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 2011  aprile 16 Sabato calendario

IL MANICHINO RUBA LA SCENA ALL’ABITO - «L

a Ferrari dei manichini» , secondo la definizione del New York Times, disegna corpi bronzo per Roberto Cavalli, mannequin in vetroresina trasparente per Giorgio Armani, piedi perfetti per Emilio Pucci. Le sculture di Bonaveri prendono forma in una fabbrica di Renazzo di Cento, a Ferrara, dove nel 1950 il fondatore Romano Bonaveri ha intuito di poter trasformare in mestiere il talento nel manipolare carta e gesso. La manualità unita a una ricerca del senso della forma, grazie alla fusione nel 2000 con azienda S c h l ä p p i c e l e b r e p e r l a visionarietà delle proprie creazioni, ha fatto della Bonaveri l’azienda leader dei corpi inanimati. Oggi l’azienda guidata da Andrea e Carlo, produce circa 20 mila manichini l’anno con un intento guida: dialogare con le creazioni degli stilisti. Un laboratorio creativo di 12 mila quadrati in Italia, una rete di rappresentanza ramificata tra New York, Londra, Parigi, Dusseldorf, Amsterdam, Anversa, Zurigo, Atene, Singapore, Hong Kong, Tokyo e Melbourne e l’imminente apertura della Bonaveri Hong Kong, per gestire la produzione di manichini dedicati esclusivamente ad assorbire la domanda proveniente dall’Asia. Un’affascinante storia di figure sottili e flessibili, che passano prima attraverso lo studio computerizzato dei volumi e solo dopo sotto le mani di maestri scultori che con argilla, gesso e resine modellano il manichino finale. «È un processo che inizia con una chiacchierata con i nostri clienti: chiediamo cosa vogliono far emergere, quale aspetto della collezione intendono esaltare» , racconta Andrea Bonaveri. Alberta Ferretti, Bottega Veneta, Christian Dior, Larusmiani, Ferragamo, Missoni, ma anche Zara. Il rapporto con gli stilisti e la capacità di assecondarne e supportarne le visioni, si esprimono quotidianamente nelle vetrine ma anche nelle grandi retrospettive, come quella al Petit Palais di Parigi con la mostra antologica su Yves Saint Laurent. «Abbiamo esposto al Metropolitan di New York, collaborato con Vanessa Beecroft e partecipato a un ricordo di Alexander Mc Queen. Per la boutique londinese Louis Vuitton di Bond Street abbiamo ideato insieme allo scultore Lorenzo Piemonti corpi sofisticati e alti quasi due metri, con il classico bauletto al posto della testa, come se volessero dire che la borsa è da sempre nella wish list di tutte le donne» . Lo scorso febbraio, al Kunst Palast Museum di Dusseldorf, Bonaveri ha raccontato la propria visione del manichino, con dodici nuove collezioni per la linea Bonaveri Artistic Mannequins e Schläppi. Sintesi tra forma e funzione, con sagome stilizzate, femminili, androgine, nette, e al posto delle braccia aste di metallo cromato. Tra prodotto industriale e opera di design, i manichini Bonaveri raccontano anche la trasformazione del corpo. «Con gli anni abbiamo modificato gli standard estetici: siamo passati dalle rotondità femminili degli Anni 60 alle modelle di oggi che pesano poco più di 40 chili» . Linee dunque asciugate, seno rimpicciolito, sedere schiacciato e gambe allungate, e mai senza un tacco di dieci centimetri ai piedi. Una metamorfosi che ha investito anche l’uomo. «Una rivoluzione meno dettagliata ma ugualmente significativa— dice Bonaveri—. La taglia 50 per i ragazzi è quasi scomparsa, oggi l’uomo ideale veste una 46» . Michela Proietti