Armando Torno, Corriere della Sera 14/04/2011, 14 aprile 2011
DALLA BIBBIA AL PADRE NOSTRO. SE LA TRADUZIONE CI INGANNA
L’incidente capitato all’edizione italiana del catechismo per i giovani, o YouCat come suona l’acronimo nato dalle due abbreviazioni inglesi, per cui una coppia cristiana potrebbe ricorrere alla contraccezione, è l’ultimo di una lunga storia. Simili guai nascono forse a causa dei tempi stretti, di urgenze e cose simili. Ieri il cardinale Schönborn ha fatto sapere che se ne è parlato nella Congregazione per la Dottrina della Fede ed è nato un gruppo di studio che raccoglierà i «corrigenda» . Del resto, a volte quelli che chiamiamo errori potrebbero rivelare una diversa ideologia. Aprendo il Catechismo di Pio X si legge che i due misteri principali della fede sono: 1) Unità e Trinità di Dio, 2) Incarnazione, Passione e Morte in Croce di Gesù Cristo; dopo il Concilio, a quest’ultima parte, si è aggiunta la «Risurrezione» . Che dire? Semplicemente che nel primo testo il risorgere di Cristo era inteso come argomento apologetico per credere, in seguito invece come centro della fede. Né mancano problemi a ogni traduzione della Bibbia. Si narra che Paolo VI, dopo il Concilio, facesse inviare a Enrico Galbiati, formidabile conoscitore di lingue antiche, il testo in volgare chiedendogli un parere. Ma monsignore tardò e dall’altra parte non mancarono pressioni per accelerare. Risultato: l’elenco degli errori arrivò quando l’opera era in stampa e si poterono soltanto aprire le braccia. Anche nell’ultima edizione de La nuova Bibbia della Cei (2008) ci sono passi che necessitano di ritocchi. Due esempi ci vengono suggeriti da Gianantonio Borgonovo, docente alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, dottore dell’Ambrosiana ed ebraista, che tra l’altro ha collaborato alla versione. Il primo lo indica nel Deuteronomio (21,17): «Riconoscerà invece come primogenito il figlio dell’odiata, dandogli il doppio di quello che possiede» . «Come è possibile? — si chiede — È un assurdo» . Ricorda che si doveva tradurre: «Dandogli doppia parte di eredità» (il paradosso c’era anche nella Bibbia Cei precedente). Il secondo lo prendiamo in 1 Re (17,15): «Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni» . Osserva Borgonovo: «Era meglio lasciare il testo vecchio: "Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni", così si evitava il pasto alla casa» . Nulla di grave, sia chiaro, ma questo è l’inizio di un elenco di quattro pagine di errori che l’ebraista ha stilato sull’ultima traduzione. Passiamo al canone della Messa, preghiera eucaristica terza. Si legge che «continui a radunare intorno a te un popolo che da un confine all’altro della terra offre al tuo nome il sacrificio perfetto» , invece il testo latino di riferimento parla di «un popolo che dall’alba al tramonto offre al tuo nome il sacrificio perfetto» . La differenza è sostanziale, perché da una parte c’è una concezione proselitistica, dall’altra l’idea di un sacrifico continuo, che prende la vita. Ma questo è intenzionale, non si può parlare di errore ma di adattamento ideologico alla liturgia. E che dire del Padre Nostro con il vecchio «indurre in tentazione» ? Era un tentavo di intendere il calco del latino, che è il calco del greco, che è il calco dell’ebraico: ma nelle lingue semitiche quella forma verbale può avere due significati: uno causativo («non farci entrare in tentazione» ) e uno permissivo («non permettere che noi entriamo in tentazione» ). Ora è diventato «non abbandonarci alla tentazione» . Borgonovo nota che tale scelta rintuzza «la rudezza dell’espressione ma non risolve il problema» . Certo, perché è come se Dio dovesse intervenire per cambiare la nostra volontà. Ma libertà significa poter agire paradossalmente anche contro la volontà di Dio. Continuiamo? Soltanto per dire che non mancò chi vide in Atti 1, 11: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?» il monito biblico a Galileo. Errore? No, soltanto esegesi comica. Che, per fortuna, non causò problemi.
Armando Torno