Diego Gabutti, ItaliaOggi 15/4/2011, 15 aprile 2011
NICK TRANFAGLIA VA IN ONDA SOLO NELLE ORE PICCOLE
Al principio ci fu Umberto Eco, che la sera (parafrasando una sua vecchia battuta, perché c’è stato un tempo in cui l’autore del Diario minimo e del Nome della rosa era divertente e spiritoso) non ricorre, per prendere sonno, agli atti impuri del «bunga bunga» ma medita, grave e pensoso mentre gli si chiudono gli occhi e passa una pecora, poi un’altra, sull’atto puro kantiano. Ed ecco che ora lo scimmiotta Nicola Tranfaglia, storico, professorone nell’ateneo sabaudo, prima testimonial e candidato di Rifondazione comunista, poi dell’Italia dei valori, uno che divertente non è stato mai, neppure a Capodanno, con un cappellino di carta e una trombetta, e sotto una pioggia di coriandoli.
Bisogna sapere infatti che Nicola Tranfaglia, come ci spiega il medesimo, non è di quelli che, al pari dei «seguaci di Berlusconi», non sanno cosa sia la cultura, Tranfaglia lo sa: si guarda nello specchio e la cultura gli sorride, come Narciso al suo migliore amico. Tranfaglia è uno storico, una persona seria, mica un tronista o un ballerino, e dunque non pensa, come «la destra berlusconiana», che «l’unica forma d’espressione sia lo spettacolo televisivo o che al massimo si possa leggere un romanzo» e che «tutto il resto - la storia, la filosofia, la saggistica in generale, umanistica, ma anche scientifica, dalla matematica alla medicina alla fisica - sia un affare riservato a pochi esperti», un affare «che non può interessare in alcun modo l’italiano medio». Figuratevi, dunque, come si è sentito offeso questo lettore inesausto di saggistica umanistica e scientifica (si è sentito, anzi, personalmente offeso parce que la culture c’est moi) quando ha letto in uno dei giornali «alti» e seriosi ai quali è abbonato che l’Onorevola Gabriella Carlucci del Popolo della libertà (un partito di lettori di romanzi, non umani, ma umanoidi) invita la commissione cultura della camera a prendere in esame alcuni simpatici, ma scarsamente attendibili testi di storia «diffusi nelle scuole. Un po’ per capire se per caso non si tratta di «tentativi subdoli d’indottrinamento» e un po’ per divertire la nazione con esempi scompiscianti (direbbe Totò) di propaganda stalinista cinquant’anni in ritardo sugli eventi. Come s’evince (e noi paghiamo) dalla frasetta che segue: «L’ignominia dei gulag non è dipesa da questo sacrosanto ideale», dove l’ideale sacrosanto (indovinate) è il comunismo, niente meno (Camera-Fabietti, Elementi di storia, Zanichelli). Tranfaglia, uno che dà del tu a Erodoto e che Gibbon gli fa un baffo, mette da parte per un momento i libri (tutti di saggistica, e scritti difficile, fisica et patafisica) e brandisce la penna d’oca. Dopodiché indirizza uno dei suoi corsivi fulminanti a un giornale accademico, solo per dotti: l’Unità di Concita De Gregorio. Qui egli ironizza su «quella luminare del sapere che è Gabriella Carlucci» (agli occhi di questo nemico dei lettori di Diabolik costei è poco più che una commessa dell’Upim) e lamenta (indovinate) «che la saggistica è ormai un genere sempre più residuale per un pubblico sempre più limitato». Di chi la colpa? Colpa (giusto) «del berlusconismo trionfante». Sono, ahinoi, «gli effetti culturali» dell’orribile destra berlusconiana, dei romanzi escapisti, della tivù sempliciotta. Ormai il berlusconismo punta a «epurare anche i libri di storia» (niente di più saggistico) e addirittura s’ostina a sbertucciare gli amateurs del «sacrosanto ideale».
Al berlusconismo trionfante non «basta più controllare le televisioni». Vuole «che gl’intellettuali non allineati non ci vadano o, come succede a me da qualche anno, che ci vedano dopo la mezzanotte». Vedete dove porta l’incultura dei «seguaci di Berlusconi», spregiatori d’ogni saggistica e dunque, con ciò stesso, alè op, anche d’ogni saggezza? Porta a privare la platea della prima e della seconda serata della parola illuminata di Nick Tranfaglia. Chi parlerà alle masse pecorone di saggistica in ore ragionevoli? Ma lo sapete voi «che il libro più venduto del 2010 è stato il testo di cucina d’una conduttrice di Mediaset»? Perché non un libro di Tranfaglia? O della De Gregorio? O Mein Kampf?