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 2011  aprile 15 Venerdì calendario

LE TASSE, DALLE PIRAMIDI A INTERNET

Da che mondo è mondo pagare le tasse non è mai stato un piacere. Non è certo un problema sorto solo nella modernità. Non servirà a consolarci ma pare, così almeno raccontano gli storici, che già ai tempi dell’antico Egitto il fisco fosse molto vorace. Si trattava, anzi, di un sistema che quanto a organizzazione nulla aveva da invidiare al nostro. Attraverso censimenti biennali tutto era sotto controllo. Contadini, bestiame, figli, schiavi, campi, sementi, raccolti, alberi, artigiani, manifatture, imbarcazioni, tutto annotato e registrato accuratamente. Anche i beni religiosi, ancorché esenti grazie a tanto apposite quanto opportune immunità. Niente di nuovo neppure sul fronte dell’esazione dei tributi. Già allora erano previste soluzioni analoghe alle nostre, come per esempio idonee forme di appalto della riscossione che consentivano di anticipare i flussi erariali. Per non parlare dei romani, che costruirono il loro impero anche grazie alla capacità di raggiungere un po’ tutto e tutti di un sistema fiscale costruito su base municipale. Segno che nei corsi e nei ricorsi della storia non ci si inventa davvero mai quasi nulla. Fino ad arrivare ai giorni nostri, passando per le gabelle del medioevo, le corvée, la rivoluzione francese, quella industriale e il primissimo sistema tributario, modellato su quello molto severo del Regno di Sardegna, del nostro Paese finalmente unito intorno al 1860.

TRASPARENZA, NON EQUITÀ. Questa nostra panoramica, certamente approssimativa sotto il profilo storico, serve ad evidenziare il vero carattere di novità che anche nella fiscalità si è affermato negli ultimi 15-20 anni. È stata la tecnologia la vera rivoluzione. Tra telematica, connessioni varie e F24, giovandosi del sistema dell’assistenza fiscale, il prelievo erariale nei confronti di dipendenti, collaboratori e pensionati è diventato sempre più semplice ed efficiente. E se la semplicità è di per sé cosa buona, ed un tasso maggiore di semplicità dunque sempre positivo, ogni incremento di efficienza rischia invece di esasperare possibili questioni di equità di fondo, se possiamo così definirle. Il prelievo alla fonte, attraverso il meccanismo delle ritenute operate dai datori di lavoro, è mensile ed è in grado di assorbire lungo il cammino una percentuale significativa, nella migliore delle ipotesi il novanta o il novanta cinque per cento, delle imposte dovute annualmente. Il «730» è dunque ormai solo l’occasione per il conguaglio, per il conteggio a saldo dell’esatto dare o dell’avere con l’erario.

Niente di più. Lo testimonia il fatto che sono proprio quelli che si aspettano di dover avere qualcosa indietro i più ansiosi di presentarlo. Chi ha sostenuto spese detraibili per importi significativi o ha visto modificarsi per una nuova nascita il nucleo familiare, per citare due casi significativi. Ma il 730 non consente ancora di fare autentica equità su base familiare, in base ad un quoziente reddituale ponderato per numero di partecipanti, per esempio. Le detrazioni sono quelle che sono ed un figlio appena nato o uno all’università, oppure un genitore o il marito in casa di riposo, possono costare alla famiglia molto di più di quello che il fisco è disposto a riconoscere sotto forma di detrazione. Esattamente come la perdita del lavoro da parte di uno dei soggetti prima attivi del nucleo familiare non è certo interamente compensata dagli strumenti di protezione sociale, quelli a regime o quelli straordinari introdotti proprio per affrontare l’attuale crisi congiunturale.

Insomma, l’efficienza amplifica il peso relativo di possibili iniquità sostanziali, anche solo latenti, esponendo i contribuenti soggetti al privilegio dell’assistenza fiscale al rischio di essere stritolati da situazioni personali, anche non inattese. Non vogliamo, perché non è certo il caso, creare contrapposizioni ricorrendo all’abusato e retorico paragone con i lavoratori autonomi, anch’essi in molti casi colpiti dalla perdurante crisi. Ma nel prelievo fiscale a carico dei lavoratori dipendenti e assimilati il meccanismo è pressoché perfetto.

