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 2011  aprile 13 Mercoledì calendario

VUOI ESSERE ASSUNTO? FAI IL BRAVO SU FACEBOOK

Non c´è scampo. Se si cerca lavoro, tutto quello che si è lasciato sul web verrà passato al setaccio. Parole, immagini. Persino desideri. I direttori del personale, quelli che decidono il destino di molti, si sono trasformati in segugi a cui nulla pare sfuggire. Digitano sui motori di ricerca il nome e cognome di chi gli ha inviato un curriculum, sbirciano nelle bacheche dei social network.
Controllano i dati e verificano le competenze. Vogliono scoprire il volto segreto del candidato. E quel che trovano non sempre gli piace. Nei primi mesi di quest´anno, sette imprese su dieci sono andate su Internet con questo intento. Il dato emerge dall´indagine di Gidp, associazione di direttori del personale, che ha sondato i comportamenti delle imprese ai tempi del web 2.0 e che qui anticipiamo. Quello che cercano i selezionatori sono soprattutto gli aspetti "qualitativi". Vogliono capire il contesto in cui si muove una persona e se il suo stile di vita è coerente con la posizione e la filosofia aziendale. «Non prenderei mai uno che su Facebook o su Twitter dice di fare il tiratore scelto - confessa Giorgio Aravecchia, direttore di gruppo delle risorse umane della Panini - Soprattutto per le selezioni che stiamo facendo negli Usa. Su Internet ci sono informazioni utili per individuare meglio la personalità del professionista che ci si trova davanti. Io non cerco tecnici asociali che costruiscono un reattore chiusi in un buco. Siamo in un business frenetico e devo capire se la persona ha il carattere giusto per dedicarsi a progetti complessi senza incidere negativamente sul gruppo».
Alle volte però, per insinuare un dubbio nella mente di un datore di lavoro, può bastare anche una sola frase. «Mi è capitato di intervistare un giovane ingegnere - racconta Angelo Alfieri, direttore risorse umane e organizzazione di Sofinter, gruppo nel settore dell´energia - che sul suo profilo di Facebook aveva scritto una frase: "Tra un anno mi trasferisco in Giamaica". Era una battuta, si capisce, ma mi ha dato da pensare». Tra quello che sarebbe meglio evitare ci sono soprattutto le opinioni negative, le informazioni riservate e i commenti sul precedente datore di lavoro. «Non è bello trovare dei passaggi offensivi verso le vecchie aziende - spiega Alfieri - Io preferisco una persona che è stata solo tre settimane in un´azienda e scrive "esperienza breve ma intensa" a chi rimane più a lungo ma poi inveisce con volgarità contro il precedente datore di lavoro. Non è un segno di tranquillità della persona». Vanno malissimo, agli occhi dei selezionatori, le dichiarazioni a sfondo razzista e il consumo di alcol e droghe.
Anche mentire su quanto scritto sul cv finisce per essere un problema. In questi ultimi mesi, dice più di un selezionatore, sono aumentati i casi di chi tende a ingigantire le mansioni. Alice Mattiello, human resources manager di Everel Group, racconta: «Si presentano sempre più persone con ruoli marginali che dichiarano di avere ricoperto posizioni di direzione. Approfittano del cambiamento per proporsi per ruoli superiori e abbozzano un profilo di responsabilità che invece non era effettivo». Le figure che vengono più attentamente scrutinate sono quelle che devono andare a ricoprire posizioni dirigenziali come i manager e i quadri. Anche perché sul web, soprattutto sui social network professionali, i responsabili delle risorse umane vanno a cercare i profili della concorrenza. In questo modo, le imprese possono costruirsi una rosa di candidati di qualità senza coinvolgere società di selezione o pagare inserzioni. E così tagliano pure i costi.