Giuseppe Chiellino, Il Sole 24 Ore 13/4/2011, 13 aprile 2011
GRIFFE E ARTIGIANI IL MIX VINCENTE
Competenze, flessibilità produttiva, efficienza organizzativa. Sono gli "ingredienti" principali della ricetta di rilocalizzazione che si sta facendo strada anche nel settore del mobile e arredo e che spinge le aziende a concentrare i propri sforzi sul territorio, scommettendo sulle capacità di interazione e di osmosi tra le piccole imprese e quelle medio-grandi. Il risultato è una filiera produttiva più forte e meno succube della concorrenza globale low-cost. «Una cosa è produrre in un deserto, altro è lavorare in un’area ricca di competenze» osserva Ernesto Gismondi, fondatore di Artemide che in questi giorni espone ad Euroluce, la biennale dell’illuminotecnica parallela al Salone del mobile milanese.
Chi ha fatto tesoro in modo radicale di questa filosofia è Snaidero che un anno fa ha riorganizzato i due stabilimenti che aveva in Germania, «concentrando la gran parte della produzione nello stabilimento principale di Majano, in provincia di Udine» racconta Edi Snaidero, presidente e amministratore delegato del gruppo che dal Friuli esporta in un’ottantina di Paesi. «La crisi ci ha obbligato a realizzare prodotti più competitivi, di qualità superiore ma con maggiore razionalità nei processi e più sinergie tra i marchi del gruppo». Snaidero è presente in Germania con le cucine Rational, società acquisita nel 1993 dalla Deutsche Bank che ne controllava la proprietà. Dovendo scegliere, Snaidero ha deciso di spostare la produzione di uno dei due stabilimenti tedeschi a Udine. «Il nostro sistema produttivo è più efficiente e più flessibile grazie alla presenza sul territorio di supporti interni ed esterni all’azienda che ci consentono di rispondere rapidamente ai mutamenti del mercato» afferma Edi Snaidero. «È il frutto di una cultura aziendale ma anche locale, del territorio». Insomma, nella «competizione» tra gli stabilimenti dello stesso gruppo, ha vinto il sistema-Friuli che negli anni ha visto nascere e consolidarsi una filiera che parte dalle materie prime per arrivare agli impianti, alle subforniture di componenti, alla logistica. Con i produttori di macchine utensili, sostiene per esempio Paolo Zanibon dell’associazione di settore Acimal, «il connubio è fortissimo».
«Un sistema produttivo che genera innovazione e sviluppo, in modo circolare» afferma Snaidero. Dalle componenti frontali dei mobili per le cucine forniti dalle aziende del territorio e poi personalizzati all’interno, ai piedini dei moduli, Snaidero può appoggiarsi su un tessuto produttivo locale che nella crisi è stato un punto di forza. Ma il ragionamento vale anche al contrario. Molte piccole aziende del settore, hanno potuto resistere alla crisi grazie al legame con committenti importanti che non sono solo Snaidero. Come ha messo in luce una ricerca condotta da Stefano Micelli dell’università Ca’ Foscari, è una delle vie che consente alle innumerevoli piccole e piccolissime imprese italiane di intercettare, attraverso le forniture a grandi clienti, la crescita della domanda in quelle aree del mondo in cui, per limiti dimensionali oggettivi, non possono arrivare. Il caso del mobile-arredo friulano non è l’unico analizzato dalla ricerca, ma è uno dei più significativi.
Uno che non ha mai prodotto all’estero è Carlo Molteni che guida l’omonimo gruppo «radicato in Brianza, con tre stabilimenti nel raggio di 20 chilometri. All’estero andiamo solo per vendere». Con i marchi Molteni, Dada, Unifor e Citterio il gruppo esporta circa il 60% della produzione.
«Il nostro indotto - spiega - non è più composto da fornitori, ma da aziende partner con cui quasi sempre collaboriamo in modo esclusivo». Il risultato «è un travaso di competenze reciproco e quotidiano». Anche a questo "vantaggio competitivo" Carlo Molteni attribuisce un successo commerciale che cita come «esempio di delocalizzazione al contrario». Da 10 anni, infatti, Molteni ha un contratto con Cartier per arredare le gioiellerie del prestigioso marchio in Europa, negli Usa e in Medio Oriente. Per tutto il Far East le forniture arrivavano da un’azienda cinese. «Quest’anno – racconta fiero Molteni – siamo riusciti ad estendere il contratto a tutta l’Asia, battendo sulla qualità il concorrente cinese i cui prezzi, evidentemente, non erano così competitivi».
Un segnale positivo e non isolato. Anche Snaidero ha «appena firmato un contratto importante a Miami, in Florida. Era un un po’ che non succedeva...».