Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  aprile 13 Mercoledì calendario

Alfano: col processo breve a rischio due casi su mille (con tabella) - Votazione a sorpresa a inizio seduta, quando ancora ministri e peones si attardano tra la buvette e il cortile di Montecitorio: ultima trappola ordita dal segretario d’aula del Pd Giachetti, che due minuti dopo le quindici chiede al presidente Fini di mettere ai voti subito il rinvio del processo breve in commissione

Alfano: col processo breve a rischio due casi su mille (con tabella) - Votazione a sorpresa a inizio seduta, quando ancora ministri e peones si attardano tra la buvette e il cortile di Montecitorio: ultima trappola ordita dal segretario d’aula del Pd Giachetti, che due minuti dopo le quindici chiede al presidente Fini di mettere ai voti subito il rinvio del processo breve in commissione. Attimi di smarrimento tra i banchi della maggioranza, l’altro segretario del Pdl Baldelli chiede di far intervenire un deputato per gruppo, a favore o contro, e l’imboscata del Pd sfuma, tutti fanno in tempo a rientrare e il voto termina 307 a 295. Si capisce subito dalle prime battute quanto fosse azzeccata la previsione mattutina di Gianni Letta su una «giornata che sarà difficile», la prima di una «settimana incandescente». Precettati in massa con l’sms di Cicchitto per votazioni a oltranza, chi si attrezza per la notte con dolcetti e generi di conforto. Massima tensione, anche se i responsabili, come assicura Luciano Sardelli, «votano convinti, anzi convintissimi», perché ogni voto sui 190 emendamenti previsti è a rischio. In realtà, la battaglia tra maggioranza e opposizione va avanti tra stop and go fino a mezzanotte, con una serie di voti sul filo del rasoio che costringono i ministri a presidiare l’aula per evitare guai alla maggioranza. In tarda serata, Cicchitto e la Lega attaccheranno la Bindi, presidente di turno, per le modalità di conduzione dei lavori: «Lei oggi ha violato il regolamento e questo non può e non deve costituire in alcun modo un precedente». Durante la giornata c’era stata la trovata scenografica del Pd della lettura in aula della Costituzione «calpestata». Un articolo a testa letto da tutti i big e colonnelli vari: parlano Bersani, Letta, Bindi e altri. Quando tocca a D’Alema, elenca i poteri del Capo dello Stato, ultimo quello «di sciogliere le Camere, sentiti i presidenti delle Camere» e Fini si fa scappare un sorriso alla battuta dell’ex premier «e questo è un auspicio». Ma altri nel Pd storcono il naso per questo «strattone a Napolitano», con i veltroniani che più tardi sibilano, «ma come si fa mentre si legge la Costituzione a chiedere lo scioglimento del Parlamento?». Ma il momento clou arriva quando il Guardasigilli Alfano smonta con una raffica di dati la tesi che questa prescrizione breve provochi «un’amnistia vergognosa», sostenendo che sarà prescritto solo lo 0,2% dei reati e incassando una standing ovation di due minuti dei suoi. Ma provocando anche una domanda di Casini altrettanto ben accolta dall’altra metà dell’emiciclo: «Se l’impatto è così modesto perché bloccate per tre settimane quest’aula su una norma inutile o utile solo a qualcuno?». Alfano è puntiglioso dopo aver subito attacchi da giorni e tira fuori una cartellina mitragliando l’aula con una raffica di numeri e una postilla: la prescrizione breve «incide in termini molto tenui solo sugli incensurati» e quella del disastro di Viareggio «maturerebbe in 23 anni e 4 mesi nel 2032, ma per i reati più gravi nel 2044. Le prescrizioni di truffe per aggiotaggio passano da 7 anni e 6 mesi a 7 anni, quelle per bancarotta come il caso Parmalat da 18 anni a 17 anni...». E così via, sollevando un brusio tra i banchi dell’opposizione che si traduce poco dopo nel quesito di Casini. Anche i leghisti storcono il naso senza poterlo dire: «Vogliamo dare al Paese processi più brevi e ai cittadini sentenze più ragionevoli», dice il capogruppo Reguzzoni, ma pezzi da novanta del Carroccio ammettono che «questa roba è una schifezza, almeno non perdiamoci su altro tempo: i nostri ora sono arrabbiati per gli immigrati e tutto il resto neanche lo vedono». E mentre il pro- curatore antimafia Pietro Grasso bolla la norma come «un modo per far morire i processi», in aula la contesa va avanti nella notte. Oggi altre dodici ore di bagarre, con finale alle venti.