Sara Nicoli, il Fatto Quotidiano 14/4/2011, 14 aprile 2011
GIACHETTI L’OSTRUZIONISTA ARMATO
Non gli ha lasciato scampo neppure un minuto e neppure di notte. Li ha braccati, placcati, intimoriti, talvolta persino vilipesi per “manifesta ignoranza del regolamento della Camera”. Ha tenuto il fiato sul collo a tutti e quattro i vicepresidenti che si sono alternati alla presidenza senza lasciare mai che neppure nessuno dei suoi gli sfuggisse da sotto gli occhi: “Dov’è Tenaglia? Dov’è finito Tenaglia, deve votareeee!!! A’ Tena’, e datte una mossa, no!”. Combattenti si nasce. Ed eccolo qua “l’eroe” (parola di una collega piddina doc) che ha costruito la muraglia dell’ostruzionismo duro e puro del Pd nella battaglia (persa, ma con onore) contro l’ennesima legge vergogna. Cinquant’anni tra qualche giorno, giornalista prima che politico, Roberto Giachetti, “capo degli ostruzionisti armati”, come l’ha bollato ieri alla Camera un pidiellino rancoroso, la guerra contro l’avversario politico ce l’ha nel sangue, ma ha imparato a farla con il tempo. La sua conoscenza ragionata e non comune del regolamento della Camera lo ha reso la punta di diamante dell’opposizione . È stato lui, insomma, ad inventarsi tutte le trappole procedurali, dalla contestazione del processo verbale della settimana scorsa fino alla litania della lettura della Costituzione, passando per interventi mirati sull’ordine dei lavori per mettere il bastone tra le ruote alla maggioranza in ogni momento utile. L’altra notte ha fomentato il caos sui tempi contingentati, poi però a farne le spese è stata Rosy Bindi: succede. Però, alla fine, ieri la stanchezza lo ha tradito. Quando ormai tutto era perduto, forse per rabbia ha attaccato il presidente della Camera, Fini: “Lei è il peggior presidente della Camera di sempre!”. Una frase pesante, che ha lasciato indifferente (in apparenza) Fini, ma che Giachetti aveva motivato in modo inesorabile, elencando delle vistose scivolate del presidente della Camera: “Lei ha deciso di assumersi pesanti responsabilità – ecco i “capi d’imputazione” di Giachetti – ha rotto la prassi sul conflitto d’attribuzione, ha avvallato in qualche modo la scena invereconda del ministro La Russa attraverso una sanzione-non sanzione, ha rifiutato di eliminare il contingentamento dei tempi, si è rifiutato di dare il voto segreto su molti emendamenti; eppoi, da quando la Lega e il Pdl hanno iniziato ad attaccarla e a chiedere le sue dimissioni, lei si è comportato come il peggior presidente in quest’aula nei confronti dell’opposizione!”. “In realtà – ci ha spiegato poco dopo Giachetti, dalle cui frasi ha preso le distanze subito Pier Ferdinando Casini dichiarandosi ‘allibito’– non volevo attaccare né l’istituzione, né il ruolo di Fini, semplicemente la sua conduzione d’aula. Doveva essere evidente come l’opposizione non voglia in alcun modo la prescrizione breve. Se ho puntato contro Fini è stato perché vogliamo tenere alta la funzione e il ruolo del Parlamento”. L’attacco, comunque, c’è stato. Tanto che Bersani lo ha ripreso per ufficialmente per ricomporre lo strappo con Fini: “Giachetti ha esagerato un po’ – ha commentato bonariamente il leader Pd – ma il suo non era un giudizio globale sulla presidenza, ma su un passaggio particolare della conduzione d’aula”. “Più di un passaggio – ha rincarato Giachetti – perché ha gestito la Camera in modo da non consentirci molto spesso alcuna possibilità di manovra e lo ha fatto perché si è sentito sotto attacco da Lega e Pdl”. Giachetti ripone il consunto libriccino blu del regolamento in tasca, la battaglia è stata persa. Ma con onore.