GIGI RIVA , Repubblica 15/4/2011, 15 aprile 2011
BEN AMMAR: "GERONZI CAPRO ESPIATORIO BENE SE DELLA VALLE COMPRA IL CORRIERE"
Tarak Ben Ammar, 61 anni, è al centro, in questa fase, di tutte le partite più importanti che investono il riassetto del nostro capitalismo. Qui parla di Bolloré e di Geronzi. Di piazzetta Cuccia e del Leone di Trieste. Partendo però, da un biglietto da visita che vuole rettificare. Tarak Ben Ammar, finanziere franco-tunisino, vicino a Silvio Berlusconi. «Non rinnego l´amicizia, anzi, ma non sono mai stato il suo rappresentante dentro Mediobanca. Una menzogna che viene ripetuta da sette anni e che è diventata a lungo andare una verità».
Lei ripete in questi giorni che Berlusconi si è arrabbiato perché nessuno lo ha avvertito della defenestrazione di Geronzi.
«Esatto. Che ci si creda o no, in sette anni non ho mai parlato con lui di quello che si decide in Mediobanca o in Telecom».
Forse di Geronzi non sapeva nemmeno lei.
«Errato. Lo sapevo la sera prima. E lo sapeva anche Geronzi. E se facessi parte della squadra di Berlusconi, come si pretende, avrei avvertito il capoallenatore, o no? Invece niente».
Sapevate anche il vicepresidente di Generali Alberto Nagel avrebbe firmato la lettera contro Geronzi?
«Si trattava di sacrificare Geronzi e salvare Bolloré. Nagel non poteva andare contro lo schieramento che si era formato dopo che si era rotto il rapporto di fiducia col presidente. E Nagel ha protetto Bolloré. Non dimentichiamo che era Bolloré nel mirino, gli intimavano di chiedere scusa e di mettersi da parte perché non aveva firmato il bilancio. Geronzi a quel punto ha capito che era meglio uscire con eleganza. Cosa che ha fatto. E gli hanno pure detto grazie. Con gli svariati milioni di euro che ha avuto per buonuscita. È stato come il capro espiatorio biblico. Sacrificato per il superiore interesse delle Generali».
Non sarà che dietro tutto questo la vera sfida sia sulla Rcs, sul "Corriere della Sera"?
«Io penso che Diego dovrebbe comprarsi il "Corriere della Sera". Sarebbe un elemento di chiarezza. Il problema adesso non è l´intervento di Tizio o di Caio che forse non si azzardano nemmeno a chiamare il direttore o il giornalista per esercitare una pressione. Ma, con tanti soggetti nell´azionariato, c´è un´influenza indiretta e fastidiosa. Non si capisce bene quale sia la linea del giornale. Mentre è interesse della democrazia che ci sia trasparenza e che un grande giornale esprima una linea chiara anche se di parte. Succede per la Fiat con "la Stampa", succede per De Benedetti con "Repubblica". Sarebbe meglio succedesse anche col "Corriere"».
E succederà secondo lei?
«Difficile mettere tutti d´accordo, ma sarebbe auspicabile. Oltretutto Diego, che rispetto perché è un uomo onesto, adora la comunicazione, il protagonismo mediatico».
Chi sarà, adesso, il giudice di ultima istanza della finanza italiana? Palenzona? Bazoli? Nagel?
«Io credo sia finita l´epoca dei giudici di ultima istanza. Il mondo è cambiato dall´epoca di Cuccia. Adesso il mercato è globale. In Mediobanca c´è un equilibrio molto sano. Non ci sono guerre. Certo non tutti la pensiamo alla stessa maniera».