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 2011  aprile 14 Giovedì calendario

La Cina contro la macchina del tempo - La Cina bandisce i viaggi virtuali nel tempo: cinema e televisione non potranno più mandare in onda film e serial in cui i protagonisti si spostano nel tempo, o meglio nel passato più che nel futuro

La Cina contro la macchina del tempo - La Cina bandisce i viaggi virtuali nel tempo: cinema e televisione non potranno più mandare in onda film e serial in cui i protagonisti si spostano nel tempo, o meglio nel passato più che nel futuro. E ai telespettatori che fino a ieri si erano tanto divertiti a immedesimarsi in questi racconti di fantasia non resta che rassegnarsi: il Partito ha già confermato di non essere disposto a rivedere la sua posizione. Le fiction in cui si viaggia nel tempo hanno cominciato ad avere successo nella Repubblica popolare a partire dalla fine del 2010. Agli spettatori è subito piaciuta l’idea di vedere cinesi di oggi, persone normali come loro che grazie a colpi di fortuna o servendosi di stratagemmi riescono a tornare indietro anche di 1000 anni, ritrovandosi in un’epoca di cui, nella maggior parte dei casi, avevano sentito parlare solo nei libri. Una condizione che permette alla popolazione di rivivere con i protagonisti lo shock culturale connesso al ritrovarsi in un’altra era. Ma è anche uno stato, denuncia l’autorità centrale che si occupa di telecomunicazioni, che rischia di favorire comportamenti sovversivi e di screditare l’autorevolezza di un passato che il partito ha sempre cercato di tutelare. La maggior parte di queste storie prende spunto da avvenimenti realmente accaduti e, soprattutto, noti alla maggior parte dei cinesi. Tuttavia, per renderne la trasposizione cinematografica più divertente e coinvolgente i registi non si fanno scrupoli ad aggiungere dettagli di fantasia capaci, in molti casi, di ridicolizzare le situazioni solo per divertire il pubblico. Ma Pechino si è stufata che la “grande storia” del “Regno di Mezzo” venisse trattata in modo frivolo e spesso poco rispettosa solo per intrattenere il pubblico. “Shen Hua”, leggenda, è la prima serie di questo tipo andata in onda nella Repubblica popolare. L’eroe è un adolescente che a forza di viaggiare nel tempo si ritrova nella Cina di 2000 anni fa dove conosce e stringe un’amicizia fraterna con Xiang Yu e Liu Bang, due leader militari particolarmente noti ai tempi della dinastia Qin -la prima della Cina imperiale, durata dal 221 al 206 avanti Cristo, che lo aiutano a diventare un ottimo generale cui affideranno un esercito di migliaia di soldati. Tutto questo mentre il fratello gemello cerca di ritrovarlo con l’aiuto di un indovino. Un’altra serie in 35 puntate che ha appassionato i cinesi è “Gong – Suoxin Yu “, reggia: il cuore di giada intrappolato. Qui la protagonista è una donna, Qingchuan, che per caso si ritrova nel 1700 alla corte dell’imperatore Kangxi, della dinastia Qing, dove ha l’onore, e la fortuna, di conoscerne il quarto figlio Yongzheng, che ne sarebbe diventato, nel 1723, il legittimo successore dopo aver combattuto a lungo contro un altro possibile sovrano, l’ottavo principe Linsi. Qingchuan, una semplicissima ragazza moderna, rivive con i protagonisti della dinastia Qing le disavventure e gli intrighi di palazzo, ma conoscendo già l’esito di queste lotte intestine viene posta dagli autori nella condizione di poter addirittura modificare la storia. Un’idea ridicola, pericolosa e inaccettabile per i funzionari dell’autorità che si occupa di preservare l’integrità dei media. Non solo: Pechino ha paura che questi viaggi nel tempo possano trasformarsi in un pericoloso strumento per allontanarsi, anche solo con la fantasia, dalla realtà contemporanea. E per la Cina la libertà è pericolosa anche in un mondo virtuale, così come un’immaginazione troppo fervida potrebbe trasformarsi in un mezzo da utilizzare anche nelle contestazioni politiche e sociali. Ecco perché, per sentirsi ancora più al sicuro, il partito ha vietato in via preventiva a tutti quei registi interessati a realizzare film o fiction basate sui quattro grandi classici della letteratura cinese, “I tre regni”; “Margini dell’acqua”; “Viaggio ad Ovest”; “Il sogno della stanza rossa”, di realizzare, come è già successo in passato, una trasposizione cinematografica poco fedele ai contenuti di questi romanzi. Aver vietato i viaggi nel tempo in tv non significa che Pechino abbia rinunciato a trovare un modo per realizzarli nella realtà. Il Partito ha infatti chiesto alle scuole che si occupano della formazione degli astronauti di trasformarli in “robot con corpo e mente più forti, lucidi e reattivi”. Per riuscire a potenziare le capacità fisiche e mentali dei cosmonauti orientali Chen Shanguang, direttore del centro di ricerche e addestramento per astronauti dell’Esercito di Liberazione Popolare, da cui sono già passati Yang Liwei, il primo cinese che è volato nello spazio, e Zhai Zhigang, il primo che ha passeggiato in orbita, ha annunciato di voler sfruttare le nuove tecnologie per eliminare gli sbalzi emotivi cui vanno incontro gli astronauti sottoponendoli a un ciclo intensivo di “allenamenti mentali” che insegnerà loro a rimanere freddi e distaccati in ogni circostanza. Il passo successivo sarà quello di individuarne i limiti mentali, rinchiudendoli in piccole celle silenziose dove con l’ausilio di particolari sensori ne verranno monitorate le sensazioni. Infine, una serie di studi genetici si occuperà di trovare un modo per evitare i danni alle ossa e alle fibre muscolari che generalmente colpiscono chi partecipa a missioni nello spazio. A quel punto, i robot lunari cinesi potranno dirsi pronti anche per viaggiare nel tempo. Ma di permetterlo ai comuni cittadini non se ne parla proprio. Almeno per ora.