FILIPPO CECCARELLI , Repubblica 13/4/2011, 13 aprile 2011
DALLA CASSETTA DI CANALE 5 AI COMIZI DI CETTO LAQUALUNQUE AL LEADER PIACE IL MONOLOGO-TV
Ma chi rimpiangerà mai i videomessaggi? Forse solo quelli che si affacciavano con intima e manifesta soddisfazione dai teleschermi, in piedi o dietro una scrivania, comunque nei pressi doveva esserci una bandiera, talvolta una pianta o dei fiori, quasi sempre un panneggio di tende sul fondo, preferibilmente di color avana, ad appesantire l´atmosfera resa ancora più asfittica dalla luce artificiale.
«Care amiche e cari amici». Erano tutti sempre molto brutti a vedersi, questi videomessaggi incappati nei misteri iniziatici e disciplinari di quell´arcana entità denominata AgCom. Brutti e noiosi: i giornalisti politici se li sorbivano con rassegnazione, uno, due, tre, a volte anche quattro minuti, sapendo in anticipo che la frase utilizzabile, in quel mare magnum di chiacchiere insignificanti, durava appena pochi secondi; e il giorno dopo era già vecchia.
A rivederli, attività da non incoraggiare, i videomessaggi dei tele-leader non appaiono ufficiali, ma neppure confidenziali; furbastri, piuttosto, quanto basta a comprendere che il vantaggio stava nel loro essere pregiudizialmente al riparo da interruzioni, contestazioni e interrogazioni, oltre che da fischi, pernacchie e gestacci. Qualità che rendeva questo sottogenere mediatico la forma espressiva tipica di un leaderismo sordo e verticale, al tempo stesso altero e vittimistico nella sua unilateralità.
Ha cominciato lui, Berlusconi, com´è ovvio. La discesa in campo fu annunciata - ed era una novità - con quella che nell´ormai remoto 1994 si definì «una cassetta», oltretutto realizzata con il sistema «della calza» che assicurava un tocco di sogno soffuso all´originaria apparizione. Sedici anni dopo, nel settembre scorso e quindi poco prima di scaricare almeno tre o quattro appelli a beneficio dei Promotori della Libertà per via delle sue incessanti vicissitudini giudiziarie, il Cavaliere registrò un videomessaggio che fu «trasmesso in rullo, senza interruzione», come garantì il Giornale, durante i giorni della festa del Pdl a Milano.
I suoi avversari non sono arrivati al rullo perpetuo, ma tutti certamente, da Fini a Franceschini, da Vendola a Di Pietro fino a Veltroni, che almeno si offrì alle telecamere in pigiama durante una degenza al Policlinico Gemelli il giorno prima del voto, hanno seguito il Cavaliere sulla sua cattiva strada. E quelli che ancora non avevano fatto in tempo a riprodursi nei loro videomessaggi, finalmente trasfigurandosi nei loro stessi alias elettronici, c´è da scommettere che l´avrebbero fatto di qui alle elezioni, e dopo magari, sia nel caso di vittoria che di sconfitta, o pareggio.
Nessuno dei potenti - escluso dunque Pannella che pur essendo per nulla potente in quarant´anni ha dimostrato di saper inventare e gestire la comunicazione - ha mai avuto il sospetto che i modelli di riferimento dei videomessaggi sono gli idoli o gli spettri. Troppo impegnativi i primi; abbastanza terrificanti i secondi. Ma in un paese in cui il ridicolo è sempre dietro l´angolo, e per giunta ogni volta disponibile all´agguato, le premesse simboliche e cognitive di quelle tele-apparizioni davano vita a un unico format che al dunque le faceva sembrare tutte uguali, a cominciare dalla pregiudiziale distanza di sicurezza tra il leader e il pubblico.
Tale emblematica separazione, insieme alla fissità scenica, all´irrealtà dell´incarnato, alla modestia degli arredi e degli argomenti, ha tuttavia fatto germogliare una satira che dall´evoluzione tecnologica e della rigidità retorica si è provata a trarre profitto producendo delle parodie che spesso sono assai più interessanti degli originali.
O almeno: se ci si fa un giro su YouTube gli idoletti e i fantasmoni dei videomessaggi sono distorti e ri-creati secondo logiche talvolta di spassoso e anche greve ribaltamento per cui ad esempio si vede Berlusconi che si rivolge ai soliti Promotori, ma a parlare è Woody Allen o Cetto Laqualunque; come pure si vede il Cavaliere nel suo studio di Palazzo Chigi, ma da sotto la scrivania a un certo punto si vede spuntare una nuca femminile che si agita a ritmo mentre un complesso montaggio sonoro fa sì che le parole del premier esprimano esattamente il contrario di quello che in realtà ha detto.
Di queste elaborazioni, ignote tecno-pasquinate al tempo del bunga bunga, si potrà forse provare nostalgia - sempre che l´ineffabile Agcom non si dimostri troppo generosa rispetto ai videomessaggi che torneranno solo «in casi eccezionali».