Massimo Gaggi, Corriere della Sera 15/04/2011, 15 aprile 2011
UN MILIARDARIO COME PRESIDENTE: TRUMP SOGNA LA CASA BIANCA —
«Donald Trump non è un candidato serio» — sibila, irritato, davanti alle telecamere della Cnn, Eric Cantor, il leader della maggioranza repubblicana alla Camera. «Non ha alcuna possibilità, non si può basare una campagna sul certificato di nascita di Obama» . A fare notizia non è il «no» di Cantor (e di altri capi conservatori) alla candidatura del miliardario diventato showman coi suoi reality televisivi, ma la decisione di gridarlo in tv: segno di grande nervosismo davanti ai sondaggi dai quali Trump esce come uno dei candidati di punta, se non il più popolare. Quella che solo dieci giorni fa sembrava la boutade di un ricco immobiliarista egocentrico sempre a caccia di pubblicità per sé e per il suo show, «The Apprentice» , sta diventando un affare maledettamente serio per i repubblicani: un recente sondaggio Nbc-Wall Street Journal ha dato Trump al 17 per cento dei consensi: secondo a pari merito con Huckabee, dietro a Mitt Romney (21 per cento). Poi è arrivato il poll della Cnn che l’ha incoronato capofila col 19 per cento, sempre insieme a Huckabee e davanti a Sarah Palin e Romney.
Trump può diventare davvero un contendente serio nella lotta per la nomination repubblicana? Probabilmente no, anche se negli ultimi decenni, in America come in Europa, vari personaggi forti di una grossa ricchezza personale o di un’immagine televisiva brillante (da Schwarzenegger a Berlusconi) sono riusciti a imporsi in politica.
Ma Trump è un personaggio decisamente caricaturale, ritratto dagli stessi quotidiani della destra con la faccia del clown. Ha una biografia piena di episodi imbarazzanti (nel 2009, ad esempio, ospitò in una sua tenuta la tenda di Gheddafi) ed è un bugiardo sfrontato.
Chi lo sceglie nei sondaggi, probabilmente tutto questo lo sa. E tuttavia Donald, con la sua aria combattiva e la retorica da guascone, evidentemente appare più convincente degli altri politici che si preparano ai blocchi di partenza della campagna elettorale.
Il Trump che vola nei sondaggi nonostante gli attacchi della Fox Tv, la rete dei conservatori militanti, è un’assordante sirena d’allarme per il partito repubblicano che, evidentemente, fatica a definire uno schieramento per le primarie. Gli uomini di cui si parla non entusiasmano.
In pista, al momento, ci sono cinque personaggi piuttosto «ingessati» : governatori (Daniels dell’Indiana e Barbour del Mississippi) o ex governatori (Romney, Pawlenty e Huntsman) soprannominati dai politologi «the Fairfax Five» , laddove Fairfax è l’elegante sobborgo di Washington nel quale vive George Will, il columnist conservatore «istituzionale » che un mese fa ha dato il suo «endorsement» ai cinque. Una pattuglia alla quale l’arcipelago ribelle dei Tea Party oppone il quintetto sanguigno dei «Factional Five» (i cinque faziosi): Sarah Palin, Michele Bachmann, Ron Paul, Newt Gingrich e, appunto, Donald Trump. Nessuno di questi è, ancora, ufficialmente in corsa. Nessuno appare in grado di conquistare consensi molto più vasti della sua base radicale d’origine.
E, infatti, al quartier generale di Obama si fregano le mani: il presidente avrà pure deluso i suoi elettori, ma i repubblicani stanno ancora peggio. Le accuse di Trump non preoccupano: «Non ha alcuna possibilità di farcela» dice David Plouffe, consigliere della campagna elettorale del presidente. «Non ha leadership. Se guadagna nei sondaggi, per noi va bene: non sarà mai lui il presidente scelto dagli americani» . Più pericoloso Huckabee, che, però, si tiene in disparte.
Trump, che ancora non ha ufficializzato la sua candidatura, sembra, comunque, cominciare a crederci: ieri ha strutturato meglio i suoi attacchi («Questo Paese non è mai stato ridotto in condizioni peggiori, è malgovernato, stiamo tornando ai tempi di Carter» ) e nel fine settimana parlerà in Florida, a una manifestazione dei Tea Party.
A spaventare i repubblicani è soprattutto la forza della sua immagine televisiva, il rischio che ricorra alla popolarità della sua trasmissione per sopravanzare gli altri candidati. Lui nega, dice che sarebbe una violazione della legge elettorale, ma dal suo ufficio comunicano che la conferenza stampa per sciogliere la riserva potrebbe essere annunciata da Trump il 22 maggio: durante la finale di «The Celebrity Apprentice» , il suo show di quest’anno. Magari non otterrà la nomination, ma sarà campione d’ascolti.
Massimo Gaggi