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 2011  aprile 15 Venerdì calendario

TASSARE GLI OBESI? L’AMERICA SI DIVIDE

Respinto dai dirigenti del distretto scolastico di Los Angeles ai quali aveva chiesto di limitare la vendita di bibite dolcificate agli allievi, il celebre chef inglese Jamie Oliver ha reagito con un «pugno nello stomaco» televisivo. Ha portato in un parcheggio un vecchio bus scolastico giallo, scoperchiato. Poi, davanti alle telecamere di «Food Revolution» , la sua trasmissione, ha fatto versare sul pullman una quantità di zucchero (in realtà sabbia bianca) pari a quella che viene diluita nel latte aromatizzato consumato in una settimana dagli studenti della città. I camion hanno continuato a scaricare polvere bianca fino a quando il bus non è stato quasi sepolto: 57 tonnellate di zucchero assorbito senza motivo da ragazzini candidati all’obesità e al diabete.
La «lezione inglese» non è piaciuta agli amministratori della metropoli californiana, ma fa discutere un Paese che – libertario in tutto, compresi i costumi alimentari – da tempo si chiede come disincentivare, senza ricorrere a vincoli e divieti, il consumo di cibi ipercalorici che ha trasformato l’America in un Paese composto per quasi un terzo da obesi.
Convincere la gente a rinunciare ad hamburger e patate fritte non è facile, ma chi propone regole o addirittura l’introduzione di una fat tax (una tassa su cibi zuccherati e grassi simile quella sul fumo) non si sente più dare dai liberisti del food nazi, come avveniva anni fa.
L’ultima novità, la settimana scorsa, dal «Far West». Scettica sull’efficacia di una tassa su bibite gassate e panini ipercalorici, la governatrice dell’Arizona, Jan Brewer, ha proposto di tassare direttamente chi è grasso: gli obesi che non soffrono di patologie all’origine del loro stato e che non fanno nulla per dimagrire dovranno pagare un ticket di 50 dollari destinato alle casse di Medicaid, la sanità pubblica per gli indigenti che spende cifre enormi per le malattie legate all’eccesso di peso.
«Misura crudele e regressiva», visto che l’obesità è più frequente tra i poveri, ha tuonato la sinistra liberal, mentre anche la destra libertaria è rimasta interdetta dall’iniziativa poco liberale della governatrice repubblicana. Ma, a sorpresa, le reazioni positive sono state molto più numerose di quelle negative: ormai gli americani percepiscono il problema sociale, capiscono che quella della massa corporea non è più solo una questione personale. Se ne accorgono quando si siedono in aereo tra due obesi o quando leggono che la cura di chi è sovrappeso costa, ormai, più di 200 miliardi di dollari l’anno al contribuente Usa. E adesso anche i progressisti del Los Angeles Times plaudono all’iniziativa della Brewer, l’arcigna conservatrice che hanno tanto spesso attaccato.