Fra. Gri., La Stampa 15/4/2011, 15 aprile 2011
E ADESSO NASCE IL CODICE SCILIPOTI
E ora scende in campo anche Domenico Scilipoti, l’ex dipietrista, per riscrivere le regole del processo penale. Il deputato dei Responsabili ha presentato un ddl di modifica alla disciplina delle intercettazioni che, se approvato, attaccherebbe quello che si pensava fosse un criterio inattaccabile: e cioè che le intercettazioni non sono una prova di per sé, anzi una prova regina, ma andrebbero sempre riscontrate con altri elementi di prova. Il codicillo Scilipoti è sganciato dalla riforma su cui Berlusconi ha impegnato i suoi parlamentari da due anni e non c’entra nulla con la fase dell’intercettazione in sé, quanto nella valutazione in sede di processo.
Qui, nel corso del dibattimento, e la Cassazione l’aveva confermato con tutta la sua autorevolezza, un’intercettazione era una fonte di prova valida in sé in quanto atto «a sorpresa» e perciò genuino. Secondo Scilipoti, invece, le cose sono cambiate essendoci ormai una «diffusa cultura di essere ascoltati». Le abitudini di ciascuno di noi, secondo il deputato dei Responsabili, si sono modificate al punto che appare «assai inverosimile ritenere che l’atto di indagine delle intercettazioni possa essere considerato un atto “a sorpresa”, soprattutto per chi ha avuto a che fare con la giustizia». Di conseguenza, secondo quanto vorrebbe il ddl Scilipoti, onde evitare trucchi, anche alle intercettazioni andrebbe applicata la disciplina dell’articolo 192 del codice, ovvero andrebbero «riscontrate». Una notevole difficoltà in più per chi conduce la pubblica accusa.