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 2011  aprile 13 Mercoledì calendario

Resuscita il museo dei capolavori di gesso - Ci sono i cosiddetti «pugilatori» di Antonio Canova, le Ore di Carlo Finelli e il Mercurio di Bernardo Cacciatori

Resuscita il museo dei capolavori di gesso - Ci sono i cosiddetti «pugilatori» di Antonio Canova, le Ore di Carlo Finelli e il Mercurio di Bernardo Cacciatori. Ma anche altre 250 statue di gesso, realizzate nel corso dei secoli dai maestri del marmo, come modelli preparatori alle loro opere o come calchi successivi. Sembrerebbe, dunque, di essere in un museo-gipsoteca, se non fosse che molti di questi preziosi cimeli sono tenuti a riparo dagli sguardi del pubblico nelle stanze dell’Accademia delle belle Arti di Carrara, appoggiati su pianali di legno e circondati da un nastro bianco e rosso che un po’ li protegge e molto li oltraggia. E questo è già un progresso rispetto ai trent’anni passati in magazzini dismessi, accatastati alla rinfusa, dove hanno perso smalto e anche qualche pezzo: chi un piede, chi una testa. Uno smacco non da poco, pensando che gli originali in marmo fanno la fortuna dei musei più importanti del mondo, dall’Ermitage al Louvre. Ma per queste copie grandiose di dei e mortali, sta per arrivare il momento della rivincita. La città di Carrara, infatti, ha deciso di lucidare l’argenteria e di farne motivo di attrazione: grazie ad un accordo tra l’amministrazione comunale, l’istituto di Belle arti (proprietario dei gessi) e la Soprintendenza, si è dato il via a un progetto per il restauro di tutto quanto il materiale archiviato e l’allestimento di un «percorso dei gessi» che si articolerà su tre sedi nel centro di Carrara. «Il primo passo sarà fatto il 25 giugno, a palazzo Binelli, con l’inaugurazione di una mostra dedicata agli artisti della scuola carrarese», spiega Marco Baudinelli, direttore dell’istituto di Belle arti. Ci sarà anche il bozzetto originale del monumento funebre a Vittorio Alfieri realizzato dal Canova. Si tratta di un piccolo gesso dall’elevato valore economico: qualche anno fa in occasione di una mostra a Roma, fu assicurato per un milione di euro. Oggi si trova nell’ufficio del direttore mentre l’originale in marmo fa bella mostra di sé a Firenze, nella basilica di Santa Croce. Le altre undici opere di Canova saranno restaurate a partire da giugno, con il ritmo di una al mese, e il prossimo anno verranno esposte a PaAnna Vittoria Laghi, titolare della cattedra di storia dell’Arte all’accademia -. Ci sono 12 lavori del Canova, ma soprattutto quelli degli allievi della scuola carrarese: Pietro Tenerani, Carlo Finelli e molti altri. Insomma, qui c’è la storia della scultura nell’Ottocento, un patrimonio variegato che nessun’altra gipsoteca può vantare». La città adagiata ai piedi delle Apuane all’inizio del XIX secolo divenne uno dei principali poli di attrazione per gli artisti neoclassici: qui si estraeva il prezioso marmo bianco amato già da Michelangelo e nell’istituto cittadina insegnavano i più importanti artisti dell’epoca. «Non bisogna dimenticare - aggiunge la professoressa - che durante il principato lucchese di Elisa Baciocchi Bonaparte, sorella di Napoleone, si stabilì che la produzione dei busti dell’imperatore si svolgesse a Carrara. Per questo motivo l’accademia, nata pochi anni prima, era stata collegata a tutti i laboratori lapidei della zona». Si creò così quel tessuto economico del marmo che è arrivato fino ai giorni nostri.