva nel piano di Fontedoro, dove sorgono i castagni più grandi e pregiati. È in mezzo a questi castagni secolari che si svolge la storia inquietante di Marcello Vinciguerra, imprenditore agricolo di successo, che ha ereditato dal padre l’ azienda sui monti Cimini, una delle più importanti d’ Italia. Moglie bella e sofisticata, villa appariscente, «inesorabilmente felici» almeno agli occhi degli altri: questa la vita del Vinciguerra. Finché una sera, guardando in televisione un servizio su un boss della camorra, gli affiora alla mente uno strano ricordo dell’ infanzia, insinuandogli il dubbio sull’ onestà, fino ad allora certissima, del padre. «Niente di autobiografico, ma tendo a non amare le visioni manichee della realtà. Credo che ognuno abbia la sua zona d’ ombra. Come autore mi interessa indagare in queste zone grigie, riflettere su come si può vivere la legalità. I giudici condannano, i costituzionalisti dettano le regole, gli scrittori possono raccontare le contraddizioni». Scrive a un certo punto: «La vergogna per un padre può essere molto più aggressiva della vergogna per se stessi». Questo malessere, dovuto al dubbio di vivere in un mondo ambiguo, in cui tutti possono essere onesti o collusi, pervade il libro dalla prima pagina all’ ultima. Ed è un chiodo fisso per Nisini. Continua a parlarne mentre scendiamo dai monti verso il paese. Poco prima di arrivare al piccolo cimitero, indica una casa in mezzo agli alberi: «Qui abitava Corrado Alvaro, ora è sepolto là, accanto a mio padre». Anche lo scrittore calabrese era attratto dagli «infiniti possibili» a cui è esposto l’ uomo. «La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società, è il dubbio che vivere onestamente sia inutile», scrisse nell’ ultimo diario. Nisini l’ ha conosciuto attraverso i racconti di suo padre, che da bambino si fermava a parlare con lui quando scendeva dai monti con l’ asino carico di sacchi di castagne. «E il 9 giugno scorso, compleanno di mio padre, in Campidoglio ho ricevuto il premio Corrado Alvaro. Sono coincidenze che fanno impressione». Ma a farlo decidere per la letteratura è stato Eugenio Montale. «Ero al secondo anno della facoltà di Fisica, gli esami andavano benissimo. Un giorno, mentre studiavo la legge della termodinamica, feci una pausa-caffè e presi in mano Ossi di seppia. Lo aprii a caso: «Riviere, bastano pochi stocchi d’ erbaspada penduli da un ciglione sul delirio del mare». La sera stessa telefonai a casa per annunciare che avrei abbandonato gli studi di fisica per iscrivermi a Lettere». Aveva scoperto che le certezze delle scienze non lo tranquillizzavano affatto. «Certe volte avevo l’ impressione che bastasse una puntura di spillo per farle scoppiare». Giorgio Nisini partecipa all’ Auditorium Parco della Musica, alla manifestazione «Libri come»: oggi alla tavola rotonda «Come si scrive legalità» e domani presenta «La città di Adamo».
Lauretta Colonnelli