Varie, 16 aprile 2011
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Arrigoni Vittorio
• Besana Brianza (Monza) 4 febbraio 1975, Gaza (Palestina) 15 aprile 2011 (impiccato dalla banda di estremisti salafiti che l’aveva rapito il giorno prima). Pacifista • «[...] Militante dell’International Solidarity Movement (Ism), che comprende militanti di tutto il mondo che partecipano ad atti di protesta non violenta contro l’occupazione israeliana [...] conosciuto da tutti a Gaza per il suo impegno nella Striscia, dove vive dal 2008 [...] rapito [...] da un commando di estremisti salafiti che minaccia d’ucciderlo entro 30 ore se non otterrà dal governo di Hamas, al potere nella Striscia, il rilascio di un gruppetto di suoi militanti finiti in cella. Con uno scenario ispirato al feroce rituale iracheno, un video con la minaccia di morte è stato postato qualche ora dopo il sequestro su Youtube, dove Arrigoni appare con gli occhi bendati, tracce di sangue sul volto ed evidenti segni di un pestaggio. [...] L’ultimatum, espresso per iscritto in arabo, è agghiacciante e soprattutto molto ravvicinato. Arrigoni sarà assassinato nel giro di 30 ore [...] se Hamas - che i salafiti avversano da posizioni ancor più oltranziste - non libererà i “confratelli arrestati” negli ultimi mesi nella Striscia. La sovraimpressione dei rapitori - che dicono di appartenere a un gruppuscolo della galassia jihadista filo-Al Qaeda, la “Brigata Mohammed Bin Moslama”, coinvolto in tentativi di sollevazione anti Hamas come quello represso nel sangue nel 2009 nella moschea bunker di Rafah - accusa il volontario di diffondere “i vizi occidentali” fra i palestinesi e l’Italia di combattere contro i Paesi musulmani. [...]» (Fabio Scuto, “la Repubblica” 15/4/2011) • «[...] è arrivato a Gaza [...] con la prima missione pacifista della Flottiglia e da allora, tranne brevissimi periodi, è sempre rimasto nella Striscia divenendone a tutti gli effetti “un cittadino” [...] uno spirito allegro, nonostante la dura vita che deve affrontare chi per scelta milita come lui nell’International Solidariety Movement, un gruppo di attivisti che fanno da scudi umani per permettere ai pescatori di Gaza di lavorare anche nelle zone vietate dagli israeliani (i pescatori nella Striscia non possono superare le tre miglia marine con le loro barche per il blocco della Marina militare israeliana). Vittorio per questo era rimasto ferito. Poi lui faceva anche lo scudo umano accompagnando i contadini nelle Buffer Zone - un’area che va dai 500 metri al chilometro e mezzo - le aree coltivabili al confine con Israele dove vieta ogni attività per motivi di sicurezza ma che rappresentano il 30% delle terre coltivabili di Gaza. “Non credo ai confini e alle barriere, credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini, alla stessa famiglia umana”, dice così Arrigoni in uno dei tanti servizi da Gaza, molti dei quali disponibili on-line. L’attivista per i diritti umani (“non è un lavoro, ma una vocazione”, dice di sè su Facebook) scriveva per il manifesto e per il suo blog guerrillaradio.Iobloggo.It. Il suo ultimo post è la denuncia della morte sul lavoro [...] di quattro lavoratori “per via del crollo di uno dei tunnel scavati dai palestinesi sotto il confine di Rafah”. Tramite i tunnel, spiegava Arrigoni, “passano tutti i beni necessari che hanno permesso la sopravvivenza della popolazione di Gaza strangolata da 4 anni dal criminale assedio israeliano”. [...] Sull’assedio di Gaza da parte degli israeliani, Arrigoni ha anche scritto un libro, Restiamo umani, in cui ha ricostruito dal punto di vista dei pacifisti “le tre settimane di massacro subite dai palestinesi” durante l´Operazione Piombo Fuso del 2009 [...] insieme all’amico regista Maurizio Fantoni Minnella aveva realizzato un documentario [...] Gaza a cielo aperto, sulla vita quotidiana dei netturbini di Gaza, costretti a raccogliere l’immondizia con carretti trainati da asini a causa dell’embargo che limita l’ingresso di container, mezzi e carburante nella Striscia e sulle tonnellate di spazzatura che invadono le strade. [...]» (f. s., “la Repubblica” 15/4/2011) • «[...] Il suo corpo è stato ritrovato nell’angolo di una stanza spoglia, riverso su un materasso, aveva indosso un giaccone nero, i polsi legati, sangue sul volto, profondi segni rossastri attorno al collo, il nastro adesivo nero ancora sugli occhi. “L’hanno ucciso con un laccio di plastica”, spiega il medico responsabile del reparto che ha compiuto un primo esame del corpo del giovane [...] L’ultimo sfregio prima di assassinarlo è stato quello di strappargli il piercing che portava sul sopracciglio sinistro. [...] Il suo cadavere è stato scoperto dalle forze di sicurezza di Hamas [...] dopo un’irruzione in un appartamento nel quartiere di Qarama, nella periferia nord di Gaza City. Il suo assassinio è avvenuto ben prima della scadenza dell’ultimatum dei rapitori [...] “L’hanno ucciso subito dopo aver girato quel terribile video”, dice uno degli investigatori della polizia di Hamas [...]» (Fabio Scuto, “la Repubblica” 16/4/2011).