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 2011  aprile 15 Venerdì calendario

PREZZI DEL CIBO ALLE STELLE, TORNA LA PAURA

Sebbene il morso della crisi economica si sia allentato negli ultimi mesi, sembra che inizino a sorgere nuove difficoltà, par­ticolarmente per il sud del mondo. L’allarme è stato lanciato ieri da Washington, in seguito all’intervento di Robert Zoellick, presidente della Banca mondiale. «Stia­mo uscendo dalla crisi eco­nomica e finanziaria, ma dobbiamo affrontare nuovi rischi e nuove sfide», ha di­chiarato Zoellick a proposi­to degli incontri con le au­torità del Fondo monetario internazionale (Fmi) che si stanno tenendo in questi giorni. «La più grande e­mergenza economica è quella data dall’aumento dei prezzi del cibo, che da giu­gno ha creato 44 milioni di nuovi poveri». Il numero u­no della Banca mondiale ha precisato che nel caso in cui il prezzo degli alimenti do­vesse salire di un altro 10%, il numero di coloro che at­tualmente vivono in estre­ma povertà aumenterebbe di 10 milioni. Se il rialzo rag­giungesse invece il 30%, di­venterebbero almeno 34 mi­lioni i più poveri del mondo. Poiché il prezzo dei prodot­ti alimentari cresce del 36% all’anno secondo Zoellick, parte delle popolazioni che hanno sofferto di più du­rante quest’ultimo periodo sembrano decise a fare di tutto pur di evitare una nuo­va catastrofe economica. Zoellick ha avvertito che «i poveri del mondo non pos­sono aspettare poiché mol­ti stanno già soffrendo e molti altri potrebbero di­ventare poveri per gli eleva­ti e volatili prezzi degli ali­mentari. Quindi – ha conti­nuato il presidente – dob­biamo mettere gli alimenta­ri al pri­mo po­sto, così da tute­lare i po­veri che spendo­no la maggior parte del loro reddito per mangiare». Secondo i dati della Banca mondiale, i prezzi degli alimentari si stanno avvicinando sempre di più ai picchi del 2008. «L’impennata dei prezzi de­gli alimentari – ha concluso Zoellick – ha peggiorato la situa­zione dei già 1,2 mi­liardi di persone che vi­vono in estrema povertà, ovvero con meno di 1,25 dollari al giorno».

L’emergenza potrebbe por­tare all’apertura di nuovi fronti: violente proteste, i­spirate dagli eventi in Nord Africa, si stanno facendo sentire in diversi Paesi del­­l’Africa sub-sahariana. Il lea­der dell’opposizione ugan­dese, Kizza Besigye, è stato arrestato e ferito lunedì scor­so mentre protestava con al­tri mille manifestanti contro gli alti costi dei prodotti ali­mentari e della benzina. «La mano di ferro con cui la po­lizia ha sedato la folla ha at­tirato molta più attenzione di quanto i manifestanti si aspettassero», ha commen­tato Joseph Lake, analista per l’Economist intelligen­ce unit (Eiu). Altre proteste si sono svolte in Swaziland al­l’inizio della settimana: «La gente non si fida più dell’at­tuale governo», ha afferma­to Mario Masuku, leader dell’opposizione arrestato per aver organizzato le ma­nifestazioni. «La corruzione delle autorità dello Swazi­land ha provocato un forte abbassamento dei nostri standard di vita».
In Burkina Faso, in seguito alla recente morte di un gio­vane studente detenuto dal­la polizia, sono rimaste uc­cise negli scontri quattro persone che protestavano contro le autorità. «Le la­mentele sociali ed econo­miche sono sempre più ra­dicate tra la gente», ha con­fermato l’analista Mark Sch­roeder, in riferimento alle proteste di marzo avvenute in Senegal contro il presi­dente Abdoulaye Wade, in carica da undici anni e in cerca di un terzo mandato non previsto dalla costitu­zione. «Sono ormai in tanti a pensare che i propri go­verni non daranno loro aiu­to».