Vorremmo allora che grazie a questo corredo di efficienza e di efficacia di cui l’erario gode attualmente nel prelievo fiscale sui redditi di dipendenti e pensionati si potesse fare qualche sforzo in più per alleggerire davvero la morsa dove le condizioni lo richiedono. Magari approfittando delle tante riforme che bollono in pentola su questo fronte. Il federalismo fiscale sarà senz’altro importante nel futuro prossimo venturo, riavvicinerà un po’ delle tasse ai cittadini e responsabilizzerà meglio chi ad ogni livello ha la responsabilità di amministrarle. Ma in tutti questi progetti di riforma manca una attenzione alla prospettiva delle famiglie. Quelle più fragili, soprattutto. Le detrazioni per carichi di famiglia sono irrisorie rispetto al costo reale per crescere un figlio nei primi anni di vita. La cedolare secca sugli affitti può essere una soluzione per stanare chi affitta in nero, ma non sono previste detrazioni per chi vive in affitto. D’altronde, con i prezzi degli immobili e la stretta sul credito, negli ultimi anni accedere ad un mutuo è stato un privilegio. Che senso ha attribuire una detrazione solo per i mutui e non per anche per l’affitto pagato? Esattamente come non sono confrontabili, in termini di ricchezza reale, le famiglie monoreddito rispetto a quelle in cui sono in due o tre a lavorare. Insomma, pagare le tasse deve essere certamente semplice, ci mancherebbe, e il sistema deve essere efficiente a garanzia dell’equilibrio della finanza pubblica, ma non si dimentichi che è sull’impegno, la tenuta e la capacità di risparmio delle famiglie che poggia la nostra società.

CUORE ED EFFICIENZA. Sul fronte dell’efficienza e della semplificazione la macchina erariale ha fatto passi da gigante. Ora forse c’è spazio anche per un po’ di cuore. Attendersi qualche passettino più coraggioso nella direzione delle esigenze reali delle famiglia potrebbe essere ora lecito. Il resto, come al solito, è soprattutto agenda e tecnica. A testimonianza del progresso ormai da qualche anno i modelli di dichiarazione sono disponibili già dalle prime settimane di gennaio, quest’anno dal giorno 17 per chi desse peso anche ai numeri.

Tecnicamente l’approvazione ha riguardato anzitutto il modello 730/2011, cioè la dichiarazione semplificata agli effetti dell’Irpef che i contribuenti, se si avvalgano dell’assistenza fiscale, devono presentare nell’anno 2011 per i redditi prodotti nell’anno 2010. Con lo stesso provvedimento sono stati approvati anche tutti gli altri moduli necessari a perfezionare l’iter di presentazione della dichiarazione e liquidazione delle imposte. Il 730-2, che fa da ricevuta dell’avvenuta consegna della dichiarazione da parte del contribuente, il 730-3, che reca il prospetto di liquidazione, i 730-4 e 730-4 integrativo che servono a raccordarsi con il sostituto di imposta ai fini dei conguagli, la bolla di consegna e il 730-1, per la scelta della destinazione dell’8xmille e del 5 per mille. Si tratta di due strumenti di sussidiarietà fiscale che non sono assolutamente in concorrenza, semplicissimi da utilizzare e, soprattutto, che non costano nulla ai contribuenti. L’8xmille valorizza l’impegno, anche sociale, della Chiesa, mentre il 5 per mille consente di premiare l’organizzazione preferita del privato sociale per le sue iniziative di solidarietà. Sfruttare queste due occasioni per esprimere la nostra voce sulla concreta modalità di destinazione delle tasse che paghiamo vale molto anche in termini di segno.

LA SPERANZA DEL CONGUAGLIO. Tornando alle questioni tecniche ricordiamo che i sostituti di imposta, indipendentemente dal numero dei dipendenti a loro carico, non sono obbligati a prestare assistenza fiscale diretta ma ne hanno solo facoltà. Chi ha deciso di farlo lo ha già comunicato entro il 15 gennaio. Per gli altri l’assistenza fiscale viene garantita in forma indiretta, cioè tramite Caf o professionisti abilitati. Nel caso di assistenza fiscale diretta il termine di presentazione del 730 scade il prossimo 2 maggio, mentre nel caso dell’assistenza fiscale indiretta il termine ultimo è invece fissato al 31 maggio prossimo. Lasciando agli approfondimenti maggiore dettaglio rimarchiamo prima di concludere le novità di quest’anno del modello. Aldilà di alcune opportune semplificazioni nella parte anagrafica, nel quadro B troviamo la possibilità di segnalare l’opzione per l’applicazione della cedolare secca sugli affitti. Nel quadro C c’è poi un apposito spazio per l’indicazione delle somme soggette a tassazione agevolata del 10% per incrementi di produttività sino al limite di 6.000 euro lordi. Nel quadro E si potranno indicare le detrazioni spettanti per le ristrutturazioni edilizie e per gli interventi finalizzati al risparmio energetico che spettano, rispettivamente, nella misura del 36% e del 55%. Rimbocchiamoci le maniche in attesa di tempi migliori, allora. Tutti alla ricerca di CUD, scontrini parlanti e ricevute in modo da mettere il nostro datore di lavoro o il Caf nelle condizioni di fare presto e bene il loro dovere magari con la sorpresa a luglio, o a settembre per i pensionati, di un conguaglio a nostro favore.